In quanto direttore artistico del Festival di Sanremo, Claudio Baglioni guadagnerà 585 mila euro, come lo scorso anno. Claudio Bisio sarà pagato 400 mila euro (80 a serata) e Virginia Raffaele 350 mila (70 mila a serata). Compensi in linea con quelli della scorsa edizione, quando Favino prese 350 mila euro e la Hunziker 420. Per gli ospiti, fissato un tetto massimo di 50 mila euro. La Rai spenderà poco più di 500 mila euro a serata, per un totale di 2,6 milioni. Un costo più basso rispetto ai Festival di Bonolis (3,2 milioni per cast e ospiti), a quelli di Fazio (tra i 2,9 e i 3,2) e quelli di Morandi (3,3 il primo e 3 milioni il secondo), in linea comunque con quelli di Conti. In totale il Sanremo 2019 avrà un costo identico a quello di un anno fa, circa 17 milioni (compresi i 5 milioni della convenzione con il Comune di Sanremo). Quanto ai ricavi, la previsione parla di un sorpasso sulle entrate del 2018, oltre i 25 milioni [Marco Molendini, Il Messaggero].
OGGI VI DICO CHE… IL FESTIVAL
“Ma il festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po’ alla Carmelo Bene”. (Rino Gaetano)
“Sanremo tira fuori il sociologo che alberga in noi e le spiegazioni ex post fioriscono come i fiori della Riviera”.
(Aldo Grasso sul Corriere della Sera, 2015)
“Faccio Sanremo perchè è lo spettacolo più elettrizzante della televisione italiana.” (Carlo Conti)
“La televisione è come una spugna: raccoglie tutto ciò che c’è sul pavimento e quando vai a spremerla esce fuori il succo della società.” (Pippo Baudo)
“E’ il circo Barnum degli impresari .” (Edoardo Bennato)
ATTUALIZZANDO… CON BONOLIS E LA CLERICI
Non è semplice decifrare il misterioso successo del Festival di Sanremo. Eppure, per quanto mi riguarda, ne ho fatto tre, come autore: due con Paolo Bonolis, uno con Antonella Clerici. Tutti e tre con record (all’epoca) di ascolti. Più molti altri, con “Domenica in”, che per tradizione si trasferisce nella città dei fiori nei giorni della rassegna musicale.
MIKE TYSON E RANJA DI GORDANIA
Ho ricordi piacevoli: il mio compito era di portare qualche chicca di importanza giornalistica, ed ero riuscito a invitare, tra gli altri, Mike Tyson e Ranja di Giordania. Non saprei dirvi però, con certezza, le ragioni del costante tripudio della manifestazione sanremese. La mia opinione è che il Festival gode di due fattori propulsivi, tipicamente italiani.
COME LA DEMOCRAZIA CRISTIANA?
Il primo fattore trascinante per il Festival è la passione nazionale per le canzonette. Il secondo è il nostro inesauribile gusto di parlarne male: più o meno come succedeva per la Democrazia Cristiana. Tutti ne parlavano male, nessuno ammetteva di votarla, ma alla fine i risultati sancivano il suo trionfo. Dopo un cinquantennio la dc si è dissolta, non so se il Festival farà la stessa fine.
IL FESTIVAL HA QUASI SETTANT’ANNI
Per ora, dopo quasi settant’anni, il Festival resiste: un italiano su due, tra quelli che siedono davanti alla tivu, segue Sanremo. Quest’anno le canzoni mi sembrano particolarmente brutte. Claudio Baglioni è astuto e riservato nella conduzione, ma dovrebbe cantare di meno (schiettamente: ha stufato). Da Claudio Bisio, sempre simpatico, mi aspetterei di più.
STREPITOSA VIRGINIA RAFFAELE
Virginia Raffaele è stata sinceramente strepitosa nel pezzo sulla Carmen della seconda serata, concluso fischiettando Mozart e Morricone. Quanto è cresciuta! Non è soltanto l’imitatrice – irresistibile, travolgente – che si è affermata con autorità. A Sanremo si è proposta anche come conduttrice: impeccabile. E come protagonista dello show: attrice e cantante, brillante.
UNA PASTASCIUTTA SENZA PUMMAROLA?
La gara senza le eliminazioni però mi sembra come una pastasciutta senza “a pummarola ‘n coppa”. Detesto da sempre che i cantanti oggi famosi – molti debbono quasi tutto a Sanremo! – abbiano paura di misurarsi, di affrontare la competizione e il rischio dell’eliminazione, tornando sul palco dell’Ariston.