“È sempre più difficile trovare lo yartsa gumbu, il viagra tibetano, una sorta di bruco-fungo a forma di bastoncino che vive solo negli altopiani dell’Himalaya. Consumato sotto forma di zuppa, dà energia e vigore sessuale. Sul mercato cinese nel 2017 si vendeva al triplo del prezzo dell’oro (105 mila euro al chilo, secondo Le Figaro). Tra il 1997 e il 2012, il prezzo è aumentato del 20% l’anno”. [Oliveri, da ItaliaOggi].
OGGI VI DICO CHE… IL COCCODRILLO
“La saggezza dei coccodrilli, che versano lacrime quando vorrebbero divorare.” (Bacone)
“Me ne andai salutato dal suo pianto. Forse ero io l’ingenuo e le sue lacrime appartenevano al tipo in uso al genere di grandi rettili dei fiumi tropicali. Erano lacrime di coccodrillo.”
(Andrea G. Pinketts, scrittore e giornalista italiano)
“Io del giornale leggo sempre i necrologi e i cinema. Se è morto qualcuno che conosco vado al funerale. Se no vado al cinema.” (Walter Valdi, cantautore e attore italiano)
“Elogio funebre. La metà di questi elogi gli sarebbero bastati quando era vivo.”
(Jules Renard, scrittore e aforista francese)
ATTUALIZZANDO….LE CELEBRAZIONI DI BERTOLUCCI
Quando muore in personaggio famoso (come Bernardo Bertolucci) sarebbe interessante leggere, anziché il tradizionale “coccodrillo”, qualche schietto aneddoto, non necessariamente celebrativo, sulla sua vita? Ai pochi che non lo sappiano, spiego cosa vuol dire “coccodrillo”, nel gergo giornalistico: è l’articolo rievocativo, scritto in anticipo, sulla vita e le opere di un personaggio di cui sia prevista la morte imminente. Quasi sempre si tratta di articoli retorici e totalmente elogiativi, si chiamano coccodrilli perché le lacrime sono finte.
L’INTERVISTA DI MALCOM PAGANI
A proposito di Bertolucci, ho letto una splendida intervista che gli fece Malcom Pagani, intervistatore principesco, per “Vanity fair”. C’erano alcune perle, che vi trasmetto, per il vostro divertimento. Premetto che non mi considero un ammiratore sfrenato di Bertolucci, gli preferisco i maestri della mia generazione: Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Luchino Visconti e poi anche i meno anziani, Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. Ma ecco le perle, l’auto ironia e l’umorismo innanzitutto.
ULTIMO TANGO A ZAGAROLO
Pagani gli ricorda che di “Ultimo tango”, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia fecero persino una parodia. E lui: “Certo. Ed ero felicissimo di saperlo. Se ci mettiamo a cercare con attenzione e pazienza, troviamo ancora il dvd nel cellophane. Non ho mai avuto il coraggio di guardarlo, “Ultimo tango a Zagarolo”. Ho sempre avuto il sospetto, per non dire la paura o la certezza, che fosse migliore del mio film”.
CREDERE IN DIO?
E ancora… Pagani: “Citando Buñuel lei disse di essere ateo, grazie a dio. Ha cambiato idea?” E Bertolucci: “Grazie a dio, no.”
Ho suggerito alle quattro stagiste, di cui ho spesso segnalato la qualità, di studiare l’intervista di Pagani come un utile modello di riferimento. E poi ho chiesto loro le domande che avrebbero voluto rivolgere a Bertolucci. Eccole, qui sotto.
LE DOMANDE DELLE STAGISTE
Camilla: – Oltre a vincere il Nobel, quali altre “inconfessabili” ambizioni aveva il Bertolucci 30enne? Pensa di averle raggiunte?
Sara: – Tornando indietro, cambierebbe qualcosa di “Ultimo tango a Parigi“? Se dovesse girarlo oggi lo farebbe in modo diverso?
Margherita: – Cosa spingerebbe oggi un giovane a vedere “Ultimo tango“? Quali sono i temi intramontabili del film?
Romina: – Cosa consiglierebbe ad un giovane regista di oggi?