Chi nasce in Trentino ha un’aspettativa di vita di 84 anni; chi nasce in Calabria di 82,3 anni.
Secondo la World Population Review, l’Italia vanta la terza speranza di vita più alta al mondo, 82,7 anni, superiore agli Stati Uniti di quattro anni. Tra le ragioni principali di questo risultato, la copertura universale, finanziata dalle tasse, del servizio sanitario nazionale [Fubini, CdS].
OGGI VI DICO CHE… COPIARE
“Copiare il vero può essere una buona cosa, ma inventare il vero è meglio, molto meglio.”
(Giuseppe Verdi)
“Il plagio è un atto di omaggio. Chi copia ammira.” (Roberto Gervaso)
“Quelli di seconda scelta imitano, i grandi rubano.” (Oscar Wilde)
“E’ meglio fallire nell’originalità che avere successo nell’imitazione.”(Herman Melville)
“Plagiarsi da soli significa avere stile.” (Alfred Hitchcock)
ATTUALIZZANDO… LA FORMA DELL’ACQUA, UNA DELUSIONE
Non sopporto mai volgari scopiazzature al cinema e nell’arte. Un film celebratissimo, di grande successo, può deludermi totalmente. A me è successo con “La forma dell’acqua” di Guillermo del Toro, trasmesso domenica sera da Sky (apprezzabile iniziativa, comunque) e ve ne parlo perché credo che possa interessarvi la ragione della mia reazione.
NON SOLO ASPETTATIVE ESAGERATE
Non si tratta solo di aspettative esagerate – quasi sempre alla radice delle delusioni, nelle più diverse situazioni di vita. In questo caso, infatti, avevo perduto il film quando era nelle sale, da buon cinefilo avevo letto recensioni entusiastiche, impressionato dal fatto che “La forma dell’acqua” avesse ottenuto mucchi di premi, tra cui addirittura quattro statuette Oscar (anche come miglior film dell’anno!). Insomma, c’erano tutte le premesse per una serata cinematograficamente esaltante.
INVECE, UNA BEFANA DELUDENTE
Al contrario, almeno per me, è stata per questo aspetto una Befana deludente. Carbone e poco più. Il motivo fondamentale? In arte (e per me il cinema è un’arte) detesto le scopiazzature. Sempre. In una poesia, in un romanzo, in un quadro, in musica e così via: attingere spudoratamente al talento degli altri mi sembra una forma di volgarità non giustificabile. Senza numerose ed evidenti scopiazzature, il film mi sarebbe piaciuto. È la storia di un amore tra diversi: un’umile ragazza muta e un alieno, una strana creatura acquatica.
IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA
Excusatio non petita, accusatio manifesta: così dicevano, saggiamente, i latini. Per ammissione (penosa?) dello stesso regista, si parte dai riferimenti a un remoto film americano pressoché identico, “Il mostro della laguna nera”, del 1954. Ma poi abbiamo visto anche “King Kong”, “ET”, “Wall”, “La bella e la bestia” e perfino “Avatar” e via copiando e allegramente rubando: perfino la bella scena del ballo era chiaramente suggerita da “La bella e la bestia”, e non solo, si era indotti a pensare anche alla magistrale lezione di stile di Fred Astaire e Ginger Rogers.
COSA SALVEREI?…
Mi è piaciuta l’ambientazione all’inizio degli anni 60, in piena guerra fredda tra Stati Uniti e Unione sovietica, con i russi che vorrebbero sopprimere l’alieno acquatico, per nasconderne l’esistenza agli americani. Bene anche la scenografia. Salverei anche la colonna sonora. Ma non escludo che un esperto di musica possa dirmi che è stata copiata anche quella…