UNA INDISCREZIONE AL GIORNO…FERRUCCIO DE BORTOLI DIRIGERA’ LA REPUBBLICA?

Non l’ho neanche chiamato, il mio amico Ferruccio: è stato un mio allievo a metà degli anni settanta, poi mi sono sentito allievo (critico) suo perché lui è un “mostro”, estremismo in questo caso di maestro, dirigente e in doppiopetto fin da neonato (mi hanno detto che insegnava alla mamma come dargli il latte da succhiare e indossava la cravatta anche quando era in fasce). Conosco bene la sua riservatezza, perciò non gli ho telefonato. Comunque, non mi avrebbe risposto. Riferisco perciò – senza verifica – le voci insistenti che corrono: per sostituire Mario Calabresi, gli editori di Repubblica avrebbero sondato Ferruccio de Bortoli. Vedremo. Ribadisco, in attesa, le mie opinioni. Se si vuole per Repubblica una svolta tranquilla, l’usato sicuro: il ritorno dell’ex, Ezio Mauro. Se si vuole un cambiamento nella tradizione, Ferruccio de Bortoli è il direttore ideale: è stato al vertice del Corriere due volte, ha guidato il Sole 24 Ore, è un mediatore col polso fermo, ha esperienza di economia. Se si vuole un direttore rivoluzionario: Marco Travaglio (mai, però, gli editori avrebbero questo coraggio). Se si vuole un direttore riformista, Giorgio Dell’Arti è il confezionatore più attento, il creativo più illuminato, con idee sempre all’avanguardia: come ha dimostrato ancora una volta con la sua ultima prodezza, l’agenzia Anteprima. Vedremo, vedremo…

OGGI VI DICO CHE… LA RASSEGNAZIONE

“Dall’abito della rassegnazione sempre nasce noncuranza, negligenza, indolenza, inattività, e quasi immobilità.” (Giacomo Leopardi)

“Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva.” (Rita Levi Montalcini)

“La rassegnazione della vigilia ha sempre preparato quella dell’indomani.” (Honoré De Balzac)

“La rassegnazione, modalità dell’abitudine, permette a certe forze di accrescersi indefinitamente.” (Marcel Proust)

“Quanta rassegnazione nella saggezza.” (Roberto Gervaso)

ATTUALIZZANDO… NON SOLO LA LIGURIA

Ci sono molti italiani che non si rassegnano di fronte alle tragedie e reagiscono lottando con energia, senza aspettare chiacchiere consolatorie e retoriche promesse. Qualche giorno fa ho elogiato la mia adorata Liguria, pubblicando la testimonianza di Fiorella Minervino, scrittrice e brava giornalista de “La Stampa”. Oggi, stimolato da alcune telefonate e lettere di amici di Vicenza e Belluno, vorrei parlare dei meriti del Veneto.

ALLEGHE, NON È UN SEMPLICE MIRACOLO

Ho visto sul web alcune foto di Alleghe, in provincia di Belluno, subito dopo l’alluvione, e altre negli immediati giorni successivi. In pochissimo tempo, molto, moltissimo, anzi quasi tutto è stato rimesso a posto! Il governatore del Veneto, Zaia, ha commentato con orgoglio: «Questo è il Veneto». Un miracolo? Sì, anche, ma la spiegazione è semplice, anzi elementare: “Ci si rimbocca le maniche e si lavora, testa bassa e in silenzio, per ricostruire i luoghi amati, per dare nuova vita al territorio devastato dal maltempo, anche se quasi nessuno se ne accorge, anche senza aspettarsi una pacca sulle spalle. Poche, pochissime chiacchiere e moltissimi fatti.”

ORA BASTA MUSSE!…

Resterà nella storia ciò che disse a Toninelli uno straordinario rappresentante delle sventurate famiglie genovesi: “Ministro, ora basta musse!” Musse: così a Genova sono definite le chiacchiere, le parole a vuoto, inutili. I veneti sono simpatici e popolari anche per il loro gusto per le ciacole bonarie. Ma, quando si fa sul serio e bisogna lavorare concretamente, la gente veneta è in prima linea, dà a tutti il buon esempio. Al punto che qualcuno ha registrato lo stupore di Di Maio per l’attivismo dei veneti: «Ma sono tutti qui a lavorare?».

FOTO ELOQUENTI, VIVA IL VENETO

Eloquenti le foto postate su Facebook e Twitter: nelle prime si vedono fango e macerie, lo scempio causato dalla tempesta che dal 28 ottobre fino ai primi di novembre ha provocato enormi danni, soprattutto sulle montagne bellunesi. Un danno quantificabile in un miliardo di euro, ed è solo una prima stima. In altre foto ogni cosa sembra tornata al proprio posto: grazie alle braccia di tutti quelli che hanno lavorato e continuano a sudare per ricostruire le zone colpite. Mentre dall’esterno arrivavano bordate orrende, come quella del dipendente di una Asl abruzzese, che ha augurato ai veneti di «marcire come i pini». Parlano i fatti: 10 giorni prima l’orrore, poi quasi tutto in ordine. Grande Veneto!

cesare@lamescolanza.com