«Strage del bus, chiesti dieci anni per l’ad di Autostrade. Il procuratore di Avellino li ha chiesti – omicidio colposo plurimo e disastro colposo – per l’amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci e altri undici dirigenti. Il caso è quello del bus che il 28 luglio 2013 precipitò dal Viadotto Acqualonga sulla A16 Napoli-Canosa, una tragedia in cui morirono quaranta persone. “Nulla di tutto questo si sarebbe verificato se Autostrade avesse semplicemnte adempiuto al suo dovere contrattuale”, ha detto il procuratore Cantelmo durante la requisitoria.»
Ho letto questa notizia per la verità solo su alcuni giornali. Non voglio affatto infierire, mi chiedo solo come finirà. Questo processo si aggiunge all’indagine sul ponte crollato a Genova il 14 agosto, per il quale tutti si chiedono – o forse no, non tutti – se sarà fatta giustizia e se i riesponsabili pagheranno le colpe eventualmente accertate.
OGGI VI DICO CHE…LA DIVULGAZIONE
” La divulgazione deve infatti fare i conti con questi due problemi, che richiedono competenza e immaginazione: cioè da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio: dall’altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio (anzi, non aver paura di esser divertenti: l’umorismo è uno dei compagni di strada dell’intelligenza).”
(Piero Angela)
“Un’onesta e fedele divulgazione è la base di ogni seria cultura, perché nessuno può conoscere di prima mano tutto ciò che sarebbe, anzi è necessario conoscere.”
(Claudio Magris, scrittore, germanista e senatore italiano)
“Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri.”
(Cesare Pavese)
“Voi morirete, ma non potrete mai comunicare a nessuno la sostanza più intima della vostra idea.”
(Fëdor Michajlovič Dostoevskij )
ATTUALIZZANDO…LA CITAZIONE DI CAVOUR
Devo dire che sono orgoglioso che “Le Cinque” per una volta escano dagli estenuanti dibattiti politici e anche, chiedo scusa, a volte da informazioni gossipare.
Cosa è successo? Mi è stato contestato un aforisma attribuito a Cavour. Sapete che gli aforismi sono una mia costante passione e ogni giorno, anche oggi, li proponiamo ai lettori di questo mio diario quotidiano. Giorgio Dell’Arti, giornalista straordinario, coltissimo e studioso di Cavour, ha trovato inverosimile la citazione. Ebbene, è esploso un caso molto simpatico, particolare. Ieri vi ho informato, oggi vi aggiorno.
UNA PRIMA LETTERA
Dell’Arti, nella sua preziosa “Anteprima” ci ha informato di aver ricevuto due lettere. Questa è la prima: “Caro dell’Arti, ecco quel che ho trovato sulla fake-news. Ha ragione Rosanna Roccia («Non è Cavour»): è una citazione da Karl Ludwig Börne. («Qu’est-ce que l’homme le plus henreux sans croyances? Une fleur dans un verre d’eau , sans racines ni durée»), si trova a pag.327 del Diario inedito con note autobiografiche di Cavour – pubblicato dall’editore Voghera nel 1888 a cura di Luigi Berti – in una raccolta di ‘Phrases et mots remarquables’, che – scrive il curatore -«quantunque non faccia parte del diario, noi la mettiamo tuttavia qui, trovandosi essa in fine del manoscritto autografo del conte di Cavour».
In passato, la citazione è stata usata per sostenere che la fede religiosa di Cavour è sempre rimasta viva e profonda. Ti saluto. Cesare Sacchi”
E UNA SECONDA IMPORTANTE LETTERA
“Salve, Direttore, stimolato dal quesito odierno, mi sono divertito a fare qualche ricerca e ho scoperto, da un frammento del Diario inedito di Cavour pubblicato nel 1888 e da una pagina delle Letture popolari di storia del Risorgimento italiano di Francesco Bertolini del 1895 , che la frase risulta effettivamente citata da Cavour in un diario giovanile, ma traendola a propria volta dallo scrittore tedesco Carl Ludwig Börne (1786-1837), del quale ho trovato anche la sentenza originaria: «Was ist selbst der glücklichste Mensch ohne Glauben? Eine schöne Blume in einem Glase Wasser, ohne Wurzel, ohne Dauer».
In proposito, nella sua antologia Bertolini (all’epoca professore universitario a Bologna) spiega: «Il Cavour, anche quando avea subbiettivamente cessato di aver fede, sentiva però un grande rispetto per la religione in sé stessa, così da riguardarla come un elemento necessario e precipuo della civiltà. Tanto la Miscellanea giovanile, quanto il Diario sono pieni di sentenze esaltatrici della religione, sia attinte dal Constant, dal Jouffroy e da altri filosofi, sia cavate dalla sua mente». E, tra queste ultime, cita: «Oh! quanto Lutero ci ha reso infelici! Egli ci ha preso il cuore e ci donò la logica; ci ha tolto la fede e ci dié in cambio il sapere; ci ha insegnato a calcolare, e ci prese il coraggio che non fa di conti. Egli ci ha scontato la libertà tre secoli prima che fosse matura, e lo sconto ingannatore ha quasi consumato tutto il capitale».Simone Furfaro”
DELL’ARTI CONCLUDE
“Ho girato la lettera di Furfaro (arrivata già in mattinata) a Rosanna Roccia, mia amica carissima e ultima curatrice dell’Epistolario di Cavour. «Grazie mille, Giorgio – mi ha risposto lei – e ringrazia il bravissimo Furfaro. Su quel che pensa Cavour in merito alla vérité religieuse ti invito a leggere, a titolo di esempio, la lettera 107 alla zia Cécile de Sellon, in Epistolario, I, p. 149. A presto». L’Epistolario in internet non c’è, ma io a casa ce l’ho. Leggerò appena torno a Roma.”
UN CONSIGLIO PER TUTTI
Spero che seguirete il consiglio conclusivo di Giorgio: “Casomai uno avesse interesse per il diario di Cavour, il testo da cercare e comprare è quello del 1991 curato da un giovane, sfortunato storico che si chiamava Alfonso Bogge. Cofanetto di due volumi verdolini che tra l’altro in salotto fanno anche la loro figura.”