Lorenzo Amoruso, Antonio Amurri, Kathy Bates, Mel Brooks, Jerry Calá, John Cusack, Sabrina Ferilli, Pietro Mennea, Elon Musk, Luigi Pirandello, Jean-Jacques Rousseau, Rubens, Enrico VIII Tudor.
MORTI: Italo Balbo, Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este, Vittorio Gassman, Teodora, Pietro Verri.
L’ONOMASTICO, IRENE
Il santo del giorno è Sant’Ireneo di Lione, vescovo e martire. Nella notte dei santi Pietro e Paolo ossia tra il 28 e il 29 giugno è usanza non solo di pescatori ma di buon auspicio o di speranza: riempire una bottiglia con acqua e un bianco di uovo. … Si dice anche che siano i santi a formare i disegni soffiando nella bottiglia
FAR RIDERE È DIFFICILE
I comici non riescono a farci ridere, non ci sono (da Totò ad Alberto Sordi) i fuoriclasse di una volta. Far ridere é un’impresa sempre più difficile, oggi. Credo che dipenda dall’abitudine, sempre più frenetica, di cambiare gusti e sensibilità, rapidamente. Gli esempi sarebbero numerosi, ve ne propongo solo uno: Giorgio Panariello, fiorentino ma versiliese di adozione, una volta ci faceva ridere a crepapelle.
PANARIELLO NON PIÙ IRRESISTIBILE
Ora, sessantenne, è simpatico, ma non certo irresistibile. Ebbe un inizio difficile, faceva parte, con Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni, di un terzetto di toscanacci, amici, affiatati. Imposto da Agostino Saccà, all’epoca direttore di Raiuno, ebbe qualche stagione folgorante.
IL TERZETTO CON CONTI E PIERACCIONI
Come Pieraccioni, nel cinema. Il meno brillante sembrava, e di fatto era, Carlo Conti. Agli esordi lavorava come impiegato di banca. Alla lunga, invece, la professionalità e la preparazione premiano chi sa esercitarle con ordine, metodo e pazienza. E oggi la star (non come comico, ma come conduttore) è diventato lui, Carlo. In contrasto con quanto ho appena scritto – la comicità si brucia presto – ci sono tuttavia i fuoriclasse di una volta.
TOTÒ E TANTI CAMPIONISSIMI…
Primo tra tutti, l’immenso Totò: i suoi film ci fanno ridere, riproposti in tivu, come se non fossero passate decine di anni. Idem Walter Chiari, impareggiabile nel raccontare barzellette, con tempi sempre più lunghi: per il mitico “sarchiapone” aggiungeva qualcosa, ad ogni esibizione. Aggiungo all’elenco tanti nomi, e di certo ne dimentico molti (e mi scuso): Eduardo, Peppino de Filippo, Macario, Renato Rascel, Gilberto Govi, Aldo Fabrizi .. Ci sono nomi mitici: Alberto Sordi, Roberto Benigni, Paolo Villaggio, Massimo Troisi, Lino Banfi, Carlo Verdone, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Gigi Proietti… Non ci sono più i comici di una volta? Parleremo presto, spero, anche della commedia all’italiana.
OGGI VI DICO… LA COMICITÀ
“Il comico è uno dei mestieri più umilianti del mondo: basta una serata in cui non riesci a far ridere il pubblico per darti una botta tremenda all’autostima”. (Fabio De Luigi)
“Non c’è niente di più comico dell’infelicità”. (Samuel Beckett)
“Un bravo comico deve sempre difendere il suo paese da chi lo governa”. (Roberto Benigni)
“La mia comicità non è mai stata astratta, gratuita. L’ho sempre ricalcata sulla realtà del momento”. (Alberto Sordi)
“La comicità implica l’esperienza indispensabile della serietà, mentre la serietà non implica affatto l’esperienza della comicità”. (Alberto Moravia)
IL POMODORO NON È VELENOSO
(Da Imaginarea Daily)
“Il 28 giugno 1820 il colonnello Robert Gibbon Johnson mangia un pomodoro per dimostrare che non è velenoso.
“Può un pomodoro trascinare qualcuno in tribunale? Sembra di si. Il 28 giugno 1820 Robert Gibbon Johnson – stimato cittadino del New Jersey e innovatore nel campo dell’agricoltura – annunciò che avrebbe mangiato dei pomodori sui gradini del tribunale, per dimostrare che non erano velenosi. Nessuno fu messo k.o.; ma, da allora, questa storia ha bollito lentamente come fa il ragù bolognese, arricchendosi di ingredienti e aneddoti vari. “Peccato che si tratti di una leggenda metropolitana e, ci verrebbe da dire, davvero ‘bella e buona’: il “New York Times” ci dice che, agli inizi del XIX secolo, quel pomo del rosso dell’amore era indigesto, semmai, solo alle fasce più basse della popolazione, che lo guardavano con ammirazione e timore reverenziale.”
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