Gabriella Carlucci, Michel De Montaigne, Moise Kean, Claretta Petacci, Nanni Svampa, Oliviero Toscani, John Turturro, Dino Zoff.
MORTI: Alfonso XIII di Spagna, Alphonse de Lamartine, don Carlo Gnocchi, Henry James, Olof Palme.
L’INDISCREZIONE… THATCHER E BREXIT
Lee Dei è stato il braccio destro della Thatcher. Cosa pensa che avrebbe fatto con Brexit?
«Impossibile dirlo, perché lei non avrebbe mai permesso un referendum. Quindi non si sarebbe trovata in questa situazione. Margaret non credeva nei referendum. Per lei il gioco era: sei eletto, governi e poi torni dal popolo con le elezioni e vedi se ti rieleggono. Ma lei è morta! Io ci parlo ogni notte e mi dice: che combinate?».
Nel 1969 lei ha votato per entrare nell’Unione europea. Ora? «Sono rimasto un Remainer. E credo che siamo tutti matti».
[Jeffrey Archer a Caterina Soffici, Tuttolibri]
OGGI VI DICO… IL CATASTROFISMO
“L’Apocalisse avviene ogni giorno, per le strade.” (Bob Marley)
“Soltanto le catastrofi attirano la nostra attenzione. Le vogliamo, ne abbiamo bisogno, ne siamo dipendenti. Purché capitino da un’altra parte. ” (Don Delillo, scrittore statunitense)
“La lunga, eterna tensione di una tempesta produce questo effetto: l’attesa interminabile della catastrofe culminante.” (Joseph Conrad)
“Il futuro è una gara, una gara tra l’istruzione e la catastrofe.”(Herbert George Wells, scrittore britannico)
“Ti dirò un grande segreto, amico mio. Non aspettare il Giudizio Universale, esso ha luogo ogni giorno.” (Albert Camus)
IL SORRISO… LE INSEGNE DI GENOVA
Alberto Berra, 83 anni, genovese, scrive e poi dipinge a mano le insegne dei negozi.
ATTUALIZZANDO… GLI ITALIANI SI DIVIDONO
Le cronache sulle vicende legate al Coronavirus predispongono a dividere gli italiani in nuove categorie. Forse i miei lettori sanno che amo le pagelle, i voti, le semplificazioni con giudizi schietti e sintetici. Ma, in questi giorni di emergenza, sono perplesso, anzi a disagio.
PESSIMISTA GLOBALE, OTTIMISTA PER OBBLIGO
Prima categoria: i catastrofisti e gli sdrammatizzatori. È difficile riconoscersi nel primo o nel secondo elenco. Di solito, nella vita, mi definisco in modo apparentemente contraddittorio: sono un pessimista globale ma anche ottimista per necessità e dignità. Penso che la vita (questo regaluccio che ci è arrivato chissá come, perché è da chi) ci espone ogni giorno al rischio del peggio del peggio; e tuttavia, dal momento che bisogna pur viverla, questa vita complicata, abbiamo l’obbligo di farlo con dignità e positività, nel rispetto delle regole e degli altri. In questo clima di emergenza basterebbe – credo – un po’ di buon senso.
PANICO O INDIFFERENZA?
Seconda categoria: terrorizzati o indifferenti? Dopo i primi giorni di illimitata paura, si fa strada con evidenza una domanda: stiamo esagerando?
La mia opinione è che il panico non ci porta a nulla di utile e concreto, anzi fa registrare episodi assurdi, grotteschi, a volte anche comici. Ad esempio, le mascherine e l’amuchina vanno a ruba, vendute a borsa nera.
Ed è scarsa l’indignazione per chi specula su un’emergenza nazionale e sulle esigenze di coloro che hanno reale bisogno di sostegno e soccorso.
UNA INFLUENZA POCO LETALE?
Si sta diffondendo l’opinione che ci troviamo di fronte a una forma di influenza con un virus sconosciuto, ma molto meno letale di quella con virus conosciuto, che combattiamo ogni anno senza panico (grazie anche al vaccino). Resta comunque un dubbio inquietante: siamo alla vigilia di una esplosione dei contagi, oppure è già cominciata il ridimensionamento del pericolo, dei rischi e del panico? Spero, ma credo anche, che la seconda ipotesi sia la più realistica.