Pelè, Alex Zanardi.
MORTI: Gianni Rodari, Bettino Ricasoli, Marco Simoncelli.
UNA INDISCREZIONE AL GIORNO… TOSSICODIPENDENZA
Si legge nella relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze 2018 (riferiti al 2017) «Tra chi ha assunto cocaina nell’ultimo mese, il 33,4% ha speso meno di 50 euro, il 18,8% fino a 99 euro, il 9,9% tra i 100 e i 199 euro, mentre il restante 37,9% ha speso oltre 200 euro per acquistare cocaina negli ultimi 30 giorni. La percentuale decresce all’aumentare delle fasce di spesa tra i giovani adulti (15-34enni), mentre l’andamento è meno lineare tra i consumatori 35-64enni».
UN SORRISO… DA SILVIO, TUTTI IN PIEDI
“… Berlusconi a Roma finì per dimenticare la sua efficienza milanese e il suo motto: «Io le riunioni le faccio senza sedie: si decide prima” (Annalisa Cuzzocrea)
OGGI VI DICO… IL PROIBIZIONISMO
“In una società dove tutto è proibito, si può fare tutto: in una società dove è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa.” (Pier Paolo Pasolini)
“Tutte le organizzazioni sono e devono essere fondate sull’idea che l’esclusione e il proibizionismo sono due concetti che non possono occupare lo stesso posto.” (Arthur Miller)
“I problemi sollevati dall’alcol e dal tabacco non possono essere risolti, va da sé, con la proibizione. L’unica politica ragionevole è di aprire altre migliori brecce nella speranza di indurre gli uomini e le donne a cambiare le vecchie e cattive abitudini per altre nuove e meno dannose.” (Aldous Huxley)
“Ciò che è lecito non dà piacere, quello che è proibito infiamma.” (Ovidio)
“Quando vendo alcool lo chiamano contrabbando, quando i miei clienti lo servono a Lakeshore Drive la chiamano ospitalità….” (Al Capone)
ATTUALIZZANDO… AL CAPONE INCASSAVA
Quando in America fu proibito l’alcol, Al Capone incassò miliardi a bizzeffe. Penso che pochi ricordino il fallimentare proibizionismo dell’alcol negli anni 20 in America. Vi ho accennato qualche giorno fa, in una conferenza a Roma, e una studentessa universitaria, Aurelia De Santis, mi chiede di saperne di più. Non mi stupisco. Sono stati scritti libri e si sono visti molti film su quel provvedimento (per me stupidissimo), ma sono passati cent’anni ed è comprensibile che i più giovani ne sappiano poco.
1919, QUELLA STRANA UTOPIA
Nel 1919 fu il senatore Andrew Volstead a pensare che il divieto dell’alcol avrebbe determinato miracoli. Era forse un utopista senza limiti, forse un politico a caccia di facili consensi: “I quartieri umili presto apparterranno al passato. Le prigioni e i riformatori resteranno vuoti.
Tutti gli uomini cammineranno di nuovo eretti, tutte le donne sorrideranno e tutti i bambini rideranno.
Le porte dell’inferno si sono chiuse per sempre”.
Non fu così. Il proibizionismo, come prima e dopo è sempre successo, lasciò spazio alla criminalità.
I BAR ILLEGALI
All’epoca il capo dei capi dei gangster era Al Capone: ebbe in sorte un regalo miliardario.
La criminalità controllava bar, club e locali in cui si entrava facilmente – a volte con una parola d’ordine – e si beveva più di prima. I bar illegali a New York nel 1920, secondo il ‘Museum of the City’, erano più di 30 mila, più del doppio dei 15 mila autorizzati, prima della legge.
CAPONE, “SONO UN UOMO DI AFFARI”
Nei successivi 13 anni, prima che la legge fosse abolita, il gangsterismo dilagò, offrendo l’alcol a chiunque. Al Capone addirittura ironizzò: «Ho fatto i soldi fornendo un prodotto richiesto dalla gente. Se questo è illegale, anche i miei clienti, perfino della buona società, sono fuori legge. Io vendo e loro comprano. Mi chiamano gangster. Sono invece un uomo d’affari». Nel 1933 Franklin Delano Roosevelt cancellò la legge. Si calcola che l’erario americano aveva perso migliaia di miliardi.