Alberto di Monaco, Michael Caine, Valentina Cenni, Albert Einstein, Giorgio Forattini, Franco Frattini, Quincy Jones, Re Vittorio Emanuele II, Michele Riondino, Dionigi Tettamanzi, Umberto I re d’Italia, Luigi Maria Verzè.
MORTI: Giangiacomo Feltrinelli, Chiara Lubich, Karl Marx, Roberto Murolo.
I 100 ANNI DI KEROUAC, MITO INTRAMONTABILE
di Giacomo Galanti (HuffPost)
La celebrità dello scrittore simbolo della Beat generation resiste. Tanto da essere ormai accostato alle grandi star del cinema e della musica.
“Non scrive, batte a macchina”, diceva il perfido Truman Capote a proposito di Jack Kerouac. Un altro letterato di prim’ordine, l’inventore di Arancia Meccanica Anthony Burgess, stroncava i suoi romanzi sottolineando che “vagabondare non è necessariamente una forma d’arte… il suo stile è sostanzialmente deprecabile”. Eppure a un secolo dalla nascita, il rumore del ticchettio dei tasti e i viaggi in autostop di Kerouac sono diventati un classico della letteratura. Forse non solo per meriti letterari, ma piuttosto per essere stato il capostipite della Beat generation e aver incarnato la figura del vagabondo per antonomasia, tanto imitata nei decenni a venire.
PIÙ BELLO DI MARLON BRANDO!
Così il mito di Kerouac ha resistito fino a oggi ed è andato ormai oltre alla figura dello scrittore. Tanto da essere accostato alle star cinematografiche della sua epoca come James Dean e Marlon Brando. Addirittura un esteta come Salvador Dalì giudicava Kerouac più bello di Brando. Insomma, siamo davanti a un caso in cui l’autore è diventato più celebre della sua intera opera. I suoi vecchi manoscritti e i tanti cimeli vengono battuti all’asta a cifre importanti. Ogni inedito ritrovato apre dibattiti. Per non parlare delle influenze avute sul movimento hippie, su tutto un certo cinema on the road e su band leggendarie come i Beatles e i Doors fino al cantautore per eccellenza, Bob Dylan. E non ha importanza se in pochi hanno letto per intero il suo capolavoro Sulla strada o gli altri romanzi scritti da Kerouac. Il mito c’è e difficilmente verrà scalfito.
IL RAPPORTO CON LA MAMMA
A dispetto della mitologia letteraria, la sua vita e il suo pensiero non si discostano tanto da quello dell’americano medio conservatore. Bianco della classe media, Kerouac nasce il 12 marzo 1922 a Lowell, cittadina del Massachusetts, nel Nord Est industriale degli Stati Uniti, anche se in declino. Non lontano c’è Boston, uno dei centri culturali del paese. A differenza della maggioranza dei suoi concittadini, il futuro scrittore ha una formazione cattolica e sarà sempre orgoglioso delle origini franco canadesi della famiglia. Famiglia a cui è legatissimo, in particolare a mamma Gabrielle. Tanto che quando nel 1947 comincia a girovagare per gli Stati Uniti, le scrive decine di lettere amorevoli. In una spedita da Denver le racconta del bel tempo, della super bistecca che ha mangiato, di come sia quasi impossibile fare l’autostop nel deserto e in mezzo alle montagne e infine, le domanda di inviarle 25 dollari attraverso vaglia della Western Union per tornare a casa. Da lei. A proposito di questo rapporto morboso, uno dei suoi mentori, lo scrittore William Burroughs, dirà di Kerouac che era “un povero alcolista dipendente dalla madre”. Di certo dopo aver raggiunto la celebrità, Jack accumula nella sua mente troppi demoni e l’alcol diventerà un problema gigantesco che lo ucciderà all’età di 47 anni.
L’ETERNO VAGABONDARE E PARIGI
A dispetto della figura sciamanica che tante generazioni hanno visto in lui, Kerouac sarà sempre infastidito, a differenza dei suoi sodali Allen Ginsberg e Gregory Corso che un po’ ci speculeranno, di essere visto come un simbolo per le lotte politiche degli anni ‘60 e ‘70. Senza girarci molto attorno, allo scrittore la politica interessava poco, ma di certo nel corso della sua vita si riconosce più nella destra. Il ‘68 e le rivoluzioni non gli piacciono tanto da affermare “Tifavo per il senatore anticomunista McCarthy in tv, mica per i marxisti della Columbia”. Nonostante i problemi con l’alcol e il lento allontanarsi dai sodali della Beat generation, Kerouac cerca di dedicarsi soltanto allo scrivere. Scriveva sempre, col suo taccuino infilato nei jeans, tra una corsa per le lunghe strade da Est a Ovest, un tentativo di disintossicarsi nell’amata Big Sur e un viaggio a Parigi.
IL LINGUAGGIO DA ROCK-STAR
Quel che resta dopo un secolo, oltre alla figura da rockstar, è di certo un nuovo tipo di linguaggio preso direttamente dai bar, dalle tavole calde e dai locali in cui Kerouac e soci rimanevano fino a notte fonda ad ascoltare i grandi musicisti del jazz e del bebop. Proprio a quelle sinfonie Jack si ispirava per scrivere i suoi racconti, quando batteva furiosamente a macchina sotto l’effetto delle benzedrina. A un certo momento forse non gli interessava nemmeno tanto la costruzione del testo, ma il catturare la prima idea che gli passava per la testa in quell’istante. Facendo suo lo slogan dell’amico Ginsberg che diceva First thought best thought, ovvero il primo pensiero che viene in mente è quello giusto. Kerouac dopotutto in ogni suo romanzo segue fedelmente quello che credeva valesse fare per vivere bene: “Una macchina veloce, l’orizzonte lontano e una donna da amare alla fine della strada”. E poi la celebrazione dell’amicizia, soprattutto quella con Neal Cassidy, ispiratore di Sulla strada. Senza finire di cercare una certa America, come spiega Lawrence Ferlinghetti, poeta e fondatore della libreria City Lights a San Francisco morto nel 2019 a 102 anni. Amico fraterno di Kerouac, lo ricorda nella sua biografia “gonfio d’alcool con il fisico di un boscaiolo in camicia scozzese e cappellino da baseball, alla ricerca di tutto e di più in un’America che era già scomparsa quando lui ha cominciato a cercarla”.
OGGI VI DICO… L’ALCOL
“Non piacciono a lungo né vivono le poesie scritte da chi beve solo acqua.” (Orazio)
“Non v’è nulla, senza dubbio, che calmi lo spirito come un rum e la vera religione.” (Albert Einstein)
“Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere.” (Charles Baudelaire)
“Una donna e un bicchiere di vino soddisfano ogni bisogno, chi non beve e non bacia è peggio che morto.” (Goethe)
“Nulla sarebbe più faticoso che mangiare e bere se Dio, oltre che una necessità, non ne avesse fatto un piacere.” (Voltaire)
cesare@lamescolanza.com