Angelo Guglielmi, nato ad Arona (Novara) il 2 aprile 1929 (90 anni). Critico letterario. Cofondatore del Gruppo 63. Dirigente. Ex direttore di Rai Tre (1987-1994). Ex presidente e amministratore delegato dell’Istituto Luce (1995-2001). Politico. Ex assessore alla Cultura del Comune di Bologna (2004-2009). “La televisione ha compensato i miei fallimenti letterari”…
UNA INDISCREZIONE AL GIORNO… LE SCENATE DI ANNA MAGNANI
La grandissima attrice italiana era innamorata alla follia di Roberto Rossellini, re del neorealismo. Ed era gelosissima, con la pessima abitudine di scaraventare in faccia all’amato, nei momenti di rabbia, un piatto di spaghetti o anche zuppe bollenti. Rossellini non reagiva. Se la svignava. Ma Anna lo inseguiva, implacabile.
OGGI VI DICO CHE… IL NEOREALISMO
“Una maggiore curiosità per gli individui. Un bisogno, che è proprio dell’uomo moderno, di dire le cose come sono, di rendersi conto della realtà direi in modo spietatamente concreto, conforme a quell’interesse, tipicamente contemporaneo, per i risultati statistici e scientifici”.
(Roberto Rossellini sul neorealismo)
“Nel cinema, non c’era nulla come quei film; erano una risposta collettiva alla devastazione e alla tragedia della guerra, una risposta che arrivava sotto forma di arte. Il Neorealismo era noto per la sua mancanza di artefici – uscire nelle strade per girare storie della vita quotidiana, dalle situazioni, ai luoghi, all’utilizzo di attori non professionisti. […] Il Neorealismo italiano ha davvero aiutato la nazione a riconquistare la sua anima”. (Martin Scorsese)
“Noi non abbiamo inventato nulla: le cose erano già avvenute e gli artisti le sentivano all’unisono”.
(Cesare Zavattini sul neorealismo)
“Non è che un giorno ci siamo seduti a un tavolino di Via Veneto, Rossellini, Visconti, io e gli altri e ci siamo detti: adesso facciamo il neorealismo”. (Vittorio de Sica)
DA LEGGERE… POVERA ITALIA (O È RICCA?)
Numeri con cui si dimostra che l’Italia è povera:
• Numero di italiani con un reddito talmente basso da non dover pagare l’Irpef: 13 milioni.
• Numero di italiani che dichiara un reddito superiore ai 50 mila euro l’anno: 5,3%.
• Numero di pensionati che non percepiscono più di mille euro al mese: 12,6 milioni. In percentuale su tutti i pensionati: 70%.
Numeri con cui si dimostra che l’Italia è ricca:
• Valore del sommerso in Italia: 210 miliardi di euro. Percentuale di questo valore sul Pil: 12,4%.
• Valore delle imposte e dei contributi non versati: 108 miliardi.
• Valore delle spese sostenute da ciascun italiano per ogni 100 euro denunciati: 114,4 euro.
• Numero di italiani che hanno chiesto il reddito di cittadinanza (al 29/3): 720 mila su un bacino di 5,3 milioni.
• Ricchezza finanziaria delle famiglie italiane: 4.400 miliardi. Valore percentuale sul reddito disponibile: 380% (stesso valore in Germania: 300%).
• Ricchezza immobiliare delle famiglie italiane: 6.300 miliardi. (dati Inps, Istat e Banca d’Italia).
[Morya Longo, Sole]
ATTUALIZZANDO… SNEAKERS E SCIUSCIÀ
Sneakers, in America sono l’ultima moda, ma Sciuscià, il capolavoro di Vittorio De Sica, è entrato nella storia. Pochi sanno cosa siano e perché così si chiamino gli “sciuscià”. L’idea di scrivere questa nota mi è venuta in mente qualche giorno fa, quando ho letto una notizia, e tale la riferisco (da Gaggi, Corriere della sera): “In America sono riapparsi i lustrascarpe, specie per il boom delle sneaker (scarpe da ginnastica), in molti casi oggetti di culto, acquistati anche a mille euro e quindi da pulire e restaurare con grande cura: si mandano a un centro che per 35 dollari te le ripulisce, mentre un vero e proprio restauro costa anche 150 dollari”.
SCIUSCIÀ NEL 1946…
Quanto tempo è passato dall’uscita (1946) del grande film di De Sica, Sciuscià, agli snobismi di oggi a Manhattan! Gli sciuscià erano i ragazzini che lustravano le scarpe dei soldati americani, sbarcati in Italia alla fine della seconda guerra mondiale. Il film resta ancor oggi un capolavoro della storia del nostro cinema, celebrato e studiato in tutto il mondo per il neorealismo: il primo a vincere il premio Oscar riservato al miglior film straniero.
SHOESHINE… LE MISERIE ITALIANE
Il termine “sciuscià” è la deformazione nel dialetto napoletano dell’originale espressione inglese shoeshine (“lustrascarpe”). In Italia il film fu accolto con freddezza e perplessità: raccontava crudamente (questo era il neorealismo) le miserie di un’Italia devastata dalla guerra. Alla presentazione in un cinema milanese, Vittorio De Sica venne accusato vivacemente, da un furente spettatore presente in sala, di rendere una cattiva immagine dell’Italia.
DE SICA RACCONTA…
De Sica raccontò, dopo molti anni: “Sciuscià in Italia, praticamente, non lo vide nessuno. Uscì nel momento in cui arrivavano i primi film americani, sui quali gli spettatori si gettavano, insaziabili.” Perdonatemi se, con innegabile patriottismo, penso che le sneakers siano una moda di lusso passeggero (un amico mi ha scritto di averle visti in vendita nella vetrina di un negozio a New York, a 50mila dollari!), mentre Sciuscià appartiene alla storia.