Cara signora Tarantola, mind caro signor Gubitosi, try
non intendo portarvi via tempo prezioso, aggiungendo anche la mia sommessa voce al chiasso per l’ennesimo caso polemico che investe la Rai. Tuttavia, ho la presunzione di conoscere sufficientemente il Cavallo e ciò – tutto e il contrario di tutto – che vi ruota intorno, da essere indotto a chiedervi di dare un minimo di attenzione a qualche mia riflessione, nella doppia speranza che possano esservi utili, da una parte, e per altri aspetti risultare interessanti a chi segue la mia nota quotidiana, “Alle 5 della sera”.
Lo scontro tra l’ex ministro Brunetta e Fabio Fazio, conduttore di “Che tempo che fa”, è di complicata e forse irrisolvibile lettura a causa, come tutti sanno, di un problema che ne sta, come in tanti altri casi, alla radice. This is the question: la Rai è un’azienda pubblica o privata? Se è pubblica, il pagamento del canone dovrebbe imporre serie riflessioni sia per i limiti della pubblicità, sia, per una serie di doveri, per le scelte sul palinsesto – nell’interesse e al servizio dei cittadini. Se è privata, non dovrebbe riscuotere alcun canone e dovrebbe essere libera di agire sul mercato, senza contestazioni nello stile astuto di Brunetta o veemente di Grillo (tanto per limitarci all’attualità), secondo competenza e capacità dei dirigenti – nel rispetto delle leggi – scelti dagli azionisti privati.
Nella realtà, che è determinata e di continuo consolidata dai congeniti vizi di fantasia (non dirò mai genio) e sregolatezza del nostro popolo, mai, o quasi mai, disgiunti dall’invadenza politica, a me e a molti risulta difficile stabilire se la Rai corrisponda, nei vincoli e nei fatti, all’identità di un’impresa pubblica o privata. Vogliamo dire metà e metà? Vogliamo aggiungere che, realisticamente, il Cavallo che ci accoglie a viale Mazzini dovrebbe avere due teste? Certo è che qualsiasi dirigente proponibile ai vertici della Rai si troverà di fronte a questo insormontabile e quotidianamente molesto peccato originale. E’ successo, succede oggi e succederà in futuro, a meno di un chiarimento politico, trasferito in maniera inequivocabile nell’assetto giuridico. Ma qui, di fronte al chiarimento che non arriva mai, rispunta il segnale, politico, di alt. Le nomine che contano, in Rai, sono condizionate dai partiti, avvelenati dal sempre più inquietante modo di fare politica oggi in Italia (protesa ai successi e ai profitti individuali anziché al benessere comune). Perché i politici, per di più di questo stampo, dovrebbero rinunciare al potere che hanno?
Cara Tarantola e caro Gubitosi, sono tra i molti che apprezzano – per lo più, silenziosamente – il lavoro che siete riusciti a fare. E sono anche tra i pochi, che non hanno timore di dirlo con chiarezza. Nelle condizioni date (chiedo scusa a tutti per il lungo preambolo) sarebbe ingiusto pretendere di più, almeno per quanto riguarda il risanamento economico: primum vivere e poi fare filosofia, no? E dunque i risultati ottenuti per quanto riguarda i numeri, i tagli, i bilanci, nel rispetto dei contenuti, sono apprezzabili. C’è chi (un Bondi, un Tato?) avrebbe tagliato anche di più i costi, con la scure. Ma forse la scure avrebbe provocato lesioni evidenti per la qualità popolare dei programmi e, rieccoci, per i doveri del servizio pubblico.
Premesso tutto questo, ritengo – questa è la mia modesta opinione e proposta – che proprio per la qualità che avete dimostrato, la benemerita – a oggi – coppia Tarantola e Gubitosi potrebbe fare di più. Insomma, se oggi la Rai è sopravvissuta e vive, si può cominciare a fare filosofia, cioè a pensare alla cultura, a più ambiziose scelte, e anche di maggior buon senso, sotto il profilo artistico. Mi sarà consentita, mi auguro, qualche drastica sintesi.
Il signor Fazio, coprotagonista suo malgrado dell’ultima vicenda politica, è un bravo, ma non eccelso conduttore. Il suo successo è legato alla conduzione buonista, un po’ troppo buonista, dei programmi che guida. In particolare nel Festival di Sanremo (anche se nella sua prima esperienza al Teatro Ariston il bis fu abbastanza deludente, speriamo di no nel 2014). Se riesce a proteggersi come fa di solito mettendo una distanza tra sé e l’interlocutore, se la cava dignitosamente. Sguscia e non affronta, struscia ma non colpisce, benedice anche se non convince. A Beppe Grillo, che aveva annunciato che “canterà” a Sanremo, ha risposto con sommesso umorismo che si aspetta due buone canzoni. Ma a Sanremo, senza più distanza protettiva, faccia a faccia, se e quando Beppe assedierà il palco, non penso che Fabio riuscirà a cavarsela con una battuta! Di fronte a Brunetta, ad esempio – faccia a faccia – barcollava, rischiava di andare kappaò. Possibile che Brunetta, Gasparri (non certamente Grillo) abbiano a cuore la sorte di Mediaset: non lo credo, ma neanche posso escluderlo – nel clima costantemente avvelenato che minaccia gli orizzonti della Rai. Più verosimile, però, che “Che tempo che fa” sia un tempo costantemente illuminato, protettivo, a favore di sinistre e sinistrismo, e finti sinistri, e discriminatorio verso chi la pensi diversamente. E questo spiegherebbe i dentini aguzzi esibiti da Brunetta e Gasparri, e gli attacchi furibondi di Grillo, che dalla Rai oggettivamente è emarginato. “Sono anche certo che, senza Fazio, la terza rete guidata dal giovane scaltro Andrea Vianello e con lui la Rai in generale non perderebbero – nel rapporto qualità/prezzo – granché. Penso che Fazio sia sostituibilissimo e penso anche che Crozza abbia fatto bene a ritirarsi dalla mischia: difende, a differenza del Fazio esitante che abbiamo visto vs Brunetta, la sua credibilità. Si sbaglia, invece, sempre a mio opinabile parere, a coinvolgere, così ho letto, anche gli accordi futuri con Roberto Benigni. Perché Crozza (comunque preferibile a Fabio) e Fazio non sono due genietti, sono due bravi artigiani: diciamo, estrosetti. Benigni, al confronto, è un genio assoluto.
Infine ciò che volevo dirvi, e arrivo al punto conclusivo, è altro. E finalmente sarò breve. Ora che la sistemazione dei conti vi dà tregua, cara signora Tarantola e caro signor Gubitosi, pensate con mente lucida e senza pregiudizi al contenuto dell’offerta Rai, concentratevi su chi dovrebbe occuparsene. Avete tanti collaboratori bravi intorno a voi! Il problema è affondare il bisturi nel corpaccione molle e troppo poco valutato dell’azienda. La Rai possiede qualità e competenza soprattutto nei dipendenti meno premiati, meno gratificati; nei soldati, nelle seconde schiere, nei giovani – soffocati, mortificati, privi di spazio. E a dirigere e coordinare le truppe ci sono troppi raccomandati, troppi incompetenti, troppi collusi con la nefasta politica. Dunque tagliate, sfrondate… Un bel bucato è possibile! Rimuovete, sostituite, date importanza alle nuove idee, senza riguardo per gli equilibri. La cultura che oggi la Rai propone non è all’altezza di chi immagina e sogna un’Italia diversa, la Rai può fare molto per realizzare questo sogno. Le cronache sono dominate troppo spesso, per responsabilità dei conduttori e di alcuni dirigenti, da un insopportabile sfruttamento del dolore; o da appiattimenti, quando si parla del Palazzo, verso i potenti o presunti tali. Lo sport è schiantato da Sky, nonostante una formazione eccellente: perché? Dovunque si sente l’assenza di creatività, di novità, si avverte un passo diverso, lento, negligente, a confronto con i tempi che cambiano, e ancor di più la maggioranza degli italiani vorrebbe cambiare.
Potete fare tantissimo. Anche perché godete – di fronte alla confusa e avvilente gestione della politica da parte di chi la occupa – di margini di navigazione più tranquilla, più serena rispetto ai vostri predecessori – che erano in gran parte servi – per di più malfidati – dei vari padrini. Voi, non lo siete. Voi potete agire. Intuisco le difficoltà, credetemi… Consentitemi un ricordo. Una volta andai a trovare il direttore del Banco di Napoli, non proprio un amico, ma uno spirito arguto… Gli chiesi, salutandolo, come andavano le cose, dopo qualche mese dalla sua designazione. Sospirò e mi rispose: “Caro Lanza, ogni giorno che il buon Dio manda in terra, mezza Napoli telefona e scrive spinta da questo impulso: cosa posso chiedere al Banco, oggi?” Credo che in una situazione simile si trovino quelli che dirigono la Rai, non solo di fronte a mezza Roma, ma a mezza Italia… “Cosa posso chiedere oggi alla Rai?” In alternativa: “Cosa posso contestare oggi alla Rai?” E forse anch’io, con questa lettera, contribuisco all’ingorgo. Ma non ho nulla da chiedere, come avete visto volevo semplicemente esprimere qualche apprezzamento e qualche critica sollecitazione ad andare avanti al di là dei numeri e dei conti.
Grazie per l’attenzione, se me la concederete, con i migliori saluti.
Cesare Lanza
17-10-2013
cesare@lamescolanza.com