“Vox populi vox Dei (lat. «voce di popolo, voce di Dio»). – Sentenza d’antica tradizione medievale, già citata in Alcuino: si ripete talvolta per significare che opinioni e giudizî popolari, o comunemente accettati, devono o possono ritenersi veri e giusti. Si cita talora anche la sola prima metà della frase per alludere a notizie o opinioni molto diffuse: che lui sia un amministratore disonesto è vox populi.” (Treccani)
“Tre cose formano una nazione: la sua terra, il suo popolo, e le sue leggi”. (Abraham Lincoln)
“I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, ma sono i governi che devono aver paura dei propri popoli.” (Thomas Jefferson)
“I nomi collettivi servono a fare confusione. ‘Popolo, pubblico…’ Un bel giorno ti accorgi che siamo noi; invece credevi che fossero gli altri.”(Ennio Flaiano)
ATTUALIZZANDO…MARIA ELENA BOSCHI
Maria Elena Boschi per la seconda volta metterà a rischio la sua carriera politica, che fino a pochi mesi fa sembrava irresistibile. Non ci crederete, ma vi confesso di dirlo perfino con disappunto: l’ex ministra (oggi sottosegretaria a Palazzo Chigi) avrebbe tutto, in apparenza, per conquistare uno stabile successo. È giovane, è bella, buca il video, tutti riconoscono che studia e si applica. E come donna potrebbe avere un consistente riconoscimento (non solo) da chi si batte a sostegno delle cosiddette quote rosa. Qual è, dunque, il limite della Boschi?
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L’ARROGANZA AL DI LÀ DELL’APPROCCIO
A dispetto del suo affabile approccio, è l’arroganza nei comportamenti. Direi, ahilei, una incomprensibile e imperdonabile, cocciuta protervia. Simile a quella, e forse superiore, del suo amico Matteo Renzi. Dopo la botta – devastante – nel referendum del 4 dicembre, e cioè dopo più di tre mesi, l’ex ministra è tornata a esibirsi, come (quasi) sempre sorridendo, in pubblico. E per lei è come se non fosse successo nulla. Neanche una parola sugli scottanti argomenti che l’hanno resa invisa agli elettori, prima e dopo il referendum.
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L’OPPORTUNITÀ, QUESTA SCONOSCIUTA
Non una parola sul grave problema dell’opportunità – sottolineo, opportunità – politica, in relazione al ruolo del padre nelle sciagurate vicende bancarie: solo un accenno, polemico ancorché espresso col sorriso soave, agli aspetti giudiziari. Non una parola sul fatto che abbia disatteso l’impegno preso davanti agli elettori: il ritiro, in caso di sconfitta, dalla vita politica. Cioè: disinvoltura (ma vogliamo chiamarla, più precisamente, sfacciataggine?) peggiore di quella di Renzi, che non si è ritirato dalla politica, ma al contrario della devota Maria Elena, almeno è uscito dal governo. Mi fermo, tra le tante, alle due elusività più importanti. Ed è questa distanza, ormai incolmabile, dal comune sentire, dalla vox populi, che la rovinerà: non potrà mai più essere un’attendibile protagonista politica.
CERCASI LEADER DISPERATAMENTE
A destra e sinistra troveranno presto il loro leader? Gli osservatori, gli addetti ai lavori sono per lo più scettici: penso invece che in politica ogni vuoto si riempia, rapidamente. Certo è più facile – storicamente – abbattere un leader che crearne uno nuovo. E le cronache italiane sulle vicissitudini della destra e della sinistra lo confermano.
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DA BERLUSCONI A RENZI
Nel centrodestra Silvio Berlusconi (81 anni compiuti) non ha ancora designato né trovato il suo erede. Matteo Salvini ha risollevato le forze della Lega dopo Umberto Bossi, ma non è riconosciuto come la nuova guida della destra. A sinistra, mutatis mutandis, Matteo Renzi è azzoppato, probabilmente è fuori gioco, ma un successore non si vede: il Pd è scisso e ogni giorno infuriano feroci polemiche. Si fa presto a dire leader!
DONALD TRUMP E BEPPE GRILLO
Vero che la società dell’immagine e della comunicazione esige novità, per un “capo” a cui affidare il proprio destino: così si spiega il trionfo di Donald Trump e l’ascesa di Beppe Grillo. Hanno ascoltato e raccolto la vox populi! Vero anche, però, che la detronizzazione è dietro l’angolo, se non si mantengono le promesse, come è successo a Renzi. Per la stessa ragione: la vox populi non perdona se è tradita.
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MELONI, EMILIANO, ORLANDO
E dunque? – si chiederanno i lettori. Probabilmente siamo ancora, prima del match, nella fase del riscaldamento: sussurri e grida, ambizioni, velleità. Ho ascoltato con rispetto l’indicazione, domenica in tivù, di Cesare Romiti, uno che di potere s’intende: per il centrodestra punterebbe su Giorgia Meloni. A sinistra forse qualcosa si capirà quando si scioglierà il trilemma: resistenza di Renzi, avvento di Michele Emiliano o di Andrea Orlando. Che dire? Da un po’ di tempo non sbaglio un pronostico. Quindi, al momento, mi astengo.
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cesare@lamescolanza.com
09.03.2017