“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”. (Pier Paolo Pasolini)
ATTUALIZZANDO…L’IMPORTANZA DI ESSERE GENOANI
Vi propongo una riflessione sul tifo, nel gioco del calcio. Per misteriose ragioni, una creatura umana (quasi) sempre nella sua vita è fedele esclusivamente alla mamma e alla squadra del cuore. Ho scritto quasi: esistono le eccezioni, sia pur rarissime. Cesare Romiti, romanista, diventò juventino quando fu assunto dagli Agnelli come leader della Fiat; Emilio Fede, juventino, diventò milanista appena Silvio Berlusconi lo assunse in Mediaset e lo portò in elicottero a San Siro, ad ammirare il fantastico Diavolo degli anni 80, quello di Van Basten, Gullit e Baresi.
Quanto a me, non c’è stata Fiat o Mediaset che mi potesse distogliere: sono genoano, senza pause e deviazioni, da quando avevo cinque anni. Mio padre (juventino, ma vivevamo a Genova) mi portò a vedere una partita del Grifo, io mi piazzai dietro la rete del portiere – che si chiamava Nani Franzosi – e mi esaltai per le sue splendide partite. Ma successe che negli ultimi minuti Nani incassò un gol, lasciandosi sfuggire il pallone dalle mani, e scoppiò a piangere, per quella incredibile papera. Franzosi uscì tra gli applausi della gente (noi genoani siamo fatti così), sono passati settant’anni e io sono, da allora, un tifoso genoano passionale e fedelissimo.
GENOA! NON È SOLO TIFO…
Tenere al Genoa non è semplice tifo: è una categoria dello spirito. Siamo, ad esempio, utopisti: se il Leicester ha vinto il torneo inglese, perché il Genoa non potrebbe vincere lo scudetto? E non ci importa perdere cinque a zero, o retrocedere in serie C: comunque adoriamo la nostra squadra. Ad una condizione però! Che i nostri si battano, sempre, fino al limite delle loro possibilità.
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JUVENTUS, TIFO E INSULTI
Un vero tifoso non è violento. Può sfottere, essere anche sprezzante, esagerato, sciocco, non arrendersi alla realtà è all’evidenza, sognare, delirare… Ma non insulta, mai, e non alza le mani. Purtroppo non sempre i tifosi sono così. I sostenitori del Genoa sono quasi sempre così, e questa indiscutibile annotazione mi dà orgoglio e senso di appartenenza. Succede invece che, all’inizio di questa stagione, ho scommesso (mi piacciono le scommesse) che la favoritissima Juventus, una grande squadra da cinque anni stradominante, non vincerà lo scudetto. Con varie argomentazioni. Mi espongo, ci metto la faccia. Apriti cielo! Ho incassato una serie di insulti da qualche esaltato, che considera la Juve (squadra amatissima da mio padre, ricordo!) intoccabile è indiscutibile. Boh! Nessuna obiezione tecnica, nessuna replica razionale. Solo insulti. Ma questo tipo di approccio succede in politica, in tivù nei talk show, in economia, perfino nei confronti culturali. Perché il mondo del calcio dovrebbe essere un’oasi delicata, educata e felice? Mi arrendo e giro pagina. Tra l’altro, nelle mie argomentazioni, c’era una previsione sbagliata: pensavo che Higuaìn avrebbe avuto difficoltà ad ambientarsi. Invece, si è ambientato benissimo. Ammetto l’errore, ma non ritiro la scommessa. Insultatemi, se volete: non leggo e non rispondo.
CALCIO / ANCHE LE DONNE IRROMPONO NEL TIFO?
Ecco un’altra evoluzione sociale, da seguire e approfondire. Per ora mi limito a citare una riflessione di Massimo Gramellini, con il quale raramente mi trovo d’accordo – e però questa volta la nota é oggettivamente divertente: “Il calcio è una cerimonia di iniziazione maschile a cui le donne (ma tra i giovani dilagano le appassionate di calcio) partecipano con sbadataggine leziosa, sforzandosi di capire perché i loro uomini assumano posizioni innaturali sulla poltrona, si tuffino sul tappeto insieme con Buffon e insultino di continuo un arbitro che non può ascoltarli”.
LINGUAGGIO / IL PIÙ INSOPPORTABILE MODO DI DIRE
Forse l’ho già scritto, non ricordo bene. Non ne posso più, a volte nelle conversazioni private e spesso tra i dialoganti senza pace e senza cervello in tivù, non sopporto più che qualcuno, dopo averci propinato una banalità pessima o una opinione priva di spessore, puntualmente sentenzia: “Detto questo…”, come se ci avesse benevolmente regalato una perla di alto valore intellettuale. Ma detto che, detto cosa? Fateci caso: quasi sempre è stata detta una stupidaggine, o una ovvietà. E, sempre, il seguito è imbarazzante. Meglio cambiare canale o predisporsi a ridere.
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07.09.2016