“Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente”. (Rita Levi-Montalcini)
“Non è che io sia così intelligente, è solo che rimango con i problemi più a lungo”. (Albert Einstein)
“Quando uno pensa molto e intelligentemente, non solo il suo volto, ma anche il suo corpo acquista un aspetto intelligente”. (Friedrich Nietzsche)
ATTUALIZZANDO… LA PRIMA DEDICA È PER SPALLETTI
Il guaio di Luciano Spalletti è quello di credersi (non si offenda, è solo la mia impressione, condivisa da tanti amici) più intelligente di tutti, quantomeno di tutti gli altri allenatori di calcio. Sarebbe un ottimo “mister”, come si dice in gergo, purtroppo quel difettuccio lo frena – periodicamente. Così è successo tante volte, il più clamoroso errore fu quando pensava che Totti fosse finito, lo mortificò in modo incredibile, salvo essere costretto a recuperarlo e a dover ammettere a denti stretti che il campionissimo gli aveva salvato varie partite, assicurandogli l’ingresso in Champions League.
E adesso, cosa è successo? Alla vigilia della sfida cruciale con la Juventus, la partita più importante della stagione per la Roma, zitto zitto, anzi tomo tomo cacchio cacchio come avrebbe detto Totò, ha pensato di inventarsi una diavoleria tattica per fulminare la Juve. A sorpresa, ha schierato in campo il giovanissimo Gerson Santos da Silva, un acerbo brasiliano dal cognome lunghissimo, superiore alle sue pur promettenti qualità. Non solo. Ha trasmesso alla squadra un messaggio di prudenza, di eccessivo rispetto, di inferiorità psicologica verso la grande avversaria.
Ha perso la partita, ancor prima di giocarla. Ha regalato il primo tempo del match alla Juve: solo nell’ultima mezz’ora, libera dai complessi spallettiani, la Roma ha dimostrato di essere all’altezza della Juve e, comunque, di poter giocarsela. E mi dispiace di contraddire l’immenso Nietzsche. Niente, nel volto e nel corpo dell’allenatore della Roma, indica un’intelligenza superiore. Al contrario, scorgo (suggestione personale, ripeto, non si offenda!) arroganza e un noioso atteggiamento di superiorità, quasi credesse di essere impegnato, nelle conferenze stampa, in una lectio magistratis. Di più: ogni volta, dopo un capitombolo, Spalletti ripete una tiritera, “La squadra deve crescere”. Ma perché non si concentra un po’ sui suoi limiti, per crescere lui?
SECONDA DEDICA/PER IL MIO FOLLE, INCREDIBILE GENOA
Ma come si fa, a perdere in quel modo rocambolesco (3-4) una partita contro il Palermo, ultimo in classifica, reduce da nove sconfitte consecutive? Senza offesa per la squadra siciliana, indubbiamente meritevole per tenacia e coraggio, non so se prendermela con i miei adorati idoli: l’allenatore Juric, i calciatori che abitualmente – infondo anche ieri – danno l’anima in campo. Vorrei solo aggiungere questo: ho giocato a calcio da dilettante, da appassionato, come la stragrande maggioranza degli italiani maschi, e da un po’ di anni anche femmine. Ma se sei in vantaggio 3 a 1, come cavolo fai a prendere tre goal in pochi minuti, due addirittura in sessanta secondi? Forse eravamo abituati poco sportivamente, ma butti il pallone in gradinata, dai una spallata all’avversario, fai disinvoltamente uno dei tanti trucchetti per rallentare il gioco e arrivare alla fine… un mio amico mi ha telefonato per dirmi: io, me lo sarei preso il pallone e lo avrei nascosto sotto la maglia! Perché è successo? Non ci vuole Einstein per capire che la rimonta del Palermo era in atto, irresistibile: bisognava bloccarla in qualsiasi modo, tatticamente, consentito dal regolamento. Ho un sospetto: questa mancanza di intelligenza deriva dalla presunzione che il Genoa aveva di poter raddrizzare la partita, vincerla, almeno pareggiarla. E questo, da genoano folle come sempre è stata la mia squadra in tutta la sua storia (capace di asfaltare la Juventus e di farsi infilzare dal Palermo) questo e solo questo mi consola:con la voglia di vincere che abbiamo, ci rifaremo presto.
TERZA DEDICA/PER PREMIER E MINISTRI
Ma davvero Matteo Renzi pensa di far bene a se stesso, alle ambizioni legittime per il suo futuro, governando occultamente – si fa per dire – alle spalle non solo di Gentiloni, ma di una ventina di milioni di italiani che hanno votato No, per mandarlo via? Davvero non capisce che un periodo di convalescenza lo aiuterebbe, visto che le qualità, rovinate solo dallo smodato narcisismo, ci sono? E non aveva detto che si sarebbe ritirato dalla politica, se fosse stato sconfitto nel referendum? (Scusate l’insistenza: se avessi un euro per tutte le volte che questa domanda è stata detta e scritta, avrei più soldi in tasca di quanti se ne sono fottuti certi dirigenti di Banca Etruria).
E davvero Maria Elena Boschi, risum teneatis, pensa di poter ricostruirsi la carriera dileggiata dal voto degli italiani, infischiandosi degli umori popolari e occupando un ruolo assolutamente immeritato e irritante? Perché è chiaro che fa il sottosegretario – mi scusi, anch’io sono dispettoso, non la chiamerò mai sottosegretaria – per uno di questi motivi: o Renzi vuole sdebitarsi, o addirittura Renzi vuole che vigili, stando affianco di Gentiloni, su tutto ciò che accade a palazzo Chigi. E non aveva anche lei detto, a pappagallo, come Renzi, che in caso di sconfitta della sua pasticciatissima riforma si sarebbe messa da parte?
Infine, e mi dispiace dirlo, due bravissime persone, come Matterella e Gentiloni, non capiscono che milioni di italiani prendono questa nomina come uno schiaffo in faccia o un calcio nel posteriore? Davvero non potevano far nulla per evitarlo?
ULTIMA DEDICA/A ZSA ZSA GÁBOR, PACE ALL’ANIMA SUA
Tra pochi mesi avrebbe compiuto cent’anni, l’affascinante Zsa Zsa è morta ieri a Bel Air, Los Angeles. Mi ha colpito – non lo sapevo – che si sia sposata nove volte. Una mia amica mi ha detto: “Ma come fa una persona appena intelligente, a sposarsi nove volte? Due, al massimo tre, non basterebbero?”. Dissento. Detta così, pensando anche a me stesso, sposarsi più di una volta (dico due per non offendere la mia attuale partener), sembrerebbe un segno di scarsa intelligenza. Ma Zsa Zsa era molto bella e desiderata. Può darsi che, con intelligenza, abbia voluto rendere felice nove uomini, con la speranza di una certa stabilità (far l’amore è un attimo, stare insieme è un’impresa più complicata). Oppure, con intelligente tenacia, delusa una volta dopo l’altra, sperava di riuscire a trovare un uomo che finalmente rendesse felice lei.
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19.12.2016