“Più che denunciarli, certo nostro giornalismo gli scandali li assapora.” (Roberto Gervaso)
“Fare sensazione, colpire le fantasie, per i nostri giornali è più importante che volere la verità.” (Edgar Allan Poe)
“Quello che c’è di scandaloso nello scandalo, è che ci vi si abitua.” (Simone de Beauvoir)
ATTUALIZZANDO… PAROLE ABUSATE
Presto si troveranno nuove definizioni per indicare i pessimi eventi che purtroppo ci tormentano quotidianamente. Dramma, tragedie e scandalo sono ormai parole usate troppo frequentemente: se ne abusa, hanno perso l’impatto emotivo, l’enfasi con cui colpivano l’opinione pubblica.
I MIEI MAESTRI DICEVANO…
Quand’ero giovane, i miei maestri di giornalismo mi insegnarono la differenza tra dramma e tragedia: i vecchi capocronisti e capiredattori (quelli che ormai si vedono solo nei film in bianco e nero) esemplificavano con una sintesi orribile: “Se ci scappa il morto, è tragedia; se no, è un dramma“. Gergo cinico, ma efficace.
SPAVENTOSO, IMMANE…
E se i morti erano numerosi, si aggiungeva un aggettivo, scelto tra “spaventoso” e “immane”. Quanto allo scandalo, così erano definibili gli eventi illegali che impressionavano i lettori e i telespettatori. Ma oggi?
OGGI SCANDALO DOVUNQUE
Troppi episodi di cronaca nera e giudiziaria fanno scandalo. E si sta esaurendo – ma non è nostra colpa! – l’umana possibilità di scandalizzarci e di trasmettere indignazione. Prendiamo il crack ignominioso delle banche.
LE BANCHE, TRAGEDIA E SCANDALO
La tragedia c’è, i morti ci sono: il povero nostro collega di Monte dei Paschi, che forse si è ucciso o forse è stato assassinato, custode di segreti proibiti; e ci sono gli infelici che – dopo la gigantesca truffa, ridotti al fallimento – si sono tolti la vita. Lo scandalo c’è: per una tragedia certo “spaventosa” e/o “immane”.
SI TROVERÀ UN NUOVO LINGUAGGIO
Ma bastano queste abusate parole per definire lo sgomento nostro e di chi ci legge? Bisognerà trovare un nuovo linguaggio, anche per chi non riesce a fare giustizia.