“L’espressione rottamazione mi ha dato visibilità, ma l’impatto è stato eccessivo. Ho impaurito e dunque sbagliato perché nella comunità italiana il 70 per cento della popolazione è over 40”. (Matteo Renzi durante la presentazione al Salone del libro di Torino del suo volume “Oltre la rottamazione. Nessun giorno è sbagliato per provare a cambiare”)
“L’Italia sportiva è da rottamare? Io inizierei dalla politica…”. (È la battuta con cui Aldo Montano commenta le preoccupazioni dello sport italiano sull’età degli azzurri per Rio 2016)
“C’è un momento per ritirarsi prima che lo spettacolo diventi grottesco. Quando uno è sulla pista lo capisce. Magari il pubblico applaude come impazzito ma uno, se è un vero artista, lo sa”. (Osvaldo Soriano, “Un’ombra ben presto sarai”, 1990)
ATTUALIZZANDO… SENILITÀ IN TIVÙ
Avevo scritto che Adriano Celentano e Mina avrebbero fatto meglio a ritirarsi anziché proporci, dopo 18 anni, un secondo album di duetti. Non ce l’ho con i due prestigiosi artisti: in particolare adoro Adriano, ho scritto varie volte che potrebbe essere una prova dell’esistenza di Dio! Volevo semplicemente rievocare la nobiltà del ritiro (vero, definitivo) di Greta Garbo, disgustata dal mondo del cinema, e l’importanza di “chiudere” – non solo nello spettacolo – quando non si abbia più niente di significativo da dire. Qualcuno davvero può pensare che Adriano possa non dico superare, ma pareggiare l’intensità di “Azzurro” o di “Il ragazzo della via Gluck“? O che Mina possa andare oltre “Il cielo in una stanza” o “Se telefonando“?
MA È DIFFICILE DIRE BASTA…
Al mio allievo Donato Moscati le mie riflessioni forse non sono piaciute. O forse non gli è piaciuto che le abbia rivolte e dedicate a quella formidabile coppia. Perciò mi ha scritto questa nota, che volentieri pubblico…
“Negli Usa, Paese che ha candidato due 70enni e molto più giovane e giovanile della rottamatrice Italia, raggiunge le top chart un tale Tony Bennet, che il 3 agosto ha compiuto 90 anni. Bennet viene definito l’ultimo dei crooner (cantante che interpreta canzoni melodiche), il 6 dicembre l’NBC gli dedicherà uno show in prima serata per celebrare il suo 90°, nello stesso giorno uscirà il suo nuovo album mentre proseguirà il suo tour di successo.
In Italia di esempi ne abbiamo parecchi oltre a Mina e Celentano (il loro album è secondo nella classifica Itunes dietro a Vasco Rossi, rocker di 64 anni). Vogliamo parlare di Maurizio Costanzo che a 78 anni conduce con successo “L’Intervista” il giovedì sera su Canale5, “Maurizio Costanzo Show” la domenica su Rete4, “S’è fatta notte” il sabato sera su Rai1, “Scusi mi racconta” su San Marino Tv, “Swing” dal lunedì al venerdì su Rai Premium e, per non farsi mancare nulla, è anche in onda tutti i giorni in radio su RTL. Vogliamo parlare di Pippo Baudo a cui è stata affidata “Domenica in”? Ha portato nel contenitore domenicale libri, lirica, varietà e garbo, lontano da urla e schiamazzi, rispondendo alle peculiarità del tanto osannato servizio pubblico.
Venendo, infine, a Minoli (71 anni), al problema del suo tiepido debutto, ricordiamo che nella prima puntata ha ottenuto il 4,1% con ospite Renzi mentre le repliche di Crozza nella stessa fascia oraria ottenevano il 3%. Il problema non è l’anagrafica del giornalista, ma il fatto di non essersi saputo rinnovare. Faccia a faccia è un mix tra il ben noto “Mixer”e “La storia siamo noi”, fiore all’occhiello della carriera di Minoli. Sarà per quel 4% che La7 sta pubblicizzando in ogni modo l’appuntamento domenicale,perché il flop è dietro l’angolo. Più che l’età c’è da domandarsi cosa, raggiunta una certa età, si può dare ancora al pubblico,con quali risultati.”
CON IMPERTINENZA, MA CON RISPETTO…
…rispondo a Donato Moscati e chiarisco ai lettori: di Tony Bennet non so nulla e mi importa poco. Quanto a Pippo, Maurizio e Giovanni Minoli, resto della mia idea: avrei preferito, come loro sincero ammiratore, che si fossero ritirati: non da oggi, ma da molto tempo. Nella mia fantasia e, presumo, nella memoria di milioni di telespettatori vivrebbero come personaggi di leggendaria, se non mitica, qualità e bravura. Mentre oggi ci mostrano una decadenza che ferisce quei ricordi, raccolgono – al massimo – tenerezza. E gli ascolti non sono, non possono essere quelli di una volta. Senza offesa! (Anche Minoli, dopo la prima puntata, ha subito floppato, scendendo al 3% delle repliche di Crozza).
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E GLI INCUBI DI SCALFARI?
All’elenco (numeroso) di coloro che avrebbero fatto bene a ritirarsi nel momento di maggior gloria e successo, aggiungerei Eugenio Scalfari. Lui non è appena settantenne come Minoli, non è più vicino agli ottanta che ai settanta, come Celentano, Mina, Baudo, Costanzo. Di anni ne ha più di novanta! E i suoi articoli domenicali non fanno più aumentare la diffusione di decine e decine di migliaia di copie. Suscitano incredulità, tenerezza, sentimenti compassionevoli. Domenica scorsa – aveva appena finito di prevedere la fine del mondo in caso di vittoria di Trump! – si è esibito, com’era da aspettarsi, in un abile giro di valzer sull’esito delle elezioni americane. Ha scacciato gli incubi che lo dilaniavano con Trump protagonista, ma dal momento che senza incubi non riesce a vivere, si dispera di fronte alla possibilità che Renzi, in Italia, possa perdere il referendum. E Matteo probabilmente si tocca, considerando il tonfo di Hillary Clinton e le puntuali sconfitte dei beniamini di Scalfari, anche nei giorni di gloria del Fondatore. Nessuno, osando e rischiando la scomunica, ha mai pensato di consigliargli di andare in pensione e scrivere le sue memorie?… No, forse perché i suoi ricordi Eugenio li ha già scritti quattro o cinque volte. Autocelebrandosi. E va bene: continui a predicare dal pulpito, la domenica! Una curiosità: come va la messa cantata? quanti sono i fedeli superstiti? O, la domenica, le copie vendute di “La Repubblica” sono per caso diminuite?
cesare@lamescolanza.com
15.11.2016