“Spiegò Napoli agli italiani, il calcio ai tifosi, il socialismo ai comunisti” (Luigi Vicinanza, oggi direttore dell’Espresso: il suo necrologio in morte di Antonio Ghirelli).
ATTUALIZZANDO… NAPOLI NON È GOMORRA
Non stupitevi. E non considerate anacronistico questo omaggio al grande giornalista/scrittore napoletano, ex portavoce di Sandro Pertini e Bettino Craxi. Stavo sfogliando uno dei suoi meravigliosi libri, “Napoli sbagliata”, e pensavo che per me la stupenda città di Napoli non è la violenza algida di Gomorra, non è lo squallore speculativo di Saviano, non è il simbolo della criminalità che quasi quotidianamente arriva alle pagine di cronaca. Sarà un istinto sentimentale e romantico, forse sbagliato, certo letterario, ma per me Napoli è il linguaggio malinconico di Marotta, è il teatro di Eduardo, è la fantasia di Totò, è il racconto di Ghirelli: é una cultura inimitabile in cui la nobiltà e le miserie della città emergono con la consapevolezza e l’amarezza di chi sa. Con passione e umorismo, con dolore e ironia, con la fiducia che deriva da un orgoglio mai piegato. Ricordo oggi Ghirelli, per me un padre, nel giorno di Sant’Antonio, che sarebbe stato il suo onomastico, con le parole di Vicinanza. Una straordinaria, affettuosa sintesi.
DIARIO MINIMO / SONO IN PIEMONTE
Spesso vi faccio confidenze personali. In questi giorni mi sono allontanato da Roma, vivo pressoché senza giornali né televisione né telefono. Sono in Piemonte. Vi ho detto di Napoli, mi abbandono ora anche a suggestioni piemontesi… Per me il Piemonte é innanzitutto Cesare Pavese, ma anche Davide Lajolo e una sua nipote intelligentissima, Augusta Giolito. Il Piemonte è profumo di dolcetto, barbera e barolo, di tartufi, di Langhe, di Torino con magìe e stregonerie, e di eleganza e di rigore, di mellifluità e di doppiezze; è il ricordo struggente del Grande Toro e comunque dei colori granata, di due mie stagioni di giornalismo, la prima da ragazzo e la seconda da direttore (più avvincente quella giovanile, ricca solo di speranze)… Ci torno sempre volentieri, Torino è assai più brillante di una volta e lo stesso si può dire di Milano, purtroppo proprio no di Roma.
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A SANTHIÁ, SORPRESINA GASTRONOMICA
Faccio tappa a Santhiá, mi lascio convincere da un saggio tassista e, dubbiosamente, entro in un ristorante – Vittoria – proprio di fronte alla stazione ferroviaria. Ne avrete sentito parlare, di Santhià: è un importante snodo ferroviario e autostradale più o meno equidistante da Milano e Torino, un cicinìn di più da Genova. Non è nelle guide gastronomiche, ma ecco la sorpresina! Il tassista aveva ragione: non mi dilungo in particolari, ma vi giuro sul mio onore di bon vivant che da molti lustri non gustavo agnolotti al sugo di arrosto di uguale prelibatezza. Se capitate da quelle parti, datemi retta e verificate come cucina Gigi, l’eccellente cuoco.
ROMAGNOLI / VALENTINI. QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DI RAI SPORT
Antonello Valentini, ex dg della Federcalcio, è stato prima ingaggiato da Rai Sport come opinionista per il campionato europeo di calcio e poi subito rifiutato e “censurato”, dal direttore della redazione sportiva, Gabriele Romagnoli, con una motivazione non accettabile: il suo nome non risultava gradito ai vertici della Figc. È scoppiato ovviamente un gran casino. Un polverone. Proteste ragionevoli di Valentini. Interventi e proteste dei sindacati e di Anzaldi, fiduciario di Renzi per la Rai, chiasso sui giornali. Illazioni su presunte censure di Tavecchio e/o Uva, dirigenti della Federcalcio. Voci di complotti e manovre a beneficio o danno di Tavecchio, Uva e lo stesso Valentini, in vista dei rinnovi delle alte cariche della federazione calcistica. Dico, come sempre la mia. Il cerino acceso è rimasto in mano a Romagnoli. Non è pensabile che Valentini abbia prodotto un falso, esibendo un esplicito sms censorio di Romagnoli. Così come non è pensabile che Uva, nel mirino anche più di Tavecchio, abbia potuto commettere una sciocchezza di questo tipo, abituato com’è a gestire grane ben più complesse di questa. La scarsa chiarezza deriva dall’insipienza della direzione generale della Rai, che si è espressa debolmente con una smentita poco persuasiva. Quel messaggio di Romagnoli o è vero, come tutti pensano, o è falso. Conclusione: probabilmente Romagnoli ha commesso una ingenuità, attribuendo alla Figc un pronunciamento non credibile. Oppure la spiegazione è un’altra ancora, e chissà quale! Il silenzio non giova né a Romagnoli né ai vertici Rai. Valentini propone un giurì d’onore e ha ragione. Se censura c’è stata, è inaccettabile ma è d’obbligo indicare chi l’abbia esercitata. Se non c’è stata censura, lo sgarbo – professionale – è riprovevole proprio perché ha sollevato chiasso e polvere, un pasticciaccio che si poteva e doveva evitare.
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13.06.2016