“Capri è un simbolo da quando a metà dell’Ottocento diventò meta dei libertini di tutta l’Europa: l’isola dell’amore, luogo dove vivere felicemente ogni trasgressiva passione…” (Introduzione, dal libro di Roberto Ciuni, “I peccati di Capri”, New Deal editore).
IL CARATTERACCIO DI MALAPARTE
Curzio Suckert, in arte Malaparte, è il protagonista dell’ultimo capitolo del bel libro di Ciuni. È un libro di straordinario interesse, è del 1999, lo sto rileggendo golosamente, può essere un’occasione opportuna oggi, alla vigilia dell’estate. Ciuni rievoca, minuziosamente, la straordinaria estate del 1950: gli Stati Uniti impegnati nella guerra, la sfida mondiale tra Jack La Motta e Tiberio Mitri, la regina Elisabetta che mette al mondo una figlia, il misterioso assassinio di Salvatore Giuliano… E Malaparte che entra in guerra con gli abitanti di Capri. Perché li insolentisce rudemente, in un articolo per un pettegolo giornale parigino, France Dimanche. A commento di una sua drammatica vicenda sentimentale, privata. A caccia, cinicamente come quasi sempre, di chiasso e pubblicità.
JANE, L’AMERICANA CHE SI SUICIDÓ PER AMORE
Una giovane americana, Jane, come tante altre si innamorò passionalmente del fascinoso scrittore italiano, esibizionista e vanitoso come nessuno al mondo (era capace di impiegare una mattinata per scegliere la cravatta e la camicia più adatte al suo abbigliamento). Malaparte era un collezionista di flirt, presto si stufava e aveva una tecnica sua, di malagrazia, per farsi lasciare. Jane, molto bella, forse era bipolare e/o disturbata da un gravissimo incidente alla testa. Non gradì, si ostinò, non riuscì a coinvolgere Malaparte, infine si uccise.
LA PROVOCAZIONE DI MALAPARTE
Dopo la morte tragica della ragazza lo scrittore proclamò il suo amore e il suo rimorso, pur incentrando ingenerosamente il profilo della sua innamorata, riservato a France Dimanche, su una presunta condizione di follia. Era pentito, attanagliato da rimpianti nostalgie e rimorsi? Così appariva, leggendo il giornale francese. Ma un pittore per vent’anni suo amico (impertinente irriverente ingrato) dopo la morte di Malaparte lo sputtanò raccontando che (non solo) nelle storie d’amore Curzio era uno spietato calcolatore e desiderava solo e sempre essere protagonista, acclamato o chiacchierato, applaudito o vilipeso non importa. Nella triste vicenda, purtroppo, ci fu un brutto epilogo. Malaparte già non aveva un buon rapporto con i capresi: si rinchiudeva nella sua villa, non accordava confidenza a nessuno, era scontroso, altero. Nell’articolo dedicato a Jane, chissà perché coinvolse abitanti e frequentatori di Capri definendoli inetti, debosciati e cocainomani con molti altri sprezzanti insulti. Risultato: ci fu una mezza rivoluzione popolare e mondana e Malaparte fu costretto alla fuga, scortato dagli agenti.
VIGILIA DI ELEZIONI, AUSPICO CAMBIAMENTI
Sfiduciato dalla politica, non voglio parlare più di tanto di elezioni. Auspico cambiamenti, quindi Raggi a Roma e la candidata grillina a Torino, Parisi a Milano. Peggio di come è andata fino ad oggi non potrà andare. Per questo semplice motivo, per quanto riguarda gli Stati Uniti, Trump non mi fa paura, anzi.
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17.06.2016