“Ciò di cui i bambini hanno più bisogno sono gli elementi essenziali che i nonni offrono in abbondanza.
Essi danno amore incondizionato, gentilezza, pazienza, umorismo, comfort, lezioni di vita.
E, cosa più importante, i biscotti”. (Rudy Giuliani)
ATTUALIZZANDO… IN ATTESA DI ANTONIO
Mi hanno svegliato alle tre, mia figlia Marta era entrata in travaglio. Che bello svegliarsi e vestirsi di fretta con questa eccitazione addosso, attraversare in taxi le strade quiete della Roma notturna, sconosciuta, e piombare in clinica elettrizzato dall’evento imminente, per me assolutamente straordinario, anzi unico, come se prima di mio nipote non ci fossero stati altri miliardi e miliardi di bambini venuti al mondo, secondo natura.
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RIFLESSIONI IN SALA D’ASPETTO
E che brutto è stato sentirsi dire di andare ad accomodarmi in sala d’aspetto! Fino al momento X. Ma nessuno mi dice quando sarà. Ci sono persone che dormono, e russano, distese sui divani. Cerco di concentrarmi, ma non è facile. Mia moglie, Antonietta, ha avuto tre figli e quindi parla come se avesse una laurea in medicina, specializzazione ginecologia e ostetricia. È tranquilla. È esperta. Mi rassicura. Mia figlia Alice va a prendermi un cappuccino alla macchinetta: mai, giurerei, ne ho assaggiato uno più gustoso. Ma non riesco a mantenermi calmo. Penso di continuo a Marta, mi tornano in mente episodi di quando era piccina, mai avrei immaginato di assistere (ho una certa età, 74, lei oggi 28) alla nascita del suo primo figlio. Mi chiamava “onni”, accontentavo ogni capriccio o desiderio: dunque nella sua fantasia pensava che fossi onnipotente. Ora, invece, ho le lacrime agli occhi. Non posso fare nulla per assisterla, starle vicino. Che mi succede?
DOPO CINQUE FIGLI E DUE (QUATTRO) NIPOTI…
Questo non è un blog, non è un sito: è un diario, come ho scritto tante volte. Scuserete dunque – spero – i miei momenti di abbandono, le mie confidenze intime. Che mi succede? – mi sono chiesto. Ho avuto cinque figli: Giulia, Giorgia e Mario da Leda, la mia prima moglie. E due dalla seconda, Maria Antonietta: Marta e Alice. E poi Giorgia mi ha reso nonno, nel ’90, mettendo al mondo il mio adorato Nicolò (Marta, a due anni, era sua zia: una variegata famiglia…). Poi, ancora figlio di Giorgia, è arrivato Filippo, promettente campioncino di calcio. Di più: considero nipoti come gli altri anche Mattia, acquisito, figlio del primo figlio di Antonietta; e Riccardo, figlio di Tony, socio e braccio destro, che considero figlio mio. Insomma, Antonio sarà il quinto di una serie che si preannuncia lunga…
Ed eccomi al punto. Mai, in precedenza, ho assistito a un parto e mai sono stato presente al momento delle nascite. E – che nessuno si dispiaccia – ho avvertito, come questa volta, una emozione (commozione) simile. Perché?
EMOZIONE… SENILITÀ O SAGGEZZA?
Perché? Mi sono risposto con due ipotesi. La prima: la stoltezza, la superficialità, la rudezza della giovane età. E l’abitudine a nascondere i miei sentimenti, forse per reazione al pessimo, tormentato rapporto che ebbi con mio padre. Ora, in vecchiaia, non ho più il pudore che mi spingeva a nascondermi: piango, rido, sono esplicito… sono debolezze che arrivano dalla senilità? Oppure, seconda ipotesi: sto diventando saggio, da un po’ di tempo riesco a stabilire priorità, a distinguere l’importanza di ciò che mi succede, a far emergere finalmente la sottile sorgente di umanità che avevo sempre cercato di occultare (respingere). Chissà, credo che sarà proprio Antonio a indurmi a nuove scoperte di me, del mio profondo, come si diceva una volta.
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8.29… ANTONIO È NATO!
È nato. Non riesco a trattenere la gioia. Antonio: si chiamerà. Come il papà di Stefano, il mio meraviglioso genero, suo padre. E come un mio zio – Antonio Lanza, fratello di mio padre – che fu arcivescovo di Reggio Calabria. Non riesco ad aggiungere altro, è una felicità infinita. La più bella pagina del mio diario, da quando lo scrivo. A domani, lettori e amici cari.
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23.01.2017