“Cesare, parli di quel tale con molti nomi e cognomi. Ti ricordo che io mi chiamo Mauro Maria Romano della Porta Rodiani Carrara Raffo di Casa Savelli. Ciao, Mauro” (lettera di – brevemente – Mauro della Porta Raffo).
ATTUALIZZANDO… MA IL RECORD RESTA DI “QUEL TALE”…
Di “quel tale” (che poi – per precisione e rispetto – é il principe Dimitri Miesko Leopoldo Kunz d’Asburgo Lorena Piast Bielitz Bielice Belluno S. Palia Rasponi Spinelli Romano) ho parlato ieri: è un amico, non so se legato sentimentalmente, di Daniela Santanché: con tre nomi e dieci cognomi, forse undici se si voglia aggiungere “d’Asburgo”. Capisco la vanità del nostro amico Mauro, ma il record, chissà se è un record, resta imbattuto. Mauro della Porta Raffo era stato imposto nel mondo giornalistico da Giuliano Ferrara, che lo aveva battezzato “il Gran Pignolo”, per quella sua maniacale erudizione che lo induceva autorevolmente a correggere lapsus, svarioni, errori di noi poveri gazzettieri. Ed ecco il momento di sfidarlo: chi è il personaggio vivente (se vuole, anche defunto) in possesso del maggior numero di nomi e cognomi?
IL CASO MARÒ / GIRONE A CASA, É UNA VITTORIA?
Indubbiamente sì. Il tribunale dell’Aja ha stabilito che anche Salvatore Girone, tenuto in ostaggio da più di quattro anni dalla giustizia indiana, debba tornare a casa. Carlo Panella, scrive giustamente oggi su “Libero”, che l’India è tracotante, arrogante, inqualificabile… Aggiungo: si tratta davvero di un successo? Abbiamo subìto questa tracotanza, questa indiscutibile ingiustizia, per quattro anni. La nostra politica politicante, i vari governi non sono stati capaci di muovere, concretamente, un dito per assicurare un trattamento civile e un processo equo ai nostri due marò. Vero che peggio è successo di fronte all’arroganza degli Stati Uniti, che intercettava e forse tuttora intercetta i nostri governi, senza neanche chiedere scusa. O in Libia, per l’assassinio dei due lavoratori italiani. O in Egitto, per la scandalosa tragedia del giovane Regeni, massacrato: tuttora non abbiamo uno straccio di collaborazione da parte del governo egiziano e una persuasiva spiegazione. Comunque, giusto e umano partecipare alla felicità delle famiglie dei due militari italiani.
FELTRI DEBUTTA SU LIBERO. “BERLUSCONI È FINITO”
Aggiungerei un punto interrogativo, se l’amico Vittorio me lo consente. E scrivo prima di leggere il suo pezzo, sicuramente avvincente secondo il suo stile polemico e comunque coinvolgente. Il titolo, drastico, è: “Perché penso che Berlusconi sia finito”. Penso che Feltri conosca Berlusconi meglio di me, quindi mi stupisco, ancor prima di leggere. Io che lo conoscevo molto bene, fino al momento in cui il Cavaliere decise di entrare in politica, senza esaltarlo penso freddamente che prima di dichiarare finito Berlusconi bisognerebbe, come si dice, contare almeno fino a cento. È stato inimitabile, anzi unico, come imprenditore. Irresistibile come seduttore e persuasore. Politicamente, ha imparato in fretta: l’ultimo colpo di destrezza è stato aver spiazzato tutti gli infedeli, così li considera, suoi caporali o marescialli di destra, promuovendo Marchini. Logorato forse, finito mai. E se pensate che io sia un berlusconiano a corte, per l’ennesima volta vi dico che non mi considero né berlusconiano né cortigiano. E ve lo dimostro anche qui: Berlusconi non si arrenderà mai perché il suo sogno (di realizzazione impossibile) è di cancellare le numerose malefatte della vita privata, le macchie giudiziarie, e di farsi celebrare come uno statista. Poteva esserlo, ma non ce l’ha fatta. Ha avuto, prima dello Stato, almeno due priorità: la difesa della “robba” e le ragazze.
CURIOSITÁ / 1. UN LIBRINO CURIOSO SUI PARIOLI
In edicola ho trovato, a 12 euro, un libello di una sessantina di pagine, dal titolo “Accadeva ai Parioli molto, molto prima dell’incontro con Fiorello”. Editore Albatros, autore Mario Bartolozzi, il personaggio che “ha raggiunto una fugace, non certo desiderata, notorietà per essere stato investito il 3 marzo 2014 da Rosario Fiorello”. Questo si legge nella quarta di copertina. L’incidente è stata la molla per ripercorrere i suoi ricordi e metterli nero su bianco, per il periodo che va dal 1940 al 1961. Limitatamente al quartiere Parioli di Roma. Bartolozzi è nato nel 1941, mi sono incuriosito: i suoi ricordi partono addirittura da un anno prima della nascita? Potenza della memoria! Leggerò e, se troverò un senso, ve ne parlerò.
CURIOSITÁ / 2. RE-FUSI IN SCENA AL MANZONI
Sono stato informato solo adesso da una scrupolosa amica, e chiedo scusa perché l’evento mi sembra degno di una segnalazione: dal 19 aprile, per fortuna fino al 15 maggio, al Teatro Manzoni in via Monte Zebio (Roma), è in scena “Re-Fusi: combatti l’ignorantezza!”. Gli attori sono Saverio Marconi, Enzo Casertano, Fabio Avaro, Marina Lauria; la regia è di Vanessa Gasbarri, il testo di Roberta Skerl. Sono affamato, anzi avido, di tutto ciò che riguarda il nostro linguaggio, perciò attratto dall’ossessione del protagonista di questa proposta teatrale: i refusi e gli errori di stampa, tormento e angoscia di un correttore di bozze. In un momento di grave depressione, oltre ai refusi lo affliggono le scorrettezze e le insensatezze di questo folle mondo. Fino ad armarsi per reagire finalmente e sfogarsi con qualcuno… Corro a vederlo, vi riferirò.
a
FRASI FATTE / ROMPERSI L’ANIMA
Non so se è una frase fatta, forse solo un modo di dire. L’attenzione è attratta da uno “sbotto” di Sergio Marchionne, a proposito delle sofferenze della Ferrari: “Mi sono rotto l’anima…”. Sarò grato ai gentili lettori che volessero illuminarmi sulle radici di questa folgorante espressione. L’anima si può rompere? Pensavo che si potesse dare, aprire, offrire, sacrificare, negare… e non so cos’altro! Ma rompere? E come, signor Marchionne, lo chiedo a lei supremo manager di rotture di equilibri nella società finanziaria. Come si può fare, come si può subire? Per il colpo di un martello, di un pugnale, di una lama affilata? Mi dica, la curiosità persiste.
cesare@lamescolanza.com
03.05.2012