“Un muro è fatto per essere disegnato, un sabato sera per far baldoria e la vita è fatta per essere celebrata”. (Keith Haring)
“Muri bianchi, popolo muto!” (Star Walls, collettivo di appassionati lettori dei muri delle città)
ATTUALIZZANDO… FRAMMENTI DI REALTÀ
Mi piacciono le scritte sui muri, quando non trasferiscono stupidaggini di amore o di tifo calcistico. Mi piacciono quando sono testimonianze di disagi sociali e non hanno altri strumenti per protestare, mi piacciono quando (spesso con ironia semplice, efficace, popolaresca) trasmettono indignazione, ribellione, disperazione. È la vox populi, di cui ho scritto a lungo ieri. Farebbero bene la Casta, l’elite, la classe dirigente a guardare, riflettere, intervenire.
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IMPROVVISAMENTE, IN TIVÙ, LA VOX POPULI!
Potete immaginare la mia felicità, quando – stamattina – la vox populi improvvisamente ha fatto irruzione in tivù, in diretta, senza filtri – come auspico da anni. All’ Aria che tira, il programma condotto, su La 7, da Myrta Merlino. Questa conduttrice, salvo qualche bizzarro difettuccio (come bere goduriosamente il suo adorato the, alla facciaccia dei suoi ospiti e dei telespettatori), é esperta e preparata. E ha colto al volo l’occasione di un’intervista al capopopolo dei tassisti in sciopero. Cesare, così si chiama l’irresistibile tassista (e mi piace che si chiami così, come me!), dopo una iniziale reticenza – “perché voi giornalisti non dite mai la verità, avete detto che eravamo trecento e invece siamo tremila” – è esploso in una memorabile invettiva, verso il governo, con il sangue agli occhi per i diritti dei tassisti calpestati (hanno pagato una costosissima licenza e ora sono travolti da concorrenti privi di licenza, che fanno i loro comodi).
Poi, come un fiammifero che si accende, si sono uniti i vigili del fuoco e i venditori ambulanti…. Vox populi, neorealismo televisivo, in diretta la protesta degli italiani – una parte dei tanti italiani – privi di qualsiasi tutela. Evviva!
LA DISFIDA TRA L’AMACA E IL CAFFÈ
Continua la disfida tra le rubriche del “Corriere della Sera” e di “Repubblica“. Personalizzando: tra Michele Serra – “L’Amaca” – e Massimo Gramellini – “Il caffè”. Un punto a favore di Gramellini, che parla di un argomento di stretta attualità: il drammatico caso di quella madre che, stremata, ha chiamato i finanzieri. La solita domanda, anzi due. La prima: davvero si crede di alzare tirature e appeal dei giornali con queste rubriche in veste da camera? La seconda: i rubrichisti non potrebbero almeno dar fiato alla mia adorata vox populi?
IN RICORDO DI UN BRAVO GIORNALISTA
Mi scrive Massimo Donelli: “Poche righe per dirti che è morto a New York un carissimo amico, Marco De Martino. Corrispondente dagli Stati Uniti per Panorama prima e Vanity Fair poi, con qualche intervallo milanese in redazione sia a Mondadori che Marco era uno dei pochi giornalisti italiani di cui nessun collega parlava male. Sai perché? Perché aveva talento (un gran talento) ed era leale (sempre e comunque). Cronista tenace, si documentava meticolosamente e scriveva molto, molto bene. Un esempio di professionalità, insomma. Un uomo rispettabile e rispettato, di quelli che attraversano la vita con il sorriso cordiale del disincanto e gli occhi puliti della curiosità intelligente. Siccome tu ti occupi spesso di giornalisti, ho pensato di chiederti ospitalità per ricordarlo. Non penso vi siate mai incontrati. Ma, credimi, Marco ti sarebbe piaciuto tantissimo. Un caro saluto, Massimo.”
Rispondo: presumo che Marco De Martino fosse uno di quei tanti colleghi che sanno dare voce al popolo, senza sciuparsi in futilità. Peccato non averlo conosciuto!
MURALES/ NEL PROFONDO DELLA NOTTE
Nel profondo della notte,
quando tutta la città dorme,
mani frenetiche, alla tenue luce
d’un complice lampione,
si ritagliano spazi sui grigi muri di cemento
per appendervi la propria anima.
Sono spruzzi di fantasia,
colori vivi rubati ai propri sogni,
figure contorte, tormentate,
geometrie d’inquietante mistero,
sfoghi di esseri liberi che lasciano
messaggi ad un’umanità distratta.
Sarà una gara, forse una protesta
o il bisogno di esprimere un talento,
di colorare il mondo e rabbonirlo;
di certo questi anonimi pittori
esprimono un disagio e con quel mezzo
aiuto ed attenzione van chiedendo.
Poesia di Ignazio Amico
cesare@lamescolanza.com
16.02.2017