“Sono nel corridoio della camera mortuaria dell’ospedale. Sono in piedi davanti alla porta e Stefano è disteso. Ha con sé i libri di Borges, Szymborska, Dickinson e poi il suo: “Borges e Camilla. Gatti, amori e altri disastri”. Ha un micio in grembo e porta al collo la sciarpa sistematagli da Antonella Onori e Luisa Pellizzari, le due vestali della stefaninità” (Pietrangelo Buttafuoco, “Il Foglio”, 19 aprile 2016, in ricordo di Stefano Di Michele).
STEFANO DI MICHELE, STRUGGENTI I RICORDI
Se n’è andato, SDM, a soli 56 anni, accompagnato nel modo migliore che un giornalista possa desiderare: il rimpianto acuto e sincero dei suoi tanti lettori che lo conoscevano e apprezzavano esclusivamente attraverso la lettura; il ricordo struggente, privo di retorica e di enfasi, dei suoi compagni e colleghi, che lo frequentavano al di là delle ore di lavoro.
Ero uno dei tanti lettori che lo ammiravano: lo leggevo spesso, ora da qualche angolo del cuore spunta l’infantile rammarico di non averlo letto sempre. Per rimediare alla mia sciatteria leggerò il suo libro e tornerò ad avvicinarmi a quelli che amava. Non lo conoscevo, mi sarebbe piaciuto, ma trattengo l’impulso di dirlo. Leggendo con quanta tenerezza si esprimono gli amici che con SDM avevano confidenza, mi sentirei un intruso.
IL PERNACCHIO DI CARLO ROSSELLA
L’esilarante e anacronistica rubrica “Alta fedeltà” di Rossella è abitualmente pubblicata (ahimè), su “Il Foglio”, all’interno delle lettere dei lettori al giornale. Oggi le lettere (bellissime, di fine malinconia) erano incentrate sul cordoglio per la scomparsa di Di Michele. In mezzo a quelle lacrime spiccava un marchettino di Rossella per il film “Perfetti sconosciuti”, prodotto da Medusa, a cui Carletto è più che attiguo. A me è sembrato un pernacchio, una gaffe imbarazzante.
MINIMALISMI/ MILANO CENTRALE, PRINCIPE DI SAVOIA, TOTTI.
DETTO CIÒ…
Alla Stazione Centrale di Milano, all’ingresso dei binari, i tabelloni di arrivi e partenze sono collocati solo agli angoli opposti, con disagio non solo dei viaggiatori, ma anche degli addetti ai lavori. Perché? Al Principe di Savoia a Milano per andare alla toilette bisogna scendere un piano: spero che non vi scappi! Impossibile collocare un bagno al piano della reception, portineria, bar, ristorante? Sempre al Principe: la spremuta di melograno, ultima moda diffusa a Roma, non esiste nel menù. Ma perché tutti insistono a dire sussiegosamente “Detto ciò”, subito dopo non aver detto niente di importante e men che mai significativo, interessante, memorabile? Faccio il tifo per il Leicester e il Crotone: perché sono genoano, amo il calcio e le imprese difficili. E vorrei che la Roma fosse guidata da uno come Bernardini o Scopigno o Liedholm, non da Spalletti. Totti giocherebbe fino a cinquant’anni almeno dieci minuti e sarebbe decisivo.
cesare@lemescolanza.com
19.04.2016