“Il mondo è fatto a scale, chi è furbo prende l’ascensore.” (Marcello Marchesi)
“Si dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare.” (Roberto “Freak” Antoni)
“Risalire la china è tanto più difficile quanto più rapidamente la si è discesa.” (Roberto Gervaso, La volpe e l’uva, 1989)
“Raramente ci si spezza una gamba finché nella vita si sale faticosamente – ciò avviene quando si comincia a farsi le cose facili e a scegliere le vie comode.” (Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano II, 1879/80)
ATTUALIZZANDO… SU “LA VERITÀ”
Su “La Verità” (acquistate, diffondete!) pubblico, tra l’altro, una rubrichina, inventata dal mio amico Stefano Lorenzetto, dal titolo “Saliscendi”. Stamattina è uscita l’ultima puntata. Ve la propongo e vi chiedo suggerimenti e indicazioni.
CHI SALE E CHI SCENDE
PIPPO BAUDO
Nell’Italia della fallita rottamazione conduce da ottantenne Domenica in, invita il premier Paolo Gentiloni che prontamente accetta. Un duetto imperdibile. Il capo del governo impegnato a mostrare come si possa governare sobriamente, senza gli schiamazzi renziani, Pippo in gran forma come ai remoti esordi. Il giorno dopo tutti e due in prima pagina sui giornali.
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MAURIZIO CROZZA
Chi lo ha visto? I suoi fedelissimi simpatizzanti, me compreso, rischiano la depressione. Dopo la scialbissima, criticatissima prestazione al Festival di Sanremo, ci siamo ingegnati a cercare il canale 9 con il telecomando e ora ci chiediamo perché il comico più amato abbia deciso di lasciare La7. Con fiducia aspettiamo nuove invenzioni.
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URBANO CAIRO
È il nuovo re Mida: ciò che tocca, diventa oro. Pubblicità, giornali, tv, calcio. Nel Torino: il giovane Andrea Bellotti segna tre gol al Palermo e salta in vetta alla classifica dei marcatori, con 22 reti. La Nazionale ha trovato il goleador che aspettava e Cairo il «gallo» (così lo chiamano) dalle uova d’oro. Blindato con 100 milioni, ma forse ne occorrono 150.
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LUCA LOTTI
Non esiste peggior sordo di chi non vuoi sentire, il suo caso non è solo giudiziario, ma politico. Le dimissioni dovrebbero essere un gesto obbligato: così si usava, per opportunità, negli anni remoti di Tangentopoli, e anche più di recente. Il ministro dello Sport glissa, nicchia, rifiuta di staccarsi dalla poltrona. Perché? L’ostinazione nuoce soprattutto a lui.
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LEONARDO BONUCCI
Un bellissimo gol pareggia il vantaggio dell’Udinese ed evita la sconfitta della Juve. Risultato deludente, ma la prodezza è importante: pace fatta con l’allenatore, dopo un clamoroso incidente. Leo aveva sfanculato il mister: vuole fare l’allenatore, si esercitava, suggerendo ad Allegri i giocatori da sostituire (con reciproci improperi). In futuro si vedrà.
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OSCAR FARINETTI
Ha tre settimane (questo è il tempo che gli ha dato l’Antitrust) per fornire spiegazioni sui prodotti venduti online. Per l’inventore di Eataly, il vento soffia contro. Dipende forse anche dalla caduta – il 4 dicembre – del suo amico Matteo Renzi? C’è chi ha già colto segni di un’elegante presa di distanze. Chissà se basterà.
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CARO MATTARELLA, CARO GENTILONI…
Per le imminenti nomine nelle aziende di Stato, temo che assisteremo al solito, indecoroso, scenario di manovre, intrighi, compromessi tra le forze, politiche e no, del’irriducibile Casta. La speranza è che il governo, oggettivamente debole, possa fare della debolezza la sua forza, e che due gentiluomini (cauti ma onesti) come Gentiloni e Mattarella riescano a imporre la strada, sempre virtuosa, della trasparenza. Gentiloni, come capo del governo, ha un ruolo operativo. Mattarella no, ma come presidente della Repubblica è il garante supremo dell’equità e dell’onestà, della ricerca del bene comune.
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PRIORITARIA LA TENUTA DEL GOVERNO
Tuttavia non credo che ce la faranno per questo semplice motivo: per loro è prioritaria (intento discutibile, ma istituzionalmente ineccepibile e comprensibile) la durata del governo e saranno impegnati a evitare qualsiasi scossone e trabocchetto. E dunque, evitando – oggi – di entrare nella tempesta dei nomi che circolano, mi permetto di ricordare ai due presidenti, e di segnalare ai lettori, tre essenziali criteri per arrivare a scelte dignitose.
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TRE RIGOROSI CRITERI
Le scadenze riguardano (tra tante altre) Eni ed Enel, Poste e Finmeccanica (ora ribattezzata, con sperpero di denaro e di tempo) Leonardo. Il mandato Rai non scade, ma sarebbe opportuno metterci le mani, alla luce del l’inefficienza del suo leader. I criteri mi sembrano tre. 1. L’integrità morale e professionale. 2. L’indiscutibile competenza manageriale nel settore. 3. La disponibilità ad accettare compensi (e liquidazioni!) proporzionate ai risultati ottenuti: certe scandalose esagerazioni indignano l’opinione pubblica. Mattarella e Gentiloni, saremmo tutti davvero felici se riuscirete a difendere almeno questi confini.
cesare@lamescolanza.com
07.03.2017