“I posti a sedere sono tutti occupati e nessuno, in Italia, si alza volentieri e lascia libere poltrone o anche semplici seggiole. I posti in piedi, a parte la cattiva immagine, non si conciliano col mal di schiena. Meglio chiudersi in casa e aspettare che succeda qualcosa, o meglio ancora, niente.” (Sergio Vincenzi)
ATTUALIZZANDO… L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER GLI IMPAZIENTI
Sono d’accordo con il mio alter ego, Sergio Vincenzi. Guai ad essere impazienti, in Italia. Quanto a poltrone e seggiole, è vero, nessuno o quasi si toglie mai di mezzo da solo. Però gli italiani, brava e strana gente, ogni qualche lustro si stufano, fanno piazza pulita e a quel punto ogni accesso è possibile.
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MIO GENOA, TI CHIEDO SCUSA
Ieri, citando la scrittrice Maya Angelou (che suggeriva di vivere senza respiro) vi ho proposto un lungo elenco – che potrebbe essere chilometrico – di tante emozioni che ho vissuto. Incredibilmente, non mi è venuto in mente il Genoa. Arrossisco per la vergogna e mi chiedo perché. Le ipotesi sono solo due: o sono rimbambito fino al punto di dimenticare persino l’unica, vera e stabile passione di settant’anni di vita; oppure la bizzarra, nevrotica, ancorché positiva, presidenza di Preziosi è riuscita a tenere lontano il cuore e la mente. Per esser perdonato dai tanti miei amici genoani, ricorderò il momento in cui genoano diventai. Ero un bambino, appostato dietro la porta del Genoa in una partita di cui non ricordo nulla salvo questo episodio: negli ultimi minuti il nostro portiere si lasciò sfuggire di mano il pallone e incassammo un goal, irrecuperabile. Non ricordo se pareggiammo o fummo sconfitti, o, ipotesi remota, c’era un vantaggio che ci garantiva comunque la vittoria, fatto sta che il portiere, si chiamava Franzosi, “Nani” per gli amici, restò in ginocchio e scoppiò a piangere. Non ci crederete, ma lo stadio esplose in un grande applauso di solidarietà. Per me, fu una emozione fortissima.
Col tempo, ho capito che il Genoa non è una qualsiasi squadra di calcio, ma una categoria dello spirito. Il tifoso genoano è capace di applaudire i suoi giocatori, quando escono alla fine sconfitti per 5 a 0, in casa, dopo aver giocato una partita gagliarda. Il tifoso genoano, il giorno dopo la retrocessione in serie C (per una stupidaggine del presidente giocattolaio) è capace di esporre alle finestre e nei terrazzi l’amatissima bandiera. Però, anche, il tifoso genoano è capace di incazzarsi (infischiandosi della generale e retorica deplorazione) con la squadra, d’interrompere la partita e di pretendere le maglie dei giocatori – “non ne siete degni!” – se assiste ad una esibizione priva di agonismo, magari col cattivo odore di una silenziosa “combine”. Questo è il Genoa, questi sono i genoani: non ci importa più di tanto vincere o perdere, ci importa vivere, anzi esistere, batterci, con passione. Non è poco, è un insegnamento etico per la vita. E mi scuso ancora se ieri non ho ricordato tutto questo.
SONO NARCISISTA / COSA DICONO I GIORNALI DI OGGI?
Vi faccio una confidenza sfacciata. Tra le mie tante debolezze, con l’aiuto di amici intelligenti e comprensivi, c’è anche quella di far collezione di ricordi di ciò che è successo nel mondo, via via, seguendo i miei compleanni. A cominciare dalla nascita, nel 1942: sono pieno di libri, documenti, fotografie, quasi tutto riferito alla guerra che l’Italia di Mussolini si avviava a perdere catastroficamente. Vogliamo vedere insieme cosa dicono i giornali di oggi, settantaquattro anni dopo?
Ci sarebbe un complotto contro Renzi, un dossier per far saltare l’Ad dell’Eni Descalzi e indebolire ulteriormente il premier. / La tenera Raggi, al suo primo giorno da sindaco, porta con sé il suo bambino e gli consente di giocherellare sulla sua poltrona: che c’è di male (questo lo dico io)? Meglio bambini innocenti, in Campidoglio, che politici e ladroni di ogni sorta. / Alfano, che ha raccomandato il fratello per un posticino alle Poste, non si dimette: non è reato, per me solo una volgarità, non basta a scalzarlo l’indignazione degli italiani che mi piacciono di più. / Chi vincerà il premio Strega stasera? Non me ne può fregar di meno.
Una sbavatina, sul Foglio, del mio amico Carlo Rossella a favore di Giampaolo Letta, mi auguro inconsapevole. Per una “grande” cena di Medusa Film. Embè? Carletto è al di là di ogni immaginazione: che gli interessa, se Letta è Ad di Medusa e lui è presidente? Alta società! / Il mio adorato Corriere dello Sport (purtroppo non sono ricambiato) ormai li chiama Spallotta: una crasi di Spalletti, l’allenatore, e Pallotta, il presidente americano. Non credo che il neologismo li renderà più simpatici ai tifosi, molto delusi.
Le solite chiacchiere, parole al vento contro “l’odio razzista”, per il brutale assassinio del nigeriano che tentava di difendere la moglie dagli insulti di criminali teppisti. Tra qualche giorno sarà tutto dimenticato, speriamo solo che i responsabili siano individuati e condannati. / L’inesorabile solito casino sugli aiuti, ahimè indispensabili, alle banche – per evitare che vadano in difficoltà e siano fottuti i risparmiatori. Sommessamente, ricordo il circuito perverso di alcuni (molti? troppi?) istituti di credito: 1. La banca nasce per accogliere, tutelare i risparmi dei cittadini e dare credito a chi ne abbia bisogno e diritto. 2. Non lo fa. 3. A volte, crediti scandalosi vengono concessi a clienti astuti e inaffidabili, si registrano ruberie incalcolabili. 4. Raramente i colpevoli sono accertati e condannati. 5. Come si chiude il cerchio? Gli onesti risparmiatori, quasi sempre indifesi, spesso anche truffati, pagano il conto: la banca chiude oppure, per sopravvivere, il governo attraverso il fisco dissangua direttamente o indirettamente i comuni cittadini. / Sono stati assolti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, per i loro libri, sgraditi in Vaticano: una buona notizia.
Questo, più o meno, è tutto. L’amico Sergio Vincenzi, rieccolo, mi ha detto col suo sarcasmo abituale: valeva la pena vivere settantaquattro anni per godersi tutto ciò?
08.07.2016
cesare@lamescolanza.com