“Il pubblico di oggi è drogato di banalità. In uno spettacolo che è fatto tutto di canzoni la comicità ha già poco spazio. Se in più consideri che il pubblico dell’Ariston, case arrivato lì solo per seguire gli artisti che ama, non vuole sentirsi fare alcun discorso che esuli dal canto e anzi si arrabbia se glielo fai, comprendi perché i comici a Sanremo non funzionano… Dove non c’è cultura, partecipazione, l’autore è morto. Non ha elementi per far vibrare la gente, per poter esercitare una rabbia…” (Dario Fo, in un’intervista a Silvia D’Onghia, Il Fatto Quotidiano, lunedì 16 febbraio 2015).
ATTUALIZZANDO… CARLO CONTI, CONDUTTORE PERFETTO
Credo di conoscere Conti a sufficienza per dire che certamente comprende l’acuta analisi di Dario Fo e a Sanremo, tenendone conto, è stato un conduttore perfetto, dando al pubblico ciò che il pubblico si aspettava, né di più né di meno. Forse, per le ragioni esposte da Fo, poteva risparmiarsi la convocazione di qualche comico, del tutto inutile. Per il resto, perfetto: misurato, mai sopra le righe, equilibrato, attento a evitare scivoloni, rigoroso nelle presentazioni, educato verso tutti… Non è colpa sua se a Sanremo non c’è cultura, raramente si sono vissuti (ricordo le genialità di Paolo Bonolis) partecipazione e vibrazioni, emozioni e scintille di talento. Conti è un sublime professionista e non a caso, senza minimamente voler strafare, ha portato a casa il miglior risultato degli ultimi dieci anni, in termini di ascolto. Vogliamo aggiungere una puntina, evidente, di cinismo? Se il pubblico è intessuto di mediocrità, lui ha messo insieme la miglior mediocrità possibile. Se c’è uno che fa il passo secondo la possibilità delle gambe, questi è Conti. Difatti, ha già fatto capire che non concederà il bis richiestogli, per il 2016, da Giancarlo Leone (altro eccezionale campione ed esaltatore di mediocrità). “E’ impossibile – ha detto Carletto – ripetere i risultati di quest’anno…” e ha ragione: l’impresa, cioè le ripetizioni, non è mai riuscita né a Pippo Baudo né a Mike Bongiorno, né a Fabio Fazio né a Gianni Morandi. Prosit.
IL FESTIVAL E’ LO SPECCHIO ESAGERATO DELLA REALTA’
Da tempo sostengo, per altro ispirandomi a un genio della televisione, Angelo Guglielmi, che la televisione è uno specchio abbastanza fedele della realtà sociale. Qualche volta esagerando, altre volte con millimetrica precisione. Si impreca contro l’orrore e le lacrime, che si raccontano ogni girono in tv? Giusto, ma la realtà è più becera, violenta e sanguinosa di ciò che la tv riporta. Basta pensare ad alcuni incredibili delitti, nella memoria di tutti. O tragedie inimmaginabili, come la morte straziante della neonata di Catania, rifiutata da tre (tre!) ospedali. Ci si scandalizza perché la televisione è inzeppata di programmi sportivi e, peggio, di talk show politici, al limite del chiacchiericcio e dell’idiozia? Ma forse, in parlamento, succede qualcosa di diverso e di più intelligente? Infine, Sanremo. Mi rifiuto di pensare che gli italiani siano tanto intellettualmente mediocri, come lascerebbe pensare l’audience: un italiano su due (non in termini assoluti, uno su due tra quelli che vedono la televisione) si è appiccicato per cinque sere davanti al video, con mediocre spirito di critica, anzi apprezzando moltissimo la mediocrità dello spettacolo astutamente assemblato da Conti. In questo specchio un po’ deformante, fiduciosamente penso che si tratti di una esagerazione. Mi unisco a Dario Fo, a quelli che pensano come lui, ho scelto altri programmi, un buon film o una buona partita di calcio, un libro, i giornali. Nel frattempo perfino mia moglie – che mediocre non è – digitava le sue recensioni, con un mio collaboratore, Donato Moscati, anche lui niente affatto mediocre. Per quanto mi riguarda, da mesi ho annunciato che questa televisione non mi attira più: ho già fatto abbastanza danni, da autore, con astuzie simili a quelle di Conti. Ora, basta. Vorrei morire in pace.
FESTIVAL/ IL TRIO? CAMPIONE DI INGRATITUDINE
Da “La Repubblica” risulta che il Volo, composto dai tre tenorini che stanno sulle palle non solo alla metà degli italiani che non guardano il Festival, ma anche a buona parte di quelli che nel Festival ci sguazzano, il Volo non ha sentimenti di gratitudine. I tre ingrati furbetti hanno ringraziato il manager Michele Torpedine, mai hanno fatto il nome del loro grande inventore, Tony Renis, decisivo per il loro successo. Non basta. Sul “Corriere” il regista Roberto Cenci va oltre: “Li ho scoperti e messi assieme, peccato non li senta mai ringraziare”. Li aveva scelti per un talent da lui ideato, “Ti lascio una canzone”. Conosco Cenci, apprezzo la sua schiettezza: abbia lavorato insieme, qualche volta ci siamo scontrati, debbo dire che Roberto ha sempre avuto riguardo per la mia età, altrimenti poteva finire a schiaffoni – e probabilmente le avrei prese… E’ un grande regista, dice ciò che pensa, non si è mai lasciato intimidire, come si vede anche in questa occasione. Che dire? A rischio di essere noioso, insisto: mediocrità, pura mediocrità. La gratitudine notoriamente è il sentimento del giorno prima. Perché i tre tenorini dovrebbero distinguersi rispetto alla diffusa, mediocre ingratitudine di quella parte d’Italia a cui non vorrei appartenere? Cenci, che mediocre non è, si indigna. A lui e allo zio Tony la mia solidarietà senile. Crescendo, forse, il trio capirà che non sempre si vola e che la riconoscenza, furbetti come sono, potrebbe anche essere un’esternazione utile. Cosa costa dire grazie?
IL GARANTE E FAZIO: COMPENSI SI, FOTO DELLA VILLA NO
Penso che il compito del Garante della privacy sia improbo, anche impossibile: come tentare di fermare il vento con le mani, o asciugare il mare con un cucchiaio e un secchiello. Quindi, solo per curiosità, riferisco una sentenza del Garante, a proposito di Fabio Fazio: è lecito riportare la dichiarazione dei redditi di un personaggio pubblico, ma non si possono diffondere informazioni sulla sua residenza privata, a Cella Ligure. Tutto ciò a seguito di un ricorso presentato dal conduttore contro due importanti testate, Libero e Blitzquotidiano.it. E’ stupefacente che Fazio abbia avanzato il suo reclamo, per vari motivi, non ultimo una elementare conseguenza: si è accesa ulteriormente la curiosità pubblica, sia sui suoi compensi, sia sulla sua residenza. Solidarietà per Maurizio Belpietro e per Marco Benedetto, responsabili di due testate sempre scrupolose nel fare informazione.
IL NUOVO POTERE (RENZIANO) IN ITALIA
Spesso mi capita di essere interpellato: “Ma questi che comandano oggi e fanno il bello e cattivo tempo in Italia, chi sono? Come si fa per avvicinare il premier?”. Arrossendo, rispondo sinceramente: “Non lo so”. Eppure ho i numeri di telefono di Renzi e di altri suoi stretti collaboratori. Comunque, non certo con questa intenzione (soddisfare gli appetiti dei curiosi e degli scalatori), risponde “Il Fatto Quotidiano” di oggi. A firma di Emiliano Liuzzi e Davide Vecchi. Per entrare nel castello di Matteo, il ponte levatoio potrebbe essere alzato da: Luca Lotti, Maria Elena Boschi, l’avvocato Umberto Tombari, Marco Carrai, Filippo Bonaccorsi e la sorella Lorenza, Antonella Manzione, sorella di Domenico, il fotografo di fiducia Tiberio Barchielli, Filippo Sensi, l’avvocato Alberto Bianchi, neo consigliere dell’Eni, Marco Seracini neo consigliere dell’Enel, Michael Leeden (Renzi testimone di nozze al suo matrimonio), servizi segreti americani ed ex consigliere di Reagan, Fabrizio Viola, ad di Monte dei Paschi di Siena, il patron di Technogym Nerio Alessandri, Oscar Farinetti di Eataly. E, udite udite, last but not least, Sergio Marchionne. Ma in questo caso il problema si raddoppia, come arrivare al leader Fca? Buon divertimento, amici, e buona fortuna.
EXPO, LE CASE DEL CAMPIDOGLIO… SCANDALI SENZA FINE
“Biglietti taroccati e venditori fantasma, la truffa mondiale degli ingressi all’Expo”: ci mancava anche questa, nella tormentosa vicenda della manifestazione mondiale, che sarà inaugurata il primo maggio./ Sergio Rizzo sul Corriere della Sera denuncia: le case del Campidoglio in affitto a 52 euro, e il canone mensile dei 43.00 immobili di proprietà del Comune di Roma, che spende 21 milioni l’anno per usufruire di quasi 5.000 abitazioni… Caro Rizzo, una preghiera: ma se si riuscissero a raddrizzare tutte le ruberie, le incurie, le sciatterie, le rapine della gestione del denaro pubblico, quale sarebbe – in cifre – il vantaggio per le casse dello Stato? A parte la priorità indispensabile, morale, in che termini si riuscirebbe a ridurre il deficit, su cui tanti italiani piangono lacrime vere e anche coccodrillesche?
16.02.15