“Una lettera, nel momento in cui la infili nella busta, cambia completamente. Finisce di essere mia, diventa tua. Quello che volevo dire io è sparito. Resta solo quello che capisci tu.” (Cathleen Schine)
ATTUALIZZANDO… SPAZIO A DUE LETTERE, TIVÙ ED EUTANASIA
Oggi mi prendo qualche ora di riposo. L’occasione c’è: ho ricevuto due lettere interessanti, la prima, moraleggiante sul web, è di un mio affezionato e bravo discepolo, spesso presente nei nostri siti, Donato Moscati; la seconda, di un amico che risiede a Venezia e ogni tanto mi invia osservazioni interessanti. Questa volta, sull’eutanasia. Sono certo che, per un giorno, i lettori non rimpiangeranno le mie opinioni.
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LETTERE / 1. IL CINISMO DEL WEB DI FRONTE A DRAMMI E TRAGEDIE
Scrive Donato Moscati, da Roma: “Sono giorni particolari questi in cui nel mondo sta accadendo di tutto. Succede che martedì avviene la tragedia dei due treni in Puglia, succede che nel lutto televisivo e non, alcune reti decidano, giustamente, di variare i propri palinsesti. Succede a quel punto che il web si ribelli e si incazzi perché non andrà in onda la puntata di “Temptation Island”, programma di Fascino di Maria De Filippi che vede alcune delle coppie alle prese con tradimenti e tentazioni, come recita il titolo. La puntata viene rimandata a venerdì sera, ma il tragico destino del telespettatore, vuole che giovedì avvenga l’attentato a Nizza con 84 morti tra cui molti bambini, e come se non bastasse si abbatte anche la notizia del presunto golpe in Turchia: il programma viene ancora rimandato, tutto a discapito dello sfortunato spettatore. A quel punto il web insorge di nuovo, con messaggi tipo: “Non ha senso… cosa pensano di risolvere non mandandolo in onda?! Nulla… Ormai la tragedia è accaduta…non si torna indietro purtroppo”. Oppure: “Per me il rispetto alle vittime si porta in un altro modo, quanta gente muore in un modo tragico ogni giorno? Sospendendo la messa in onda di un programma non si risolve nulla e di certo i morti non ritorneranno in vita…Scusate ma io la penso così”. Tutto questo mentre alcuni autori del programma cercavano di spiegare, come se ce ne fosse bisogno, il perché di tali scelte, ribadisco giuste e condivisibili. Cos’è il rispetto? Per il pudore, per la morte, per la paura? Nei giorni in cui bisognerebbe fermarsi a capire dov’è che si è sbagliato, il popolo web-televisivo protesta per non aver visto lacrime, vere o presunte, su corna e infedeltà. La TV, quasi tutta, in questi giorni ha dato dimostrazione di avere ancora un’etica, una morale e un rispetto per il dolore, quello vero, raggelante, quello a cui spesso non si può dare una spiegazione, che nulla ha a che fare con lo show televisivo.”
LETTERE / 2. MODESTO CONSENSO ALL’EUTANASIA
Scrive Franco Bellino, da Venezia: “Ciao Cesare, oggi tu scrivi: “…infine, visto che non sono nato per mia volontà, vorrei avere la possibilità di decidere il momento di andarmene, quando capirò che non mi sarà più possibile vivere in modo autonomo e dignitoso”. Anni fa io scrissi: Ipotesi per una mia fine dignitosa. Decido io per me, non mi permetto di decidere io per altri e non permetto ad altri di decidere per me. Se però per attuare la mia decisione individuale fosse in quel momento necessaria l’azione di un altro individuo, se cioè io saprò che cosa voglio fare, ma non potrò fisicamente farlo, allora chiedo che il criterio perché l’altro agisca per mio conto (sia che questa azione sia una mia scelta che io possa comunicare, sia che questa azione sia una sua autonoma scelta per mio conto) sia uno solo: l’Amore. L’amore per me e l’amore per quella che sarà in quel momento la qualità della mia vita. Questo amore per la qualità della vita può anche essere il contrario del semplice prolungamento della durata della mia vita.
Appunti sparsi: che devo morire lo so, che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo lo so, e ho sempre vissuto come se… Le malattie sono nemici che voglio combattere, se ho qualche possibilità di vincere o quanto meno di controllare la sofferenza – non è la durata della vita che mi interessa, ma la qualità della mia vita di ogni giorno. La battaglia contro la malattia non posso combatterla io, la combattono per me i miei medici: lascio decidere a loro tattica e strategia – però decido io l’obiettivo. Se si può vincere, voglio vincere – se non si può vincere, però si può perdere con dignità – cioè sopravvivere dignitosamente – accetto di perdere con dignità. Se non si può vincere e nemmeno perdere con dignità (= vivere una dignitosa malattia), allora non voglio sprecare nemmeno un giorno della mia vita in una battaglia inutile. ‘Vivere con dignità’ per me vuol dire vivere libero e sereno. Libero da dolori che impediscano di pensare e di amare la vita. Sereno, cioè senza angosce che avvelenino ogni ora della mia giornata. In ogni caso l’ultima decisione in proposito è e sarà sempre mia e di nessun altro, finché potrò prendere delle decisioni e in qualche modo comunicarle. Premesso questo, non mi interessa conoscere diagnosi, prognosi e terapie: le lascio ai miei medici di fiducia. Purché si assumano l’impegno di rispettare sempre – e comunque vada – la mia scelta di fondo e la mia assoluta e totale libertà di decisione su di me e sulla mia vita.
Mi farebbe piacere sapere, Cesare, se condividi le mie parole e se puoi suggerirmi – anche cancellando e scrivendo tra le righe nel testo qui sopra – come essere più chiaro e soprattutto efficace. Grazie. Franco.” franco.bellino@francobellino.it
Rispondo: credo che non saprei scrivere nulla di più interessante e più efficace.
EDITORIA / 1. SODDISFAZIONE PER LA VITTORIA DI CAIRO
A un giornalista non può che far piacere che, nella disputa per il controllo di Rcs e quindi del Corriere della Sera, abbia vinto un imprenditore, Urbano Cairo, che di mestiere fa l’editore.
Dicono tutti che abbia il braccino corto. Meglio avere il braccino corto che mandare in rovina le aziende editoriali, come hanno fatto le lobby finanziarie e bancarie. So che Cairo, braccino corto o no, non ha mai licenziato nessuno e sono compiaciuto di aver scritto che Cairo, se e quando scende in campo, vince. E’ un falco prudente, rischia a ragion veduta. Naturalmente, è atteso alla prova più delicata della sua carriera – che varrebbe la pena di scrivere e rievocare.
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EDITORIA / 2. RUMORS SU NAPOLETANO, DE BORTOLI, MIELI, FONTANA, MENTANA
Si dice in giro che Roberto Napoletano lascerebbe a settembre la direzione de “Il Sole 24 Ore” per assumere un incarico – quale? – più prestigioso. Si dice che al Sole tornerebbe in pista per la direzione Ferruccio de Bortoli. Ma si dice che Sua Eminenza Ferruccio sia anche nel cuore di Urbano Cairo, per un ruolo di consulente ed amministratore: è stato il più autorevole e tempestivo critico della passata gestione del Corrierone, con prese di posizione polemiche, che compromisero il rinnovo del suo contratto. Oggi è in una piacevole sala d’attesa, come editorialista del giornale da lui diretto due volte e per più di un paio di lustri, nonché come ospite cardinalizio e benedicente in alcune trasmissioni televisive. Pensando a De Bortoli, non si può non inserire Paolo Mieli: anche lui a lungo (due volte) direttore in via Solferino, anche lui ospite d’onore nel circo dei talk show e – per di più – autore e presentatore di programmi di storia antica e recente. Nessuno sa specificare la qualità dei rapporti tra Mieli e Cairo. Intanto, il direttore è Luciano Fontana, che fa un buon giornale considerando le difficoltà interne ed esterne, con un profilo prezioso di professionalità e affidabilità. In pole position, forse ingolosito e forse no, è Enrico Mentana, conduttore del telegiornale di La7 e di ragguardevoli maratone in occasione di eventi tragici o elettorali. L’equazione tuttavia sembra troppo semplice e forse frettolosa per il rumor che lo riguarda: Cairo cambierà tutto in Rcs e al Corriere, quindi il prescelto sarà il suo miglior, attuale personaggio a La7. Possibile… Al Corriere o alla Gazzetta? Della rosea Cairo pregusta e annuncia un grande rilancio, a cominciare dal Giro d’Italia, assai meno redditizio rispetto al Tour de France.
Domani – se ci sarà spazio – mi permetterò di dare qualche consiglio disinteressato a Cairo, all’inizio della sua spettacolare e colossale avventura. C’è una grossa insidia per lui e forse – forse – non se ne rende conto.
cesare@lamescolanza.com
18.07.2016