“Rispetta il prossimo tuo come te stesso, e anche qualcosa di più”. (Leonardo Sciascia)
ATTUALIZZANDO… IL CASO TOTTI NON È SOLO UN EPISODIO DI CALCIO
Oggi mi occuperò quasi esclusivamente di Francesco Totti. Chiedo scusa a chi non è appassionato di calcio, e tantomeno tifoso della Roma, ma credo che la sua vicenda non sia solo una questione sportiva, ma estendibile a riflessioni importanti, per tanti aspetti della vita.
Per chi non lo sappia, Totti ieri, nella Roma, ha giocato – nel secondo tempo, quando è stato inserito in campo dall’allenatore – in maniera splendida: la sua squadra stava perdendo, Francesco, osannato dal pubblico fin dal suo ingresso in campo, ha ribaltato la partita e ha condotto la Roma alla vittoria, firmando il gol decisivo, su rigore all’ultimo minuto. Ma il punto non è questo. Il punto è che l’anno scorso Totti è stato volgarmente aggredito ed emarginato dall’allenatore – Luciano Spalletti – e dal presidente americano Pallotta, che volevano indurlo a smettere di giocare. Sostenuto dal pubblico e dai mass media, Totti si è imposto: è riuscito a trovare spazio per pochi minuti nelle ultime partite e con i suoi gol e altre prodezze ha trascinato la Roma in Champions League, un traguardo che sembrava irraggiungibile. Bravo e irresistibile, fino al punto di costringere Spalletti e Pallotta (sembra una gag, con quei nomi) a rinnegare la loro decisione e l’arroganza, e a rinnovargli il contratto anche per quest’anno (Francesco ha quarant’anni, un’età in cui i calciatori abitualmente, già da molto tempo, hanno appeso, come si dice in gergo, le scarpe al chiodo).
SOLO POCHE PAROLE SU FRANCESCO TOTTI…
Solo chi sia accecato dal tifo contrario o da una mediocrità esistenziale può permettersi di non riconoscere la qualità di questo campione. Dalla cronaca Francesco è entrato nella storia, dalla storia alla leggenda e dalla leggenda diventerà un mito, quando (purtroppo) smetterà di giocare. Ha vinto uno scudetto, ha vinto il campionato del mondo, ha segnato un numero inferiore di gol (per ora…) solo a quelli di Piola, è conosciuto e popolare in tutto il mondo. Quando gioca all’estero, il pubblico gli riserva una standing ovation, a prescindere. Ma la sua straordinarietà non è questa. La sua particolarità è di aver giocato sempre nella Roma, fin da ragazzo, sempre fedele alla sua maglia, alla sua città, rifiutando offerte sontuose che gli arrivavano sia dall’Italia sia da ogni angolo del mondo. Fosse stato un Higuaìn o un Pogba qualsiasi, avrebbe guadagnato (comunque è stramilionario…) cento volte di più, cento volte di più la sua fama sarebbe aumentata nel mondo, altri cento trofei avrebbe probabilmente vinto.
QUALCHE PAROLA IN PIU’ PER SPALLETTI, L’ALLENATORE
Mi era molto simpatico questo allenatore, è uno che si intende di calcio e ha saputo guidare le squadre a lui affidate. Ma negli ultimi tempi ho cambiato idea. La sua aggressività nei riguardi di Totti, l’anno scorso, mi è apparsa volgarissima, inaccettabile. Francesco, emarginato, non aveva sollevato nessuna polemica: in una memorabile intervista al Tg1, si era limitato a dire che i suoi rapporti con l’allenatore restavano confinati al “buongiorno e buonasera”. Apriti cielo! Spalletti è arrivato a cacciarlo dal campo di allenamento, lo ha denigrato, lo ha escluso dalla formazione, ma è stato costretto – chissà, confidando in un suo flop – a metterlo in campo negli ultimi minuti, con gli inattesi e splendidi risultati che abbiamo visto. Non basta. Dopo l’exploit di Totti, Spalletti ha fatto una precipitosa marcia indietro, fino a dire che Totti è in grado di giocare anche nei prossimi anni, chissà, anche fino ai cinquanta… Una commedia all’italiana, degna di Totò… Mi permetto di aggiungere che un allenatore, verso qualsiasi giocatore, non può permettersi di limitarsi a un rapporto “buongiorno e buonasera”. Un allenatore è retribuito per ottenere il meglio da ogni atleta e dalla squadra. Di più: verso Totti, per lustri e lustri il fiore all’occhiello della Roma in tutto il mondo, l’approccio doveva essere particolarmente attento e sensibile. Non so se Spalletti si sia comportato così di sua iniziativa o assecondando la linea del presidente americano, che non voleva rinnovare il contratto al campionissimo. Comunque sia, ha sbagliato. È una questione di rispetto.
QUALCHE PAROLA IN PIU’ PER PALLOTTA, IL PRESIDENTE
Chi sia questo Pallotta, proprietario della Roma e presidente, attivo o distratto, al di là dell’oceano, pochi lo sanno o lo hanno capito. Io, no. Una cosa sembra certa: è interessato solo alla costruzione dello stadio, un progetto miliardario. Quanto possa essere affezionato alla squadra, valutare il rendimento dei suoi manager e dei giocatori, non so proprio: sinceramente penso che abbia scarsa competenza e nessun sentimento (com’è suo diritto). Però una cosa è certa: intimare a Totti di chiudere la sua carriera, e per di più con quel crudo e diseducato approccio, è stato un errore gigantesco, incomprensibile, non condivisibile. Di più! Un’assoluta mancanza di rispetto.
ALESSANDRO VOCALELLI, UNO SPLENDIDO EDITORIALE
Sapete bene che i miei umori e i miei commenti non sono legati ai saliscendi di successi e insuccessi, che riguardano tutti prima o poi nella vita. Perciò condivido pienamente, apprezzo e vi consiglio di leggere l’editoriale di Alessandro Vocalelli oggi su “Il Corriere dello Sport”. È sempre frequente, nella vita e ahimè nei giornali, girare pagine, ignorare ciò che è stato, affidarsi al vento del momento. Nel caso Totti/Roma, tutti o quasi assecondano la ritirata grottesca di Spalletti e del club. Invece, mi sembra onesto e importante inquadrare la vicenda, così come ho provato a fare io, qui sopra. Nel suo editoriale Vocalelli riepiloga il caso in modo magistrale, aggiunge qualcosa di più: solo Spalletti è responsabile della polemica e di errori, che hanno danneggiato la Roma. Totti poteva essere schierato in campo contro il Porto, forse (ci giurerei, questo lo dico io, la Roma avrebbe evitato l’umiliante eliminazione dalla tanto ambita competizione; avrebbe evitato un pesantissimo danno economico). Condivido e vado oltre. Confortato dall’implacabile analisi del direttore del mio adorato quotidiano sportivo, aggiungo che forse solo Spalletti sia il maggior rischio ed ostacolo di fronte a un’augurabile grande stagione della Roma. E mi spiego. Penso che Spalletti sia, come si dice oggi, divisivo: il peggior difetto per un allenatore, o per qualsiasi condottiero. Non mi piace l’atteggiamento con cui Spalletti, nelle conferenze e nelle esternazioni, dia l’impressione di sentirsi uno che ha inventato il gioco del calcio. Non mi è piaciuto l’anno scorso, dopo la prima impresa di Totti, che abbia detto che i meriti erano della squadra, senza un riconoscimento chiaro al capitano. Non mi è piaciuto ieri che non abbia esaltato il suo campione e abbia preferito dire che Totti non gli basta, ma ha bisogno di altri due o tre Totti e spera di scoprirli, allenarli. Che vuol dire? Sono parole, ripeto, divisive. Era anche evidente, per l’espressione mimica, che il suo smacco – di fronte alla sfida stravinta da Francesco –gli pesi molto, anzi moltissimo.
Corre voce che Spalletti, quando allenò per la prima volta la Roma, anni fa, avesse con Totti un difficile rapporto. Un mio amico, amico di Spalletti o di un suo amico, mi riferì una battuta divertente dell’allenatore: “Come faccio ad allenare una squadra, in cui debbo aspettare che Totti mi dica al giovedì se abbia voglia di giocare o no, e al venerdì, eventualmente, in quale ruolo preferisca giocare?”. Chissà se è vero! Ma queste sono chiacchiere, gossip: ne scrivo per divertimento, e anche perché Vocalelli e la sua ottima redazione, probabilmente, ne sanno assai di più. Com’erano i rapporti tra l’allenatore e il campione, la prima volta che si incontrarono? Ecco il tema di un reportage, che leggerei molto volentieri.
CONCLUSIONE / RISPETTO E BUON SENSO
Ho scritto che la questione va al di là dei confini dello sport. E concludo: il rispetto è essenziale, sarò vecchio e esageratamente tradizionalista, ma penso che i figli debbano avere rispetto per i genitori, i nipoti per i genitori e per i nonni; e comunque che si debba rispetto a chi abbia ben agito nella vita e abbia diritto ad essere rispettato. Dunque penso che Totti avesse diritto a un trattamento rispettoso, ciò non è stato e lo sgraziato approccio di Spalletti e Pallotta non possa essere dimenticato dai simpatizzanti della Roma e da coloro che amano lo sport e credono in certi valori. Allo stesso modo, penso che Renzi – è il primo esempio che mi viene in mente – abbia sbagliato di grosso nella sua delirante volontà di rottamazione di tutto ciò che il passato abbia rappresentato (salvo poi smentirsi, a beneficio di alcuni favoriti e/o cortigiani). Così come mi permetto di deplorare chi non abbia rispetto per – che so – grandi pittori, scrittori, musicisti, politici (pochi, ahimè), grandi dirigenti di aziende e quant’altri abbiano indiscutibilmente mostrato grandezza nella loro attività o quantomeno comportamenti meritevoli o apprezzabili. Così come Totti, anche ieri, ha mostrato di avere – nel suo mestiere – qualità e ingegno superiori.
cesare@lamescolanza.com
12.09.2016