“La grande politica è quella delle risoluzioni audaci.” (Camillo Benso, conte di Cavour)
“Dietro ogni impresa di successo c’è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa.”
(Peter Ferdinand Drucker, economista e saggista austriaco)
“La politica è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda.”
(Paul Valéry)
“C’è poca scelta tra le mele marce.” (William Shakespeare)
ATTUALIZZANDO… 50 GIORNI DOPO LE ELEZIONI
La lentezza nelle consultazioni per il nuovo governo provocherà conseguenze pesanti nell’elettorato. Bisogna essere doverosamente schietti, un mese e più di venti giorni dopo il 4 marzo, e senza timori reverenziali: l’argomento è molto grave.
LA LENTEZZA DI DI MAIO E SALVINI
C’è già – di fatto e da molto tempo- una grande esasperazione verso la classe politica: continuare a inasprire le diffidenze e la sfiducia potrebbe diventare un grave errore, forse irrimediabile. Ho già deplorato, in questo diario, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Gli italiani che hanno votato, ma anche quelli che non hanno votato, potrebbero ragionevolmente pensare e dire: “Signori, avete avuto il consenso che volevate. Ma sono passati quasi due mesi dal voto e non avete combinato nulla! Probabilmente non avete né attitudine né vocazione per governare”.
MATTARELLA POTEVA ACCELERARE
Poi, bisogna riconoscere che anche il Presidente della Repubblica ha contribuito in misura evidente alla lentezza. Sergio Mattarella ha dato due incarichi esplorativi, possibile che non ci fosse spazio per un incarico pieno e politico? E poi, diciamolo, questa vecchia e insopportabile consuetudine dei mezzi incarichi, esplorativi o come diavolo si voglia chiamarli, ci hanno stufato: fanno parte esattamente di tutto ciò che tiene lontana dalle istituzioni gran parte degli italiani. Che cosa mai possono fare gli “esploratori” al di là delle facoltà, dei compiti e – va detto – dei diritti e doveri del Capo dello Stato?
E ANCHE BERLUSCONI E RENZI
Infine, alla lentezza hanno contribuito anche Silvio Berlusconi, con i suoi astuti tatticismi, con lo show verso Salvini e gli insulti ai Cinquestelle ; e Matteo Renzi, che ufficialmente non c’è, ma nella realtà c’è, eccome. Ed è di buon senso concludere che le mosse (certo non concordate) di Mattarella e Berlusconi rischiano di portare a un incredibile traguardo: resuscitare Renzi, sconfitto, e quel che resta del Pd, comunque del “suo” Pd.