“I democristiani si dividono in tre categorie: gli interni, gli esterni, e gli eterni” (Oscar Luigi Scalfaro)
ATTUALIZZANDO… TRA I TANTI, GIANCARLO LEONE
Ricordo che in un’intervista, e a anche in altre occasioni, definii Giancarlo Leone un purissimo, eterno democristiano. Leone è stato, e forse è ancora, un alto dirigente della Rai: in particolare quando era coordinatore dei programmi di intrattenimento (bizzarro reparto inventato, presumo, apposta per lui) e come direttore della cosiddetta rete ammiraglia, per anni fece sempre il possibile per ostacolare la mia collaborazione in Rai. Sempre con il sorriso in bocca, parole melliflue – ovvero intrise nel miele – e con i pretesti più vari. Tanto per dire del suo carattere, mi ringraziò per la mia definizione sulla sua democristianità, dicendomi che si trattava di un elogio meraviglioso, e chissà, forse sì forse no, se lo riteneva davvero.
L’INVULNERABILE DEMOCRAZIA CRISTIANA
Seguendo un programma televisivo in cui era citata la battuta di Scalfaro, tutto questo mi è tornato in mente. Ero e sono convinto che alcune caratteristiche hanno reso per lustri invulnerabile la supremazia politica della Democrazia Cristiana. E che, anche dopo il vulnus di Tangentopoli, nonostante l’apparente decadenza e disfatta, l’Italia sia un Paese sostanzialmente democristiano. Non mi avventuro a dire se questa supremazia, indiscutibile, sia un bene o un male: il discorso porterebbe molto lontano. Mi limito a elencare quelle caratteristiche, che considero fondamentali, virtuose o malefiche che possano essere considerate, secondo i punti di vista.
La Democrazia Cristiana ha esercitato la sua supremazia non solo per l’utilizzo variabile del valore della democrazia e della cristianità, ma soprattutto per la superiore capacità di accontentare, o fingere di accontentare, tutti i partiti e tutte le fazioni, mantenendo comunque il boccino in pugno. A seguire, la capacità di proporre e accettare compromessi, a patto di non rinunciare mai al comando: fino a scivolare sul celebre “compromesso storico” con il Partito Comunista di Berlinguer (e Aldo Moro vi lasciò la pelle).
A seguire, la capacità di trovare equilibri incredibili e imprevedibili (ricordate le “Convergenze Parallele”, inammissibili nella geometria scolastica, ma non in quella politica?) tra la messa cantata e la sacrestia, il pulpito e il marciapiede, il sacro sempre celebrato e il blasfemo raramente rifiutato: in poche parole la convivenza tra Don Camillo e Peppone, secondo le arguzie realistiche di Guareschi.
PERBENISMO E SCANDALO
A seguire – ma forse sono ripetitivo – il fiuto, sempre salvandosi l’anima, di conciliare il perbenismo con ciò che appare scandaloso… e potrei continuare. Il punto è che la Democrazia Cristiana non è un partito politico, ma una indistruttibile condizione psicologica, una predisposizione per non dire una ispirazione a fare ciò che si vuole, a predominare, adattandosi ad ogni circostanza. Ci sono state ed oggi ancora ci sono esagerazioni temerarie, che prima o poi vengono corrette, secondo tradizione. Per esempio, Renzi: certamente è democristiano, ma forse sta esagerando sia per la conquista di ogni strumento di potere, senza indulgenze e tolleranza verso gli avversari; sia per spericolate incursioni in delicatissimi angoli della coscienza cattolica, come ha fatto qualche giorno fa, imponendo la legge sui diritti civili. Solo vivendo sapremo se il Premier sarà riuscito ad aggiornare, temerariamente, la democristianità sua personale e di coloro che lo sostengono, oppure se da certi eccessi risulterà sconfitto.
A PROPOSITO DELLA LEGGE SULLE COPPIE DI FATTO
Come sempre, con schiettezza, tengo a dire la mia opinione senza giri di parole. Per il valore insopprimibile dell’uguaglianza, mi fa piacere che questa legge sia stata imposta, sia pure con la richiesta di fiducia da parte del governo, senza dibattito in Parlamento (ancora una volta non rispettato). Ma la legge è orribile per inadeguatezza e lacune, oltre che per lasciare via libera alle adozioni, pur senza averle sancite in questa occasione. Quanto alle lacune, e alle contraddizioni rispetto alle coppie di uomini e donne, cito solo quelle che mi vengono in mente, tra le tante: chi è bigamo non è punibile; l’assenza di attenuanti in caso di complicità e correità con il coniuge, a differenza di ciò che è previsto per le coppie maschio / femmina; le deficienze in caso di malattie, eredità, eccetera… Spero dunque che la legge sia completata e integrata.
UDITE UDITE… ANDRO’ A PRANZO CON ROSSELLA
Casualmente, credo per un lapsus del telefono, ho parlato con Carlo Rossella, esternando per l’ennesima volta, a voce il tormentone sulla sua scommessa non pagata: per la precisione, un pranzo, in palio per le previsioni, da lui sbagliate, su un turno elettorale di qualche anno fa. Poca cosa! Per di più, un pranzo da pagare in tandem con Marco Benedetto. Ebbene, nuntio vobis gaudium magnum: Carletto è in partenza per la Cina, ma si è impegnato al ritorno a invitarmi all’Hassler per offrire, direi con stile principesco, il dovuto. L’invito è esteso a Marco, che sarà ospite anziché condividere la pena del conto.
Temo che questo lieto fine mi porrà in imbarazzo di fronte alle mie continue ironie su Carlo: mai entrare in confidenza con i propri bersagli. Già pochi giorni fa ho perduto nel mio target Myrta Merlino: come potrei parlarne velenosamente, da quando mi ha rimproverato di essere implacabile anche durante una sua (per fortuna passeggera) malattia? E ora mi perdo anche Rossella 2000! Che tuttavia, come ho scritto in tempi non sospetti, considero un amico e mi arrabbio con lui perché lo considero incompiuto: dalle sue qualità avrebbe potuto, e dovuto, trarre molto di più. Glielo spiegherò a pranzo, posto che non si tiri indietro – non sarebbe la prima volta.
LIBRI / CONSIGLI PER IL WEEK END
1) Ciro Amendola: “Non ci credo, ma è vero. Storie di ordinaria burocrazia”, Historica editore. Amendola è il protagonista inventato dalla fantasia di Alfonso Celotto, un esimio e giovane giurista, incline alla scrittura e Amendola, come lui, è un fedele e scrupoloso servitore dello Stato… nonché appassionato di cucina vini smorfia scaramanzie gioco del Lotto, e , ovviamente, tifoso del Napoli. Se, in particolare, apprezzate l’ironia, per voi sono pronte due ore, non di più, di piacevole lettura.
2) Bernardo Bertoli e Fabio Corsico: “Manager di famiglia. Come i manager vengono scelti e hanno successo nel capitalismo familiare”, editore Gruppo 24 Ore. Conosco Corsico, direttore delle relazioni istituzionali e sviluppo di Caltagirone, inserito nei cda di varie società e banche, ex capo della segreteria del ministro dell’Economia e Finanza, ex Enel e Infostrada… e certamente dimentico qualche decina di altri suoi incarichi. Credo che non riuscirò a leggere più di dieci pagine del suo libro, troppo dotto, complicato e tecnologico: tengo molto al controllo dei nervi e della mia (modesta) ragione. Ancora: quando dirigevo giornali, mi incazzavo furiosamente se sul tavolo mi arrivavano titoli con ripetizioni nei sommari: in questo caso, manager e famiglia / familiare. Ma queste saccenterie non contano nulla di fronte allo sgarbo che Corsico mi ha usato, presentando il suo libro a Milano alla stessa ora in cui lunedì presentavo il mio, dedicato a Kafka. Per altro altre presentazioni, per malefica coincidenza, erano previste, Letizia Moratti in primis. E sapete cos’è successo? Alcuni illustri colleghi, per tenerezza non faccio i nomi, si sono sdoppiati correndo da me, da Corsico e dalla Moratti o viceversa, per non scontentare nessuno. Comunque, Fabio caro, tiè: ho salvato il mio centinaio – scarso – di amici e sostenitori venuti ad ascoltarmi. Al di là degli scherzi, sempre leciti tra amici, raccomando il libro ai tanti ambiziosi manager in carriera, che vogliano imitare le gesta di Bertoli & Corsico. Oserei dire, istruttivo e forse fondamentale anche per coloro che hanno già raggiunto, in carriera, posizioni prestigiose.
3) Antonio Zequila: “Il pescatore di Amalfi”, Viola editrice. Qui il mio divertimento è di unire, contaminare si dice in gergo, i nomi di prestigio precedenti con quello di Zequila, famoso anche come “er mutanda”, protagonista di memorabili scontri televisivi nei reality e nei talk show. Forse ricorderete la massima prodezza, quel pomeriggio in cui riuscì a far punire Mara Venier, conduttrice di “Domenica In”, per uno scontro con il cantante Adriano Pappalardo, che aveva osato dire o insinuare qualcosa sulla mamma. Insulti reciproci, colluttazione sfiorata o consumata, non ricordo. (Se vi diverte, potete rivedere quei momenti su YouTube). Insomma, la mamma è intoccabile, ce n’è una sola! Il librino è divertente, spontaneo, naif: anche questa è l’Italia. Non si vive dei soli diagrammi di Corsico o delle mie riflessioni su Kafka. Bravo Zequila, la simpatia è intramontabile.
cesare@lamescolanza.com
13.05.2016