OGGI VI DICO CHE… LE RECENSIONI

“Come noi stimiamo le nostre opinioni, considerandole utili, nel caso che siano ammirate dagli altri ed anche quando non lo sono, nello stesso modo dobbiamo stimare le opinioni altrui, purché ne siano degne.” (Epicuro)

“Spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa.” (Lucio Anneo Seneca)

“I libri che recensiva, li leggeva solo in seguito. Così sapeva già quello che ne pensava.” (Elias Canetti)

“Recensioni. Un male necessario.” (Luigi Mascheroni)

ATTUALIZZANDO… VITTORIO FELTRI E IL MIO LIBRO

Come si dice (erroneamente) che cane non morde cane, anche i giornalisti non sono oggettivi quando scrivono dei loro colleghi. Mi riferisco a una lunga recensione che Vittorio Feltri ha dedicato, in prima pagina sul suo giornale, Libero, al mio ultimo libro, “Questa è la (nostra) stampa, bellezza”. In sintesi, giudizi temerari su ben 130 giornalisti, famosi e no, che ho conosciuto direttamente.

 


(PURTROPPO) NON SONO CRESCIUTO A COSENZA

Rispetto le valutazioni di Feltri su di me: non ho capito se sia prevalente il sarcasmo o un’attenzione addirittura affettuosa. Mi limito a piccole correzioni: sono nato a Cosenza, ma (purtroppo, adoro la mia terra) non sono cresciuto lì, bensì a Genova, la mia città adottiva, ugualmente amata. È una inezia, forse, ma ci tengo, a questa precisazione.

 


UNA VECCHIA PANTEGANA?

Feltri mi definisce una vecchia “pantegana”: passi per la vecchiaia – ma non siamo coetanei? – però pantegana, secondo i dizionari, significa “un grosso topo di fogna”. Non è eccessivo? In altre circostanze, uno si offenderebbe o replicherebbe con un insulto proporzionato. Lascio il giudizio ai lettori (se sono interessati), preferisco sorriderne. Ho ben altre preoccupazioni, come sanno quelli che mi sono vicini. E poi, se cane non morde cane, anche le pantegane – immagino – non si azzannano tra di loro.


AL CORRIERE D’INFORMAZIONE…

Vero che al Corriere d’Informazione, più di 40 anni fa (ma non fui affatto licenziato!) davo maggior spazio ai giovanissimi talenti che avevo assunto, De Bortoli e Massimo Donelli, Gian Antonio Stella e Francesco Cevasco, Gigi Moncalvo e altri.

 

 

 


QUELL’ INCREDIBILE RANCORE…

Ma non è vero che Vitt non mi portò rancore: solo dopo vent’anni – venti! – mi confidò di avermi detestato, o odiato, con tutto il cuore. E io, giuro, porto il rimorso (professionale) di non aver capito la sua qualità.

 

 

 


MA CHI SOFFRE DI AMNESIE?

Infine. soffrirei di amnesie? Chissà! Dimentica, lui, che eravamo diventati amici, per lustri, e mi ero anche affezionato: mi aveva anche accolto come collaboratore in un paio dei suoi giornali (ne ha diretto una decina, ha scritto con ragionevole orgoglio, presumo per sottolineare la sua superiorità, che certo non discuto).

 

 


NON RIESCO A DIMENTICARE UNA CERTA CENA

Infine, alcuni mesi fa, a cena, mi insultò in maniera mortificante, a lungo. Non replicai, ero sbigottito, non ho capito il suo inaspettato stato emotivo. Mi dicono – lo ha anche scritto in questa occasione – perché era irritato dalla mia stima verso la “sua” Melania Rizzoli. Sarà. Ma non potete neanche immaginare la violenza di quegli insulti. E non dimentico. Lui si? Ringrazio per l’ampia recensione. Però, mi aspettavo una mezza parola di scuse, almeno di rincrescimento.

 

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