“L’uomo viene ucciso più dal cibo che dalla spada, ma le istituzioni vengono uccise dal ridicolo.” (Francesco Cossiga)
“Se cambia la musica, cambieranno anche le istituzioni più importanti.” (Platone)
“Le leggi e le istituzioni, al pari degli orologi, devono periodicamente essere pulite, ricaricate e regolate sull’ora esatta.” (Henry Ward Beecher)
ATTUALIZZANDO… OGGI ALLA FARNESINA
Detesto visitare i palazzi ministeriali, soprattutto ma non solo per motivazioni pasoliniane: mi seccano le attese, la necessità di fornire un documento, la targhetta “ospite” da mettere in evidenza. Tuttavia non sfuggo al fascino dell’autorevolezza e dell’imponenza architettonica. Oggi, per la seconda volta, sono andato al Ministero degli Esteri, per incontrare un alto suo rappresentante, di cui per riservatezza non dirò il nome. Il palazzo è impressionante, mi chiedevo quante persone ci lavorino, non nascondo una sfumatura di soggezione. Ma anche di estraneità: il cittadino si sente estraneo alla magnificenza e alla complessità di questi edifici. Sarebbero augurabili iniziative per consentire a noi comuni mortali la possibilità di accedere mostre, feste, manifestazioni culturali e quant’altro. Comunque, con rispetto e per omaggio al mio interlocutore, debbo aggiungere che l’incontro è stato molto affabile e cortese. Aggiungo che il ministero fu progettato dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo, negli anni del fascismo, e fu originariamente pensato come il palazzo del Littorio, sede di rappresentanza del Partito fascista. Avrebbe dovuto sorgere sull’allora via dell’Impero, oggi dei Fori Imperiali. Deve il suo nome di Farnesina agli antichi possedimenti della famiglia Farnese nell’area che lo ospita.
EUGENIO SCALFARI DIXIT (BONTA’ SUA)
Non ditemi che il vecchio Scalfarone non sia un’istituzione. Anzi, alcuni di voi mi rimproverano perchè mi occupo spesso in modo impertinente di lui. Ve lo giuro, lo faccio con simpatia, stima e rispetto. Ma quando è troppo, è troppo. Non basta l’età – Eugenio, beato lui, è ultra novantenne – a giustificare alcune sue esagerazioni. Ha avuto sempre il vizietto di suggerire al colto e all’inclita il da farsi, secondo il suo intelletto e desideri. Ma da molti anni esagera, molti lettori, ahilui, se ne sono accorti e hanno abbandonato la sua creatura, “la Repubblica”. Una volta, i suoi predicozzi domenicali attiravano decine e decine di migliaia di seguaci: oggi non più. Vengo al punto: due settimane fa, Scalfari invitava Francesco a beatificare Pascal e Spinoza, non solo, ma di farlo anche al più presto! Inoltre, invitava Renzi, il suo discolo e disubbidiente allievo a fare cinque scelte: non optare per un voto anticipato; non voler fare il Premier; allearsi con tutte le sinistre; promuovere l’Europa; sbrigarsi per le decisioni sulla legge elettorale.
Segnalo un curioso lapsus: ad un certo punto Scalfari scrive “il segretario sarò lui”. Un errore di stampa o una immedesimazione freudiana? In più il Fondatore ha una piccola esigenza: promuovere un’assemblea mondiale di tutte le rappresentanze della religione islamica (figuriamoci, un miliardo di fedeli).
OBAMA, INVITATO A MILANO
Ci sarà occasione di parlarne più accuratamente. Mi limito a dire: il compenso annuale dell’ex Presidente degli Stati Uniti era di 400mila dollari l’anno, il più alto nel mondo. Uscito dalla Casa Bianca, come quasi tutti i suoi precedessori, anche Obama gira per il mondo per incontri, conferenze e altri pretesti. Il suo cachet si aggira su 350/400mila euro. Anche limitandoci a uno/due viaggi mensili, guadagnerà dieci/venti volte la sua retribuzione di Presidente. A Milano, un astuto imprenditore – mi dicono – ha organizzato una cena, a prezzo di 850 euro per la prenotazione. Nelle contraddittorie cronache dei giornali, si legge che i posti erano 1500, altrove 3500. Nel primo caso, un incasso di un milione 275mila; nel secondo, quasi 3 milioni. Vogliamo fare 2.500 e non ne parliamo più? Due milioni e rotti, e tutti – forse – contenti. Il sindaco di Milano gli ha dato le chiavi della città (gratis, temo).
SPALLETTI? NON HO PIU’ PAROLE
Al termine della partita con il Milan, in conferenza stampa, l’allenatore della Roma Luciano Spalletti ha detto: “se tornassi indietro, non verrei mai ad allenare la Roma”. Il riferimento è ai commenti di tifosi e giornalisti sull’assurdità con cui ha gestito il caso del campionissimo Francesco Totti. Non ho più parole. Invece di ringraziare l’accoglienza e la pazienza dei romani, e di Totti, l’allenatore fa la vittima e si dice estenuato da legittime, ragionevoli e per me giuste disapprovazioni. Qualcosa da dire per la verità ce l’ho: spero che lasci presto Roma e la Roma e vada ad allenare altrove.
IL GATTOPARDO
Da oggi, ogni tanto, – per gentile concessione dell’archivio Riccardi–Agrpress – pubblichiamo alcune fotografie di personaggi ed eventi memorabili. In questa immagine, Bart Burt Lancaster, Paolo Stoppa, Claudia Cardinale e Alain Delon… non ditemi, includendo Luchino Visconti e Giuseppe Tomasi di Lampedusa (autore del romanzo da cui fu tratto il film), che non siano figure istituzionali. Il film è del 1963, vincitore della Palma d’Oro al 16° di Canna.
08/05/2017