“Per capire, mi sono distrutto” (Fernando Pessoa)
“La presunzione può portare all’autodistruzione” (Esopo)
“Niente è più comune di un potenziale sprecato” (Howard G. Hendricks)
“Oh, se sapessi dov’è la strada che torna indietro, la lunga strada per il paese dei bambini” (Dietrich Bonhoeffer)
“È meglio fare delle stupidaggini che vivere risparmiando energie” (Gerard Deaprdieu)
ATTUALIZZANDO… IL CASO CASSANO
Antonio Cassano disputerà un’ottima stagione nel Verona. Non mi impressiona più di tanto la sua ultima sceneggiata: l’annuncio di voler lasciare il calcio è, subito dopo, il ravvedimento. Cassano è un campionissimo e continuerà ad esserlo finché giocherà.
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IL FASCINO DELL’AUTODISTRUZIONE
Ammetto di non essere oggettivo: lo ammiro e stimo da sempre, da quando, alla fine degli anni novanta, lo scoprii in tivù. Aveva giocato – nel Bari – una partita straordinaria contro l’Inter, con un gol memorabile. Non solo! Ammetto di avere sentimenti di indulgenza e di simpatia verso tutti – non solo nel calcio! – quei personaggi autodistruttivi, grandi talenti che sciupano le loro storie con comportamenti irrituali, sregolati, a volte anche imperdonabili.
LE STRAORDINARIE CASSANATE
E di Cassano mi sono piaciute le impertinenze, le cosiddette “cassanate” (termine inventato, con successo, dall’allenatore Fabio Capello). Lo invitai a “Domenica in” dopo quello strepitoso debutto nel Bari: ci trovammo di fronte – nonostante non avesse neanche vent’anni – a un personaggio imprevedibile. Sicuro di sé, ricco di umorismo popolare, perfino un po’ arrogante. Quando giunse alla Roma, senza un filo di timidezza o di soggezione, si inimicò i veterani – tranne Francesco Totti – perché si divertiva a dribblare e irridere Gabriel Batistuta, un mito, facendogli passare il pallone tra le gambe (in gergo, il mortificante tunnel). Al Real Madrid, dove arrivò a 23 anni appena, divenne celebre per l’imitazione del suo allenatore, Capello, colta da una tivù, mentre improvvisava davanti ai compagni, suscitandone l’ilarità.
LO AVREI VOLUTO NEL GENOA!
Poi ebbe stagioni importanti nella Sampdoria (che amarezza non averlo visto approdare al “mio” Genoa!), andò al Milan e all’Inter, al Parma, poi ancora alla Samp: litigò con arbitri, avversari e compagni di squadra, dirigenti e presidenti.
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UN BAMBINO MAI CRESCIUTO
Si comporta a volte come un bambino, un bambino che dice – grida – in faccia a chiunque ciò che pensa. Innocente e incontrollabile. Un bambino mai cresciuto.
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L’ULTIMA PRODEZZA
L’ultima? Appena giunto a Verona, sentiva già nostalgia della famiglia e voleva smettere di giocare. Questa incredibile spontaneità/sincerità non è insolita, di più: è rarissima, forse unica. In poche ore però, infatti, ha cambiato idea, ha ammesso che si trattava di una cavolata e ha chiesto scusa. Mi aspetto altre cassanate, ma anche molte, moltissime prodezze. Lunga vita, e fiducia, ai geni incompiuti!
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20/07/2017