OGGI VI DICO CHE… L’ATTIMO FUGGENTE

“Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà”.
(Robin Williams nel film L’attimo fuggente)

ATTUALIZZANDO … GENOVA PER ME

attualizzando (12)È giusto che la felicità stabile non esista: che noia orribile sarebbe, neanche potremmo capirla, se non conoscessimo l’infelicitá. Quanto agli attimi fuggenti, le riflessioni sono complesse: ad esempio non è facile individuarli, trattenerli, e poi c’è lo sgomento di sentirli svanire. Per fortuna, a volte la vita te li consegna generosamente, pronti da vivere e da consumare. Martedì ero di passaggio a Genova, la mia città adottiva, e per me Genova ogni volta che ci ritorno è un momento automatico, ma ahimè fuggente, di felicità.

PAOLO CONTE VI INCANTERA’

paolo conteSe non siete di Genova, ascoltate Paolo Conte, io quando sento “Genova per noi” piango e mi esalto. Genova per lui, “che sta in fondo alla campagna con quella faccia un po’ così”; Genova per me, un ragazzo calabresotto che vi arrivò all’età delle scuole medie, al mitico Andrea Doria. “Un po’ randagi ci sentiamo noi… macaia, scimmia di luce e follia”.
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I MIEI RICORDI DI GENOVA

i miei ricordi di genovaGenova oggi per me sono i miei più cari amici al mondo, Andrea e Luisa, e martedi a cena – eccellente, la torta pasqualina, un vero regalo per me le acciughe impanate e fritte – c’erano due belle signore, di colta e intelligente borghesia come loro due: Stella, piena di luce, e Mercedes (si pronuncia Mersedez), ricca di acume e ironia.
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LE COCCOLE E LE FERITE

le coccole e le feriteCosa è stata Genova per me? Mi ha dato coccole e successi immeritati, quanto varie ferite non rimarginabili. Ma ho vissuto con intensità… Via Corridoni, dietro la Casa dello Studente, la casa dov’è morto mio padre dopo atroci sofferenze. C’era una terrazza che si affacciava su una fabbrica di biscotti, ora non c’è più, ma ricordo quel profumo. E poi il Lido sul mare, quanti amori (amori?) rubati in fretta in cabina. E i vicoli di Faber De Andrè dove ho vissuto quando scappai da casa? In una pensioncina con ladruncoli, prostitute, magnaccia, la feccia disperata di umanità senza speranze: ero minorenne, oggi mi cercherebbero i programmi televisivi, i telegiornali, i carabinieri. All’epoca, indifferenza assoluta, anche della mia famiglia.

L’ATIPICITÀ DI GENOVA…

atipicità di genova… è la meraviglia di quella lunga striscia, stretta tra mare e collina, la passeggiata di Nervi e il Righi. E “Il Secolo XIX” e “Il Lavoro“, i “miei” due giornali, vissuti con passione: da via Varese alla Salita di Negro. Piazza Corvetto, la Galleria Mazzini, Mangini, il Balilla… Il ponte su via XX Settembre, da dove ogni tanto si buttavano i disperati, suicidi, ma desiderosi di dare spettacolo, schiacciandosi sull’asfalto della strada centrale. Quei cinematografi che non ci sono più…
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L’ARTE DEL MUGUGNO

arte del mugugnoE dovunque i mugugni, costanti, il pessimismo come abito di vita, il saper vivere con misura e accortezza (grossolanamente fraintesa, indicata come avarizia). E i tanti amori (amori?) svagati, a volte profondi. E Gianin Bonelli, padrone della Liguria, l’ex re della democrazia cristiana. E il Genoa! Il mio mito tormentoso è irrinunciabile, da settant’anni. Potrei scrivere cento pagine sui grovigli delle mie emozioni, confuse, beate, malinconiche, laceranti. Mille attimi fuggenti, con lampi di felicità.
Oggi sono altrove e la felicità é fuggita.

TOTO’, DI LUI HANNO DETTO…

di lui hanno dettoIl 15 aprile 1967 moriva a Roma Totò, il più grande attore comico italiano. Lo adoravo e lo adoro. Nei giorni passati, l’ho ricordato citando le sue battute più importanti. Oggi concludo (forse) riportando alcuni autorevoli pareri su di lui. Di ciò che ha scritto Pasolini non condivido neanche una parola: è una deformazione sociopolitica. Sapeva, Pasolini, che Proust si faceva prestare dai portieri degli alberghi somme importanti, per poi restituirle come mance?

“Mi chiese subito di dargli del tu, anche se io gli confessai la mia emozione di trovarmi di fronte all’esempio vivente del comico tradizionale, colui che, al solo apparire, in teatro e sullo schermo, conquistava il pubblico prima di dire «Buonasera». […] Un attore talmente eccezionale e irripetibile che forse ci vorranno cento anni perché ne nasca un altro”. (Alberto Sordi)

“Dicono che Totò fosse principe. Una sera che eravamo a cena insieme diede una mancia di ventimila lire a un cameriere. Di solito i principi non danno simili mance, sono molto taccagni. Se Totò era principe, era dunque un principe molto strano. In realtà conoscendolo risultava un piccolo borghese, un uomo di media cultura, con un certo ideale di vita piccolo borghese. Come uomo. Ma come artista, qual è la sua cultura? La sua cultura è la cultura napoletana sottoproletaria, è di lì che viene fuori direttamente. Totò è inconcepibile al di fuori di Napoli e del sottoproletariato napoletano”. (Pier Paolo Pasolini)

“Dire che è stato grande è veramente fargli torto”. (Bruno Amatucci)

“Come faranno mai a intendersi due popoli di cui uno ignora Totò?”(Umberto Eco)

L’INTERVISTA A TOTÒ DI ORIANA FALLACI

l'intervistaInfine, se vi fa piacere, digitate www.lamescolanza.com e troverete una bellissima intervista – 1963 – della Fallaci al Principe. Me l’ha segnalata uno dei miei agguerriti amici e ricercatori, Donato Moscati.
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cesare@lamescolanza.com

13/04/2017