“Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai.”(Oriana Fallaci)
“Sono arrivato alla conclusione che le menti emancipate sono il vero bene supremo della vita sulla Terra. ”(James Frank Dobie, giornalista statunitense)
“Le donne hanno ragione a ribellarsi contro le leggi, perché noi le abbiamo fatte senza di loro.”
(Michel Eyquem De Montaigne)
“Il test per sapere se sei idonea o meno per svolgere un lavoro non dovrebbe essere la disposizione dei tuoi cromosomi.” (Bella Abzug, politica statunitense)
ATTUALIZZANDO… GRAZIE, LELLA GOLFO
Sono grato a Lella Golfo, che mi ha invitato stasera – mercoledì 9 maggio – a un incontro con le iscritte alla Fondazione Marisa Bellisario. Lella (giornalista e calabrese come me) è impegnata in politica, una brava imprenditrice, e ha ideato la Fondazione nel 1988, dopo aver appreso alla radio la notizia della scomparsa della Bellisario, manager talentuosa e di successo. Lella Golfo decise di dedicarle un premio “non solo per tenere viva la memoria di una persona straordinaria, ma soprattutto perché fosse di esempio e modello per tutte le donne”. Lella, sempre impegnata nella difesa dei diritti delle donne, è stata definita “la madrina delle pari opportunità”.
MARISA BELLISARIO, UN SIMBOLO
Era nata a Ceva il 9 luglio 1935, da una famiglia di media borghesia, e morì a Torino, prematuramente, il 4 agosto 1988, stroncata da un tumore alle ossa. Laureata a Torino in Economia e Commercio, iniziò in modo brillante alla Olivetti, nella pianificazione dei prodotti. “Un giorno – scrisse – un collega mi dice: “Tu non hai problemi”. Perché? “Come donna non diventerai mai dirigente, quindi nessuno vede in te un concorrente.” “Sono diventata dirigente molto prima di lui”.
UNA DONNA INDIPENDENTE, CONTRO I PREGIUDIZI
Nel 1964, nella General Electric, Marisa Bellisario contribuisce a sviluppare il primo elaboratore elettronico italiano. Sia in America, sia in Italia, si scontra con le avance inopportune dei colleghi e i rimproveri dei capi, turbati dalla sua disinvoltura.“Mi criticano perché mi trucco gli occhi, tingo i capelli biondo platino, porto la minigonna e gli hot pants, cambio pettinatura, metto i pantaloni e scelgo gioielli strani e spiritosi… La lista delle cose che, secondo loro, un dirigente donna non deve fare è infinita. Credo si riassuma cosi: un dirigente non deve essere donna e se, per disgrazia, lo è, deve nasconderlo il più possibile. Il mio modo di essere donna è, secondo loro, inadatto a un manager e potrebbe rivelarsi negativo per la mia carriera”
UN SUCCESSO SINGOLARE
Nel 1980 Marisa aveva vinto un referendum dei lettori della rivista Capital, chiamati a scegliere “il manager italiano più duro” (in una rosa che include perfino De Benedetti). Ed entrò in polemica con l’Aidda (Associazione italiana donne dirigenti d’azienda), dichiarandosi disinteressata a «un’associazione non aperta a tutte le donne, ma solo ad alcune privilegiate, di buona ed elevata condizione sociale». Socialista, apprezzatissima da Bettino Craxi, nel 1981 diventò l’amministratore delegato di Italtel, azienda sull’orlo del fallimento: dopo soli tre anni la riportò in utile e all’avanguardia. “La tecnologia è il migliore alleato che la donna abbia mai avuto”, dichiarava.
I VALORI DI LELLA
Quanto all’impegno sociale, la Golfo è degna erede delle battaglie e della filosofia di vita di Marisa Bellisario. “ Voglio dire a tutte le donne, ma soprattutto alle giovani che partono da posizioni svantaggiate: “Non fermatevi, neanche quando sarete sole e in difficoltà, perché dentro di voi, dentro di noi, c’è una forza capace di cambiare il mondo.” Ispirandosi alla Bellisario, la Fondazione si batte per valori precisi: la solidarietà e un approccio pragmatico e costruttivo alla vita.
LA CALABRIA NEL CUORE
Infine vorrei ricordare una riflessione di Lella Golfo sulla sua e mia bellissima regione di origine: “La mia Calabria forse è stato un punto di partenza più difficile, ma mi ha lasciato in dote una determinazione fuori dal comune e una grande, indispensabile libertà e indipendenza.”