“Ogni verità passa attraverso tre fasi: prima viene ridicolizzata; poi è violentemente contestata; infine viene accettata come ovvia” (Arthur Schopenhauer).
“La verità è una, la giustizia è una. Gli errori e le ingiustizie variano all’infinito” (Simone Weil).
“L’uomo ha sempre sacrificato la verità alla sua vanità, comodità e vantaggio. Vive… per finzioni” (W. Somerset Maugham).
“A volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi si rialza e continua per la sua strada” (Winston Churchill).
ATTUALIZZANDO… MARTEDÌ IN EDICOLA UN NUOVO GIORNALE, LA VERITÀ
Se volete, potete digitare www.lamescolanza.com e potrete leggere ciò che scrive Maurizio Belpietro per presentare, da direttore e fondatore, il suo nuovo giornale, “La verità”: martedì sarà in edicola il primo numero. Lo aspetto con curiosità e ansia.
Tra i collaboratori, ci sarò anch’io. Ho curiosità (credo come tanti, nel mondo editoriale) perché si avverte il bisogno di una voce nuova e fresca, limpida, nel quadro nient’affatto avvincente dei mass media, oggi in Italia. Con la voglia di capire e seguire che cosa ci propongano i fondatori. L’ansia è di radice affettiva e professionale. E vi spiego perché.
DUE PAROLE SU BELPIETRO E LORENZETTO
Stimo Maurizio Belpietro, il direttore, e Lorenzetto, il direttore editoriale, e a tutti e due sono legato da una vecchia, tranquilla, dignitosa e reciprocamente rispettosa amicizia. Hanno grandi qualità, che è superfluo ricordare. Posso sinceramente dire che di Belpietro ammiro la costanza, la tenacia, l’orgoglio con cui difende e sostiene la sua indipendenza. Di Lorenzetto ammiro e invidio l’ostinazione positiva con cui per lustri (ricavandone libri memorabili) ha cercato e valorizzato il talento italiano, raccontando personaggi famosi e più spesso sconosciuti, meritevoli, a volte geniali, ma ignorati o addirittura ostacolati dalle istituzioni.
LA VERITÀ? ANSIA AFFETTIVA E PROFESSIONALE
Sono lusingato per la proposta di collaborare alla temeraria impresa e affettivamente sono in ansia perché i rischi sono evidenti e un giocatore, come io sono, ben conosce gli aspetti pesanti, melliflui, oscuri e occulti insiti nel fascino del rischio. Il giocatore, un vero giocatore, li affronta senza paura, ma teme che le persone a lui care possano esserne vittime.
Semplice anche l’ansia professionale: i giornali quotidiani di carta stampata hanno e avranno sempre di più vita difficile, di fronte al web e alla tivù. Un esempio: che senso ha proporre decine di pagine sul terremoto o su un attentato terroristico, quando tivù web e social network hanno dato tutto e di più, in diretta? È un obbligo, ma inutile, o quasi: il quotidiano di carta stampata nasce vecchio. Le risorse per vivere e sopravvivere sono tre: 1. Dare notizie scomode. 2. Idee, inventiva, fantasia. 3. Opinioni autorevoli e documentate. E perciò, al momento, i giornali che leggo per primi sono Il Fatto e Il Foglio.
“La verità” nasce anche con quei tre intenti, se ho capito bene, e perciò da martedì sarà il primo ad aprirsi, sulla mia scrivania.
INFINE… ESISTE LA VERITÀ?
È una bella domanda, sarete d’accordo, no? E mi ricorda la vecchia, estenuante polemica sulla possibilità (un dovere, per me) di separare i fatti dalle opinioni. L’impresa è a volte difficile, ma la strada maestra è quella: così mi insegnò Piero Ottone, che mi assunse quando ero un giovanotto di belle speranze, ebbe fiducia, mi svezzò e mi affidò incarichi importanti, cruciali per la mia carriera e inconsueti per la mia età. Avversari di Ottone sono stati e sono famosi giornalisti, convinti che l’obiettività non possa esistere. Sono in buona fede, ma responsabili e promotori dello scempio di oggi: non solo grandi giornalisti, ma anche qualsiasi sbarbatello si sente autorizzato a mescolare le notizie (spesso nascoste o manipolate, se in contrasto con i loro pregiudizi e convincimenti) con le proprie opinioni. Il risultato è che il lettore colto e avveduto si disgusta sempre più della faziosità della nostra categoria, il lettore più ingenuo avverte il profumo sgradevole della falsità, e comunque si allontana.
LA STRADA MAESTRA? È L’ONESTÀ DEGLI INTENTI
Concludo: non voglio darvi la pur minima sensazione di parlare da un pulpito (che non mi compete, in ogni settore dell’informazione), vorrei essere umile, modesto. E dunque: nessun giornalista può assicurarvi di non commettere errori e di servirvi in tavola obiettivitá e veritá. Ma un buon giornalista, un giornalista corretto e onesto può e deve lavorare in buona fede, cercando di raggiungere quei traguardi.
La verità è rara. Nella scienza è di continuo aggiornata, in politica è quasi introvabile, perfino nei delitti, anche quando si riesce a individuare i colpevoli non è facile spiegare le prove, i moventi, le ragioni… Il nuovo giornale in uscita martedì con questo ambizioso titolo non potrà assicurarvi verità assolute, ma ho fiducia che vi informerà con rigore, senza subalternità verso nessuno. Se e quando sbaglierà, dovrà succedere senza trucchi e senza imbrogli. Questo è il mio augurio, fiducioso, alla vigilia.
cesare@lamescolanza.com
15.09.2016