“Più passa il tempo e più i processi non finiscono mai, giunge prima la prescrizione, si diffonde in ognuno un più che giustificato senso di impunità. E le regole progressivamente spariscono”. (Gherardo Colombo, ex magistrato italiano)
“Oggi un imputato che in primo grado confessa ed è condannato al minimo della pena va lo stesso in appello, sempre. Perché lui e il suo avvocato sperano in un indulto, in un’amnistia, nella prescrizione, conviene loro far passare il tempo… Così si inflaziona il sistema e i processi non finiscono mai”. (Giancarlo Caselli, magistrato italiano)
ATTUALIZZANDO… LA STRAGE FERROVIARIA DI VIAREGGIO
Mauro Moretti, oggi AD di Leonardo/Finmeccanica, é stato condannato – insieme con altri – per la strage ferroviaria di Viareggio (32 morti). Una condanna a sette anni, meno della metà di quanto richiesto dall’accusa e considerata inadeguata e troppo muta dalle famiglie delle vittime.
Non ho la presunzione di valutare la sentenza, ancora prova di motivazioni, su un processo che registra alcune migliaia di pagine (che pochi leggeranno). Mi limito a dire che uno dei più gravi problemi della giustizia italiana è l’utilizzo, spesso scandaloso, della prescrizione. Rinvia oggi e rinvia domani, non solo delinquenti e mascalzoni d’ogni risma riescono a salvarsi, ma anche gli imputati eccellenti (assistiti dai grandi avvocati di turno), riescono a sfilarsi da vicende angosciose su cui mai sarà accertata la verità.
MORETTI RINUNCI ALLA PRESCRIZIONE…
Concordo con alcune opinioni che ho ascoltato in tivù: Moretti – lo ha detto di sua iniziativa, tempo fa – farebbe bene a rinunciare alla prescrizione. Con una gran bella figura come manager, imputato e soprattutto come uomo. In appello e in Cassazione si capirà di più.
Aggiungo che stimo Moretti per alcune qualità dimostrate quando era il leader responsabile proprio delle Ferrovie (dove cominciò come sindacalista). Non mi piacciono però la sua arroganza, la sua tracotanza. Per dirne una, citatissima in questi giorni: definì “un episodio spiacevolissimo” la tragedia di Viareggio! É anche per questa superbia scostante che si è procurato tante, evitabili, ostilità. Tra due mesi il governo deciderà nomine importanti, tra cui quella di Leonardo (a proposito, non si capisce perché il nuovo ad abbia avvertito la necessità, scialacquando tempo e denaro, di cambiare il nome glorioso di Finmeccanica, apprezzato in tutto il mondo). Se Moretti rifiuta la prescrizione, merita di restare dov’è o di essere trasferito in altra azienda. Se invece anche lui si trincera nel comodo rifugio prescrittivo, a mio parere dovrebbe essere rimosso. Anche per riparare alla provocazione di averla promosso, da Ferrovie a Finmeccanica, quando l’indignazione per la strage era diffusa, con il processo già in atto.
MYRTA MERLINO RINUNCI AL SUO THE!
Ci sono immagini sconcertanti in televisione. Un esempio? I familiari delle vittime di Viareggio offrono testimonianze strazianti, atroci e dignitose sul loro dolore e su quanto è successo, e l’ineffabile Myrta, la conduttrice che fa? Goduriosamente, alla faccia di tutti, beve la sua tazza di the: quante volte le ho rimproverato questo piccolo sgarbo, che diventa insopportabile se si sta parlando di un terribile dramma? Per fortuna il regista fa miracoli e tenta di non inquadrarla. Domanda: esteticamente é più grave la sciagurata frase di Moretti, “Uno spiacevolissimo episodio con 32 morti” , o la contestuale sbevazzata
dell’allegra conduttrice?
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L’AMACA, UNA LETTERA DI RICCARDO RUGGERI
“Caro Cesare, sai che sono un fissato dei “segnali deboli”, una modalità che mi ero inventato quando mi diedero il compito di risanare aziende tecnicamente fallite. Avendo tempi stretti per capire l’anima di queste aziende, le loro negatività strutturali, le loro potenzialità nascoste, e non hai tempo di analisi metodologicamente classiche in tempi troppo brevi, trovai questa modalità. Ho scoperto, poi, che si poteva applicare in modo estensivo.
Ecco, tu criticando la nuova collocazione della rubrica L’amaca su Repubblica hai colto un “segnale debole”. Non ho dubbio che sia tale ma, non essendo esperto di giornali, non so se il “segnale” si riferisca a una crisi nella gestione del quotidiano ovvero sia riferita al rapporto fra direttore-autore, o entrambe. Non c’è dubbio che un significato l’abbia, tocca a te decrittarlo. Posso solo dirti come vecchio e grande lettore di giornali, che non mi viene neppure in mente di leggere un pezzo collocato sopra il logo, infatti l’amaca non la leggo più, non per scelta ma solo perché mi dimentico. Un abbraccio affettuoso, Riccardo.”
Ps. Per motivi di spazio, rinvio a domani le mie ulteriori opinioni sulla rubrica di Michele Serra, senza titolo in prima pagina su “La Repubblica“; e la continuazione sulla “Milano da mangiare“, con la classifica delle trattorie e osterie preferibili a mio discutibile giudizio.
01.02.2017