“L’uomo di natura ripone un valore molto maggiore nella conoscenza tramite intelletto, sensibilità – pura sensibilità e conoscenza del soggetto del volere (cose tutte che egli indica rozzamente con il nome sentimento), che non in quella tramite concetti e ragione, privilegia la verità empirica e metafisica rispetto a quella logica. Ma pedanti, parolai, pignoli dell’argomentazione e uomini fedeli alla lettera apprezzano solo la conoscenza della ragione e la verità logica”. (Arthur Schopenhauer, “Parerga e paralipomena”, 1851)
ATTUALIZZANDO… LUCIANO ODORISIO E VIRGINIA RAGGI
Sono ovviamente intimorito dalla severità di Schopenhauer, tuttavia penso che la pignoleria non sia affatto un difetto, tanto più in questo clima dilagante di sciatterie, frettolosità, superficialità e imprecisioni. Puntualizzare mi sembra una virtù preziosa. Su Fb, dove questo grande regista è molto assiduo, ho letto una nota di Luciano Odorisio sulla sindaca di Roma. Condivido in pieno e la trascrivo, non senza aver aggiunto che Odorisio un secolo fa ha firmato una sua bellissima opera prima, come tale premiata al Festival di Venezia: Sciopèn. Uno dei più graffianti racconti sulle volgarità e le meschinità della provincia italiana, con una (almeno per me) eroticissima, indimenticabile Giuliana De Sio.
“Io non scrivo a “favore” della Raggi, che non conosco ancora, io scrivo in “attesa” della Raggi, di quel che farà… Dopo Mafia Capitale, alcuni sono in galera, altri invece sono in TV a spiegarci come si governa Roma, forse è lecito cambiare… Aspettando la Raggi, vittima e protagonista al tempo stesso di lotte (intestine presumibilmente), assisto ad una violenza inaudita nei suoi confronti e contro il M5S, unica opposizione che possa contrastare la presa di potere dell’uomo che sussurra all’iPhone, lo stesso uomo che fra 20 anni direte “Chi, io? Mai votato”… Bene, io non difendo nessuno, ma neanche posso assistere in silenzio a questo fuoco di fila di regime, spesso inventando e coprendosi anche di ridicolo… Mi sia permessa una battuta ironica, mi sia permesso del sarcasmo… Cosa sono io? A saperlo… Continuo a definirmi di sinistra, sono di sinistra, ma la mia sinistra non la vedo più… Ce ne sarà un’altra, la sto aspettando, nel frattempo mi batto contro il regime…contro una voce che sta diventando unica, contro le bugie clamorose, contro chi giudica per “il colore dei calzini” per intenderci… Sarò stato chiaro?
Luciano Odorisio”
DI MAIO, LE GAFFE, L’EQUITA’
Anch’io sorrido, come tutti, di fronte a quel congiuntivo sbagliato di Di Maio e la sua convinzione che Pinochet fosse dittatore in Venezuela. Però…vero è che Di Maio, che fino a ieri aveva un aplomb fantastico, l’abito giusto del futuro premier, si sta rovinando con le sue mani, tra gaffe culturali e politiche. Però… vogliamo mettere in riga tutti gli strafalcioni di congiuntivi, di grammatica e di sintassi della nostra classe politica? L’elenco sarebbe interminabile. Sul Venezuela anziché il Cile, non giustifico. Di Maio, prima di parlare di cose che non conosci, potresti documentarti o, almeno, tacere. Sui congiuntivi, invece, mi autonomino avvocato difensore. Chi, a cominciare dal sottoscritto, non ne sbaglia qualcuno? Vogliamo, anche qui, fare un elenco degli infortuni – per il rispetto del linguaggio – dei nostri uomini politici, anche i più famosi? E, tuttavia, una giustificazione ve la propongo, è quella che dico a mia moglie quando con pignoleria mi contesta. Se non rinnovassimo il linguaggio, per ignoranza o per audacia, parleremmo ancora come nel film, irresistibile, di Monicelli con protagonista Vittorio Gassman“L’armata Brancaleone”.
LETTERE / UNA PIGNOLERIA SUL GENOA…
Aldo Repetto, eccellente ex giornalista dell’Ansa, ora in pensione, nonché appassionato tifoso (come me) del Genoa, mi invia un’apprezzata pignoleria: perché per Roma-Sampdoria l’arbitro ha avuto la pazienza di aspettare un’ora e mezza e poi far riprendere la partita, e invece per Genoa-Fiorentina l’arbitro non ha avuto la stessa pazienza e ha frettolosamente rinviato il match? Il diluvio a Roma era del tutto simile, violento e passeggero, come quello di Genova. E il Genoa stava asfaltando la Fiorentina, se avesse vinto oggi avremmo la gioia di vedere il nostro Grifo in cima alla classifica, a fianco della Juventus! Invece, la partita è rinviata a gennaio. Cosa dire? Da buon utopista, mi auguro che nel 2017 il Genoa sia primo in classifica, da solo, senza la Juventus…
PIGNOLERIE BANALI, DA ROMPISCATOLE
Perché i tassisti, anziché infliggerci musica rock, volgarissima, e disturbare le nostre orecchie, non ascoltano lezioni di cinese, russo e giapponese? Per prepararsi al futuro e, comunque, incassare qualche mancetta in più… O sbaglio?
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IL GRAN PIGNOLO, MAURO DELLA PORTA RAFFO
È un amico, un amico di molti, amico soprattutto della cultura. Oltre che colto, Mauro è erudito al di là di ogni immaginazione. Lustri fa, fu adottato da Giuliano Ferrara e ribattezzato “Il gran pignolo”: faceva le pulci a tutto e a tutti, senza guardare in faccia nessuno. Divertente, sempre, a patto che non se la prendesse con te. Su “Panorama” era arrivato a firmare una rubrica, in cui ogni settimana denunciava le sviste, i lapsus e gli errori del settimanale concorrente, “L’Espresso”. La fama di Mauro è poi diventata internazionale. Il divertimento, di fronte alle sue note, è assicurato. Di recente mi ha rimbrottato perché avevo scritto che non so più quale fidanzato (Mauro, precisami!) di Daniela Santanché avesse il cognome più lungo di questo mondo. Mi scrisse per dirmi che il cognome più lungo era il suo. (Mauro, bacchettami e ricordami i termini di questo avvincente confronto). In questi giorni il Gran Pignolo festeggia non ricordo più (ahi ahi Mauro: precisami ancora) quale anniversario del suo debutto nelle pignolerie. Non amo fare e ricevere auguri, ma gli mando un grande, rispettoso e affettuoso abbraccio.
FIORESPINO / L’IMPORTANZA DI LASCIARE LA RAI
Valerio Fiorespino è un ottimo dirigente della Rai, era responsabile del personale, poi accantonato dall’a.d. Campo Dall’Orto nel quadro di una incomprensibile e dispendiosa politica di assunzioni dall’esterno, mortificando le risorseinterne all’azienda. Fiorespino, come altri, dice addio o, chissà, arrivederci al Cavallo: ultimo giorno, il 30 settembre. Dal primo ottobre passa all’Istat come direttore del Dipartimento raccolta dati e metodologie. Alla Rai, l’Ortolano decide – così si dice – acapocchia sulla base delle sue simpatie personali o di suggerimenti esterni. All’Istat Fiorespino arriva affermandosi dopo aver partecipato a un concorso. È una pignoleria dire che preferisco i criteri dell’Istat anziché quelli di questa Rai?
cesare@lamescolanza.com
14.09.2016