“L’addio della giornalista che commuove l’Italia. L’ultimo saluto di Letizia Leviti, scomparsa a 45 anni: «Vorrei lasciarvi un po’ di me… Ai colleghi di Sky tg24: il lavoro per me è stato una fonte di vita. Non dobbiamo accontentare, il giornalismo è verità». I funerali si sono tenuti ieri a Bagnone, in provincia di Massa Carrara” (da “Il Corriere della Sera”, 25 luglio 2016).
ATTUALIZZANDO… UNO STRAORDINARIO MESSAGGIO DI FEDE E DI AMORE
“Questo saluto razionale e modesto è un esempio di purezza. E colpisce ancora di più in una stagione di attrazione per la morte… Il mondo sarebbe migliore se tutti coloro che sono vicini alla fine si comportassero con la sua grazia”. Così ha scritto Dacia Maraini, sul Corriere, “in una lettera – a braccio che spero la raggiunga da qualche parte”. Concordo sulla straordinaria meraviglia del messaggio lasciato da Letizia: consapevolezza, lucidità, dignità, un ringraziamento per tutti, una limpida e sincera fede in Dio, un ultimo pensiero per la famiglia, marito e figli. Sono rimasto particolarmente colpito perché mi considero completamente diverso dalla mia eccellente collega, scomparsa prematuramente, e ovviamente ne invidio le qualità, la sensibilità, la dolcezza. Ho scritto tante volte che chi ha fede possiede un dono prezioso, un sostegno, un conforto e un riferimento. Presumo che sia stato così anche per Letizia, in questo estremo saluto, proposto con grazia, come bene ha scritto Dacia Maraini. Io non ho fede, sono scettico, pessimista, convinto da sempre che la vita sia senza senso… Per questo mi sono emozionato e commosso, di fronte alle parole della Leviti, un vero inno di fede, senza paura di fronte alla morte. Mi sento diverso, ma rispetto stimo e ammiro chi pensa che, dopo la morte, ci sia un futuro e, come nel caso di Letizia, riesca a congedarsi da questo mondo in pace con se stesso e con gli altri, con un ineguagliabile stile.
QUANTE LETTERE PER GRETA
Ho scritto cosa provavo per aver dovuto affrontare l’obbligo atroce di sopprimere Greta, mia adorata labrador. Ho ricevuto decine di messaggi, in particolare anche le fotografie di tanti cani di miei amici. E ho scoperto – è stato un grande conforto – ancora una volta quanto siano numerose le persone affezionate ai nostri fedeli compagni di vita.
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MINIMALISMI / LUIGI VIANELLO NON É ANAFFETTIVO
Per sua stessa confidenza, che mi è rimasta memorabile, Vianello – tra i migliori comunicatori, da lungo tempo e anche oggi, in Italia – è anaffettivo. Non è vero! Lui lo dice ma non è vero: verso gli umani, forse, ma verso i cani no. Mi è sembrato di vedere una lacrimuccia spuntare nel suo occhio sinistro, quando mi ha parlato del suo cagnone, un incrocio tra un maremmano e un labrador, un magnifico trovatello arrivato nella sua casa di campagna (e dopo un mese era padrone assoluto, affettuoso e ubbidiente, nella casa di città).
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L’INTOLLERABILE VERGOGNA DEL CASO REGENI
Giulio Regeni è stato massacrato in Egitto alla fine di gennaio. Sono passati sei mesi e, come temevo, il nostro governo non ha saputo fare granché per ottenere giustizia. C’è una mamma che non si arrende, però, e io le sono vicino come padre, come cittadino, come giornalista e – come tanti, sempre di più – uomo indignato dai comportamenti delle nostre istituzioni. Si deve lottare per avere verità e giustizia: invece, dovrebbe essere un elementare diritto, in un Paese civile.
STIPENDI RAI / UNA CLAMOROSA POLEMICA, ANCHE STRUMENTALE
Sapete sempre che scelgo la strada giusta per non avere amici e consensi, preferibilmente ostilità e nemici. Prendiamo questo esemplare caso di polemiche italiane: la pubblicazione ufficiale da parte della Rai delle cifre, quasi all’unanimità giudicate scandalose, degli stipendi dei dirigenti Rai. Eccovi, come faccio spesso, le mie opinioni. Schematicamente:
1. Sapete la mia forte disistima per il capo della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, ribattezzato ironicamente “l’Ortolano”, dalle centinaia dei suoi dipendenti. 2. Credo quindi di avere il diritto di essere considerato oggettivo e attendibile. Non mi sembra scandaloso che il responsabile dell’azienda editoriale italiana più importante, e di servizio pubblico, abbia un compenso – lordo – di 650mila euro, né in linea teorica mi sembrano indecenti i compensi di altri dirigenti, ad esempio 320mila euro di Mario Orfeo, sempre lordi, per la direzione del più importante telegiornale italiano. 3. Il problema è il merito. Lo scandalo è questo. In tutta la Rai, come purtroppo in tutto il resto del Paese (e la Rai è lo specchio del Paese), il merito non conta nulla. La domanda è: Campo Dall’Orto merita quel ruolo e quello stipendio (che sarebbe normalissimo per il ruolo)? A mio parere, ovviamente opinabile, assolutamente no. E così per gran parte dei dirigenti. 4. Campo Dall’Orto ha fatto una cosa buona: non ha concesso un contratto a tempo indeterminato, ai suoi nuovi assunti, ma solo un contratto a scadenza di tre anni. Perlomeno, non a tutti: a chi sì e a chi no?
5. Ma c’era bisogno di assumere decine di nuovi dirigente, sia pure a tempo determinato? Il punto cruciale riguarda sempre il merito: in Rai, che conosco bene, ci sono molti dirigenti, per di più giovani, in grado di far meglio – per merito e talento – di molti nuovi assunti. Perché Campo Dall’Orto non ha puntato su di loro? Non gli interessa il merito? Gli interessano soprattutto le opportunità politiche e l’affidabilità, personale e politica, dei dirigenti che ha assunto?
6. Altro scandalo vergognoso, a mio parere il più grave… Una volta si assumeva a tempo indeterminato, pertanto in Rai ci sono moltitudini di dirigenti rimossi dai loro incarichi, che non fanno assolutamente nulla (non so neanche se abbiano il dovere di andare in ufficio) e continuano a prendere stipendi alti o altissimi, senza ragione. Perché Campo Dall’Orto, per risanare l’azienda anche moralmente, non ha cominciato – pretendendolo a livello giudiziario, legale e governativo – a fare un bel repulisti?
7. Ho letto che Dall’Orto e i suoi collaboratori hanno pubblicato le cifre degli stipendi, dopo riflessioni e analisi durate due mesi! Sarà malizioso chiederlo, ma lo chiedo: stiamo leggendo i compensi di tutti i dirigenti importanti, o c’è stata qualche dimenticanza, qualche distrazione?
8. Consentitemi infine, dal momento che insisto sul merito, un’annotazione su Giancarlo Leone. L’ho conosciuto bene e ritengo che sia uno straordinario esemplare di perfetto, antico democristiano. È entrato in Rai perché porta il cognome di un presidente della Repubblica? Poi, ha girato in ogni settore, ad altissimo livello, senza riuscire a conquistare il traguardo che desiderava: la direzione generale. Infine è stato rimosso ed è passato ad altra collocazione, sempre mantenendo il suo alto compenso. Non credo che Leone, peraltro come molti altri, abbia avuto e abbia la qualità necessaria per co-dirigere la Rai, collaborando a portarla a ciò che si vorrebbe: servizio pubblico ineccepibile, merito, cultura divulgativa e di buon livello nei programmi, riferimento ed esempio per chi fa informazione e intrattenimento.
9. Ultimo punto, che devo dire di più? Merito, merito, merito! Caro Ortolano, se posso permettermi: fai qualcosa di forte e di concreto per far vedere che in Rai si cambia verso, si fa il possibile per valorizzare il talento, accogliere i giovani, anziché tutelare i soliti noti. È difficile, certo. Ma ci provi, signor direttore generale, almeno ci provi; e, comunque, torno a elogiare l’unica cosa buona che ha fatto in questi primi sciagurati mesi: i contratti a tempo determinato (anche se non c’era bisogno di firmarne tanti).
RCS / CAIRO, MENTANA, DE BORTOLI, MIELI, FONTANA…
Molti pensano, e anche io l’ho scritto, che Enrico Mentana possa essere il nuovo direttore del “Corriere della Sera”, dopo che Rcs è stata espugnata da Urbano Cairo. Penso che sia una chiacchiera da salotto. Ho una convinzione, che Luciano Fontana, l’attuale direttore, stia facendo bene il suo lavoro e assicuri correttezza agli indispensabili equilibri; in più, mi fanno notare che questa nomina non sarà fatta da Cairo, ma da Bazoli e comunque da Banca Intesa. Penso che Cairo avrà autonomia ed è abituato a gestire in prima persona tutto, dalle nomine alle piccole spese.
Da segnalare ancora: l’irresistibile e lenta ascesa del più scaltro del reame, c’è bisogno di dirlo? È Ferruccio de Bortoli. E la ragnatela che, come sempre, starà tessendo l’enigmatico Paolo Mieli. Mi sembra intrigante la sfida tra Ferruccio e Paolo, roba da pesi massimi, campionissimi, premi Nobel! Il traguardo? La presidenza di Rcs o un’altra posizione fondamentale nelle nuove strategie di Cairo. Ma cosa abbia in testa Urbano, nessuno lo sa.
25.07.2016
cesare@lamescolanza.com