“Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose…e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve” (Paulo Coelho).
“I tre grandi elementi essenziali alla felicità in questa vita sono qualcosa da fare, qualcosa da amare, e qualcosa da sperare” (Joseph Addison).
“Dio si è riservato la distribuzione di due o tre piccole cose sulle quali non può nulla l’oro dei potenti della terra: il genio, la bellezza e la felicità” (Théophile Gautier).
ATTUALIZZANDO… NON SONO PESSIMISTA
Tutti o quasi (familiari, parenti, amici e conoscenti) sostengono, più o meno, e quasi sempre affettuosamente, che sono pessimista. Non è così. Sono complicato e contraddittorio.
Sono utopista, mi crogiolo in sogni e desideri impossibili. Però sono realista: non mi piace nascondermi la realtà, anche cruda e amara, in particolare se mi riguarda, direttamente. Infine, diciamo così, sono fatalista: più precisamente, ritengo che la vita sia determinata da casualità, molto spesso inique, crudeli, incomprensibili. (Mi rifiuto di accettare che possa esistere un Dio indifferente di fronte a tutte le cose orribili che succedono in questa terra). Voglio essere modesto, autocritico: tuttavia penso che siano frasi di questo tipo, e battute drastiche e impertinenti, a indurre tutti – o quasi – a considerarmi pessimista. Non è giusto!
LA FELICITÀ È FATTA DI PICCOLE COSE
Non credo che possa esistere una condizione di stabile felicità, sarebbe anche molto noiosa: per essere sempre felici bisognerebbe evitare di porsi domande imbarazzanti, scomode. Penso che esistano attimi fuggenti di felicità, spetta alla nostra sensibilità coglierli e goderne. Ero, mi consideravo e sono spesso indicato come un bon vivant. E come può un bon vivant essere pessimista e non inseguire attimi di felicità?
Comunque sia, oggi vi propongo una nuova rubrica in questo diario e gradirei molto di dare spazio ai vostri messaggi, se condividete e mi arriveranno. Qui sotto, un mio primo personale (e parziale) elenco di attimi di felicità.
FELICITÀ / AMICI, IL MIO CATALOGO (PARZIALE) È QUESTO
Ecco i miei attimi di felicità, non certo in ordine di importanza o di intensità. Come mi vengono in mente…
I miei cani (Pablo e Clara) che mi vengono incontro scodinzolando quando torno a casa, implorando una carezza.
La mia fantasia che mi porta a immaginare il nipotino, Antonio, che nascerà a gennaio. Sono nonno dal 1990, ma questa volta avverto un’emozione speciale. Riuscirò a farlo sorridere, a ridere?
Piangere al cinema, per un film commovente, e accorgermi che la persona che mi vuole bene e mi siede accanto è turbata come me.
Ho cinque figli, i primi quattro dopo il diploma hanno trovato altre strade, senza proseguire gli studi universitari. La quinta e ultima, Alice, è al terzo anno di Medicina, è felice di aver fatto questa scelta, e io con lei. Sogno di poter vivere abbastanza per poter assistere alla sua laurea (non fraintendetemi, è in regola con gli studi).
Addormentarmi pensando alla magnolia, l’albero preferito del mio giardino.
Addormentarmi pensando al 9 che (in passato) riuscivo a sbattere in faccia al mio avversario, che già pensava di aver vinto, con un 8. Il ricordo di essere rimasto imperturbabile, quando l’8 toccava a me e il 9 al mio avversario. Il gioco è educativo: insegna a saper vincere e a saper perdere.
Cogliere un lampo negli occhi di una giovane donna e illudermi, alla mia età, di poter cantare ancora qualche canzone – non importa se presto mi accorgo che il repertorio è esaurito e il lampo è stato solo un lampo. Quindi…
Quindi, arrivare stanco a casa la sera, accasciarmi in poltrona e accorgermi che a portata di braccio ci sono il telecomando e un caldo plaid.
Leggere alcuni passi di Dante e ogni volta, puntualmente, emozionarmi per il suo talento.
Il mattino di Natale, quando tutti dormono, sorprendere mia moglie felice in cucina, che beve un caffè in solitudine e si riposa dopo il cenone della sera prima.
Chiudere gli occhi e sognare che il mio Genoa vinca il decimo scudetto, che ci consentirebbe di cucire una stella sulle maglie rossoblu.
cesare@lamescolanza.com
13.10.2016