“I giornalisti sono impermeabili a tutto. Arrivano sul cadavere caldo, sulla partita, a teatro, sul villaggio terremotato, e hanno già il pezzo incorporato. Il mondo frana sotto i loro piedi, s’inabissa davanti ai loro taccuini, e tutto quanto per loro è intercambiabile letame da tradurre in un preconfezionato compulsare di cavolate sulla tastiera. Cinici? No frigidi”. (Carmelo Bene)
“Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso… e pubblica il falso”. (Mark Twain)
Giornalisti. Rigorosamente in livrea, ciascuno dalle colonne della sua pagina-fortilizio, si rinfacciano a vicenda d’essere servi.
Gesualdo Bufalino, Bluff di parole, 1994
ATTUALIZZANDO… I VALORI CAMBIANO, NEL GIORNALISMO?
Ho scritto per umiltà giornalisti d’annata e non dannata (come tanti preferirebbero, diciamo che non siamo popolari) perché la qualità cambia, nel corso degli anni, forse anche i valori, i criteri professionali. Eugenio Scalfari, con le sue prediche domenicali, riusciva a far vendere alcune decine di migliaia di copie in più di “Repubblica“, oggi neanche una. I suoi articoli provocano tenerezza e indulgenza per l’etá (ma perché non si è ritirato a scrivere libri? sarebbe un mito del mestiere). L’ultimo scivolone – digitate www.lamescolanza.com – gli è contestato da “Italia oggi” – per un curioso lapsus sul Risorgimento. In questo piccolo diario, insisto a rievocare “i fondamentali” che mi hanno insegnato Antonio Ghirelli e Piero Ottone, i maestri di giornalismo in cui ho avuto la fortuna di imbattermi, cinquant’anni fa, all’inizio della mia carriera. Prima di tutto, il rispetto per le esigenze dei lettori.
GIORNALISTI 1/ LETTERA DI VALENTINI SULL’AMACA
“Ai quattro punti della tua sintesi sull’Amaca di Serra in prima pagina su “Repubblica”, ne aggiungerei un altro, a mio avviso decisivo: l’impropria collocazione in sovratestata. Una scelta del genere significa dichiarare ogni giorno che il giornale non ha di più e di meglio da proporre ai suoi lettori. Una sovraesposizione che, come ti ho già scritto, è un obbrobrio giornalistico, uno sfregio storico. E per di più, questo diventa l’unico elemento visibile nelle copie esposte l’una sull’altra in edicola. Già Ezio Mauro provò per qualche tempo a pubblicare nella stessa fascia superiore alcuni improbabili “francobolli” tipografici, con titoletti e fotine, che soffocavano e occultavano la testata. Ma quello, almeno, poteva risultare un richiamo, un arricchimento. Direi, in sintesi: un giornale senza testata è un giornale senza testa. Giovanni Valentini”
GIORNALISTI 2/ LE CATEGORIE DEI “SEDUTI”
Anche ai miei tempi c’erano, oggi temo che siano molti di più: nei giornali vedo sempre meno notizie, sempre meno inchieste, sempre più chiacchiere al vento e cazzeggi superflui. Due categorie predisposte a malanni fastidiosi: quelli attaccati alla sedia, che non escono neanche sotto minaccia per cercare una notizia, e quindi a rischio di emorroidi; e quelli che fanno interviste e perfino inchieste sempre per telefono, e quindi a rischio di otite.
GIORNALISTI /5. E LE ALTRE GRANDI FIRME?
Confesso: le scelte di “Repubblica” mi intrigano, soprattutto come lettore, ma anche – un po’ – come ex direttore di giornali. Cosa avrei fatto, io, al posto di Mario Calabresi? Come lettore mi spiace che eccellenti firme del glorioso giornale del Fondatore, Eugenio Scalfari, e del suo successore, “Topolino” Ezio Mauro, debbano essere mortificati come subalterni a Serra; tanto per fare qualche nome, Massimo Giannini e Stefano Folli, che direbbero qualcosa di più interessante, nei loro territori politici, rispetto al coccolato Miki. O Francesco Merlo, maestro di scrittura. O Sebastiano Messina, maestro d’ironia. O Corrado Augias, maestro di colti equilibri. O Vittorio Zucconi, maestro nei reportage. O Gianni Mura, erede di Brera e maestro di sport? Aggiungo, come ex direttore: se proprio s’ha da fare, quella stramaledetta rubrica, perché non affidarla, a turno, secondo gli argomenti, a quei maestri (e l’elenco sarebbe lungo!) di giornalismo, di cui Repubblica dispone?
GIORNALISTI / 6. PER FORTUNA IRROMPE CONCITA
Oggi, maldestramente citata in prima pagina (il rinvio non è a pagina 38, ma 26), su Repubblica irrompe Concita De Gregorio. Per fortuna! È un’autorevole voce giornalistica, è un punto di vista femminile, racconta fatti inediti di vita quotidiana. Quindi sarebbe preferibile ai compitini di Miki, e invece e ovviamente ristretta nella pagina interna da cui è decollata a sorpresa l’Amaca. Peccato: Concita come Giannini Folli Merlo Messina Augias Zucconi Mura avrebbe dato luce, con i suoi scritti, al giornale. Ma il tempo a volte fa giustizia, anche nei giornali.
GIORNALISTI 7/. LETTERA DI RAFFO SU TRUMP
“L’azione a lui contraria e a dir poco critica dei ‘nemici’ di Trump, tutti appartenenti all’ establishment e tutti assolutamente tesi a difendere i propri interessi, favorisce oltremodo il presidente.
Il popolo, la gente sarà sempre più con lui, contro i poteri forti. Il Signore acceca coloro che vuole perdere. Mauro della Porta Raffo”.
07.02.2017