“Enrico IV diceva: io sarò contento quando potrò ottenere che l’ultimo dei miei sudditi possa la domenica mangiare un pollo. E non saremo contenti fin quando in Italia l’ultimo degli italiani saprà leggere e scrivere”.
(dal programma di De Sanctis, quando fu nominato ministro della pubblica istruzione).
ATTUALIZZANDO… DE SANCTIS, NEL BICENTENARIO DELLA NASCITA
Segnalo una meritevole cerimonia, ma anche una gigantesca inopportunità, in memoria di Francesco De Sanctis: al Senato l’insigne critico e politico è stato commemorato nel bicentenario della sua nascita. Introduzione – concisa e piacevole – del presidente Pietro Grasso, trasmissione in diretta su Rai Tre, l’orchestra del Festival Puccini impegnata nell’esecuzione di brani di Wagner, interventi di Eugenio Scalfari e di Giorgio Ficara, letture di Fabrizio Bentivoglio. De Sanctis fu un grande storico della letteratura, docente universitario, più volte ministro nei governi di Cavour e Ricasoli. Cosa pretendere di più? Un minimo di opportunità. Mi è sembrato inopportuno infatti, che l’aula fosse piena (riempita appositamente?) di bambini delle scuole elementari e ragazzi delle medie. Che potevano saperne, di De Sanctis, quei giovanissimi? Niente, presumo, e poco gli sarà rimasto in memoria. Temo che saranno usciti dalla celebrazione, con un sentimento di rigetto o di odio. Non sarebbe stato preferibile invitare studenti universitari, magari inducendoli o chiedendo qualche riflessione sul venerabile letterato? In mancanza, cito – sempre dal discorso di Pietro Grasso – che Benedetto Croce definì l’opera di De Sanctis “il monumento maggiore della nostra letteratura, narra il romanzo della vita d’Italia, ne rappresenta al vivo il dramma e ne canta la lirica, la grande lirica di aspirazione al rinnovamento spirituale”.
SPIRITI E LUDOVICA VISMARA CURRO’
Non devo dirvi nulla, è un’enoteca e ristorante in piazza di Pietra a Roma: frequentatissimo da politici e giornalisti (oggi, al tavolo difronte al mio, c’era un pensieroso Luciano Violante). Chiara gestisce affabilmente, con classe antica ed energia. Per Marina Cicogna e per Melania Rizzoli è un locale d’ abitudine, alla sera preferito anche dai giovanissimi, ideale per l’aperitivo. La specialità è il pollo, cucinato con numerose varianti (purtroppo, a me non piace). Ma, cucina e accoglienza a parte, ciò che mi ha ulteriormente entusiasmato è la collezione di quadri di Ludovica Vismara Currò, nipote della proprietaria. Vi assicuro, un talento straordinario: è troppo dire che siamo di fronte a una creatività e a una sensibilità che ti entrano nell’ anima? Per me, no. Vedremo…ogni quadro, minuscoli quelli che ho visto, sembrano raccontare un pezzo di vita.
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PAOLA SEVERINI E VITTORIA LEONE
Sono entrato finalmente in possesso del libro di Paola Severini, “Le mogli della Repubblica. La storia d’ Italia vista con gli occhi delle donne” (Marsilio Editore). Paola è una donna bella e colta, di cui chiunque vorrebbe diventare amico: oltre a queste ed altre qualità, ciò che la rende speciale è la dedizione che in tutta la sua vita ha portato per chi soffre, per chi ha bisogno di aiuto. È testimone diretta, impegnata, di lustri della più recente storia italiana. Le mogli sono quelle di Sandro Pertini, Amintore Fanfani, Giovanni Leone come ho detto, Giulio Andreotti, Giorgio Napolitano, Tommaso Morlino, Ciriaco de Mita, Franco Marini, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Fausto Bertinotti, Luciano Violante, Giovanni Goria, Massimo d’ Alema, Pier Ferdinando Casini e Carlo Azeglio Ciampi.
TOMASO STAITI, “CONFESSIONE DI UN FAZIOSO”
E finalmente ho recuperato l’autobiografia di Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, scomparso pochi giorni fa. Ero suo amico, alla fine degli anni ‘80, quando dirigevo “La Notte”: rileggere il libro oggi significa riscoprire un personaggio che si può definire solo come “unico”. La scintillante prefazione è di una mente libera come la sua, Massimo Fini. Tomaso sul piano umano riusciva a legarsi con amicizie profonde a uomini e donne che gli somigliavano e si aprivano, senza finzioni. Politicamente, era tanto orgoglioso e indipendente da non riuscire ad andare d’accordo con nessuno. Sempre a destra, comunque, destra pura, ostile a compromessi e corruzioni, difensore di ideali alti. Era conosciuto soprattutto come un “tombeur de femme”, conquistatore irresistibile, seduttore instancabile. Ma questa etichetta non è proporzionata alle sue qualità, rischia di renderlo simpatico, ma è limitativo. Era molto amico di Gigi Rizz, orgoglio intramontabile di tutti i maschi italiani che credono o sognano di essere simili a Casanova. Gigi conquistò in jeans e ciabatte da mare e senza una lira in tasca, Brigitte Bardot, oggetto di universale desiderio, strappandola a uno spocchioso Paperone tedesco, che arrivava con l’aereo personale a prelevare la bellissima attrice. Rileggo con divertimento e nostalgia il libro di Tomaso, il divertimento è comprensibile, il rimpianto perché mi sarebbe piaciuto frequentarlo, non solo per curiosità giornalistiche, ma anche per bisbocce e goliardate, molto, molto di più.
DEFINIZIONI MEMORABILI/ PIERO OTTONE SU ANDREA RIZZOLI
“Quando comprò il Corriere della Sera, Andrea Rizzoli s’ impegnò cavallerescamente a versare a Gianni Agnelli la stessa cifra pagata a Giulio Maria Crespi, sebbene la quota di Agnelli, ormai, avesse perso il suo valore. Un vero hidalgo nonostante le successive difficoltà che dovette affrontare”.
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CURIOSITÀ INASPETTATE/ MARCO TRAVAGLIO CANTANTE
Pochi sanno che Marco, temutissimo direttore ed editorialista de “Il Fatto Quotidiano”, è un bravo e ammirato cantante. Si esercita dopo cena quasi ogni settimana nella sala riservata di un ristorante romano, alla presenza di amici fidati (sopporta, ma detesta gli intrusi). Il suo cantante di riferimento è Renato Zero. Si arrabbia se le cose tecniche non funzionano: altoparlante, microfono, casse…
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28.03.2017