OGGI VI DICO CHE… EMOZIONI

“È una malattia. La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni, di interessarsi alle cose; nessuno che si appassioni o creda in qualcosa che non sia la sua piccola, dannata, comoda mediocrità”. (Richard Yates)
“Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo”. (Vincent Van Gogh)
“Non vi è intelligenza senza emozione. Ci può essere emozione senza molta intelligenza, ma è cosa che non ci riguarda”. (Ezra Pound)

ATTUALIZZANDO… IERI, ALLA MIA FESTA

attualizzando-che-ieri-alla-mia-festa-300Eppure ne ho fatti di anniversari, compleanni, onomastici, festività natalizie, pasquali, battesimi e quant’altro, nel nostro calendario riccamente festaiolo… ma ieri, per il cocktail per i miei sessant’anni di giornalismo, mi sono emozionato, e non capisco bene perché. Oggi, scrivendo, mi viene in mente il grandissimo Lucio Battisti, che cantava una delle sue più belle canzoni: “Tu chiamale se vuoi, emozioni…”. Ma il mio stato d’animo non c’entra nulla con Battisti. È successo, ieri, che a conclusione della presentazione del mio ultimo libro “Due o tre cose che so sulle assicurazioni”, inaspettatamente si sono spente le luci, i camerieri sono entrati con una torta e una mia amica, la cantante Alma Manera, ha fatto irruzione esibendosi in “Mamma mia!”. Una canzone, la mia preferita, degli adorati Abba. Ed è stato questo lo spunto per quell’attimo di emozione, lo dico con pudore, perché in realtà è stata un momento di vera commozione. Perché? Come ho detto, non me lo so spiegare, ma ho cercato una spiegazione subito ieri, per quanti erano presenti in sala, per festeggiarmi.
“È stata una vera sorpresa, vi spiego un retroscena: nel mio testamento ho chiesto che, al momento estremo dei funerali, io sia accompagnato con questa musica. Non so se la scelta di questo colpo di scena, certamente voluto dal mio amico e socio Tony Eustor, voglia essere un preliminare benedicente, una prova d’autore per questo accompagnamento con Mamma mia!”.

ANCORA DUE PAROLE, SULLA FESTA

_ads5867Ho l’obbligo di confidarvi un intimo piacere. Erano presenti quasi 200 amici, quelli veri, quelli che in qualche modo fanno parte della mia vita. Non c’erano altri, pseudo amici, conoscenti, anche qualche parente: quelli che ti giurano fino all’ ultimo istante che verranno ad abbracciarti, baciarti, ti riempiono di complimenti e di frasi convenzionali e alla fine non ci sono. Per di più, si scusano con giustificazioni e spiegazioni banali, tradizionali, incredibili. (La prossima volta, mi vien da dire, chiedetemi consigli. Sono un bugiardo qualificato). Importante è stato accogliere e abbracciare quelli che mi vogliono bene e sono ricambiati. Cito solo un amico, che ha preso un treno da Milano, è stato un’oretta ed è ripartito con l’ultimo treno disponibile. Digitando www.lamescolanza.com, se siete interessati, troverete qualche resoconto e foto della, oserei dire sobria, famigliare manifestazione.

GIANCARLO LEONE ESCE DALLA RAI

giancarlo-leoneHo sentito che molti non si spiegano le dimissioni di Giancarlo Leone, ex direttore di Rai Uno, ex responsabile di tanti incarichi di vertici della Rai. Qualche retroscena sicuramente c’è, in quest’addio dopo 33 anni in un’azienda in cui, presumibilmente, entrò per la rilevanza del suo cognome (il padre fu presidente della repubblica ed estromesso in modo orribile, e più di una volta mi sono scusato per aver partecipato a una ingiusta campagna offensiva che aveva Camilla Cederna in prima fila).
Cosa dire di Giancarlo? Gli invidio, solo alcune belle attrici, che aveva conquistato, non so se per il suo discutibile fascino o per il potere che deteneva nell’azienda. Una volta l’ho definito un democristiano perfetto, e lo ribadisco ora: lui fu molto soddisfatto e se ne rallegrò. Quando collaboravo con la Rai nei vari programmi, ha fatto il possibile e l’impossibile per crearmi ostacoli, difficoltà, veti stravaganti. Ma sempre con la soavità, la dolcezza e il garbo educato che avevano i certi politici dello scudo crociato, abituati ad attaccare e ad incassare col sorriso sulle labbra, sempre nascondendo il loro vero stato d’animo.
Solo una volta mi ha scandalizzato, l’ultima volta che l’ho visto: mi rimproverò di aver fortemente criticato il Festival di Sanremo, come ospite de “La vita in diretta”. “Ti abbiamo invitato per sostenere il Festival, non per bersagliarlo di critiche, ti abbiamo pagato per questo!”. A parte il fatto che il compenso era striminzito, gli feci notare che le mie opinioni non erano acquistabili e mi sorprendevo, visto che non soffro di complessi di persecuzione, di scoprire che alla Rai ospiti e opinionisti venissero pagati per esprimere consensi e complimenti. Mai più visto. E rarissimamente, anche per scelta mia, sono stato ospite dei programmi Rai.
Di recente, da qualche parte, ho anche scritto che nei giorni di quel Festival opinionisti e dipendenti si esercitavano in complimenti e celebrazioni per Matteo Renzi, che non era ancora entrato a Palazzo Chigi. (Il fiuto per i posizionamenti, in Rai, è di assoluta qualità). Riflettendo sugli assurdi rimproveri che in quell’occasione mi aveva mosso, ho anche azzardato – dentro di me – un’ipotesi. Forse Leone si era irritato, con una proiezione da psicanalisi, per una mia critica molto ruvida verso Cristiano De Andrè, che ha mietuto un po’ di gloria solo grazie al cognome del suo grandissimo papà, Fabrizio. Detesto i figli di papà, preferisco il merito. E forse Giancarlo, ma è solo una mia ipotesi, appartenendo a questa elitaria categoria, si era sentito punto sul vivo, come “figlio di”.
Cosa dire ancora? Tutti sanno che il sogno di Leone era diventare direttore generale della Rai. Non c’è mai riuscito, nonostante i numerosi avvicendamenti in quella poltronissima. Sfiorò la realizzazione del suo sogno una volta, sostenuto da Gianni Letta, ma non da Berlusconi e da altri personaggi del centro destra, che gli preferirono Agostino Saccà.

cesare@lamescolanza.com
16.12.2016