“E’ meglio essere non indagato ma sputtanato, o essere indagato e poi prosciolto?” (Riccardo Ruggeri, un tweet, editore@grantorinolibri.it).
ATTUALIZZANDO… SNAPCHAT, UNA PROPOSTA, A PROPOSITO (NON SOLO) DEL CASO LUPI
Riccardo Ruggeri (lo considero il miglior opinionista italiano, qual è oggi, ma lo rispetto e stimo per la sua precedente vita straordinaria, come manager), prosegue così, con riferimento non solo al caso che investe il ministro Lupi, ma all’abitudine nazionale di sputtanare – attraverso la pubblicazione delle intercettazioni – chiunque sia indagato, o anche solo coinvolto, o addirittura appena attiguo a una chiassosa vicenda giudiziaria: “Lo confesso, provo disagio a leggere le nostre centinaia di migliaia di battute che cercano di declinare le “carte” dell’accusa (accusa, ancora tutta da confermare). solo per dimostrare che gli avversari politici, propri o del proprio editore o del governante verso il quale si è embedded , siano corrotti. Ho una proposta, “leggera”, per superare le oggettive oscenità del caso: consigliare a noi dei media l’adozione della “App” Snapchat per tutte le notizie che riguardano politica-magistratura-media-cittadini. Snapchat è stata inventata da Evan Spiegel (24 anni), tempo fa rifiutò 3 miliardi di $ da Facebook, oggi è valutata 15-20 mld. Cosa fa Snapchat? Sviluppa una banalità, il destino di ogni “App”: grazie a lei puoi inviare messaggi, foto, piccoli video. Qui scatta la genialata: chi li riceve ha pochi secondi per leggerli, guardarli, e subito scompaiono, sia per il mittente che per il destinatario. Scompaiono per sempre, come non fossero mai nati, feti inghiottiti dall’immenso buco nero del Web. Perché Facebook vuole comprarla? Perché il suo “core” è quello dei teenagers, il più amato dal business della rete, e pure il più difficile da mantenere e da attrarre. Molti abbandonano Facebook perché i ragazzi non si fidano più, non vogliono correre il rischio di ricevere una “richiesta di amicizia” sotto falso nome dai propri genitori o nonni, che così eserciterebbero un controllo a distanza su di loro. Mia nonna portinaia, già nel 1948 con la sua “App” d’epoca (sfruttava il calore del putagè a legna), apriva con destrezza (vapor d’acqua) la corrispondenza di noi adolescenti, per penetrare nei nostri inconfessabili segreti. In fondo, molta comunicazione sul mondo della politica e della giustizia, e dei loro “incroci”, ha un che di evanescente, di vaporoso, pare cipria: affidiamola allora a Snapchat, poi che importa se, simile a una stella cadente, finisce nel buco nero del Web? Anzi, meglio, tanto è spazzatura, anche se l’abbiamo scritta noi, spazzatura resta.”
CARO RUGGERI, ACCETTA UNA CHIOSA (DI DISSENSO) PERSONALE
Vorrei aggiungere tuttavia la mia opinione. Premetto e confermo che Ruggeri, ogni volta che scrive le sue opinioni, apre spazi luminosi di riflessione, non è mai banale: in questo caso, ad esempio, è delizioso il suo riferimento a Snapchat. E concordo pienamente sulla necessità di disciplinare, contenere, sanzionandone gli abusi, l’enorme intrusività delle intercettazioni – quando siano pubblicate in toto. Però, caro Riccardo, quando la pubblicazione – giusta e inevitabile – investe personaggi o protagonisti della vita politica, il problema non è solo giudiziario, non si tratta solo di capire e stabilire se sia stato commesso, o no, un reato punibile a termini di legge! Il problema è morale: investe l’area, per me sacra, dei comportamenti a cui un uomo politico dovrebbe attenersi. Non credo proprio (riderei per primo e farei ridere anche i polli) di essere un fustigatore di costumi, e neanche credo di essere un bacchettone, un sepolcro imbiancato, un ipocrita, eccetera eccetera. Esprimo un semplice stato d’animo popolare. Premesso che il concetto è valido per ogni epoca, a partire dalla moglie di Cesare e anche prima, oggi in Italia una priorità assoluta è quella di recuperare un minimo di fiducia della gente, fiducia vitale e indispensabile, verso la classe politica. Più che mai, oggi, sono importanti comportamenti ineccepibili, trasparenti, inattaccabili da parte di chi ci governa. E, anche se non esiste un reato, un personaggio politico dovrebbe stare attento a ciò che dice, a ciò che fa, alle persone che frequenta, a gesti anche minimi di ineducazione, arroganza, o a comportamenti che inducano i cittadini (esasperati) a sospettare complicità o a indignarsi per insensibilità. Altrimenti il fosso tra la società reale e la Casta diventa sempre più profondo, e chissà dove si va a finire. Non mi riferisco solo al caso Lupi/Incalza o all’infinità di scandali che le cronache registrano ogni giorno. Anzi, non penso di essere qualunquista e populista, temo di essere addirittura banale! Ma forse, con un paio di esempi memorabili, vale la pena di ripeterlo: se rivesto una carica istituzionale, non devo andare a fare la spesa (e la Finocchiaro è una donna d’onore)all’Ikea, utilizzando come camerieri personali la mia scorta. E se sono il sindaco di Genova, non vado a Courmayeur nel week end in cui i miei cittadini spalano fango e piangono dolore. Non c’entra la liceità o illiceità di questi comportamenti. E’ grave che comportamenti di questo livello contribuiscano a disgustare l’opinione pubblica e a indurre i cittadini, per il disgusto, a rifiutarsi di votare e/o a pensare che il sistema democratico non funzioni più, o sia da rottamare.
NUOVE PAGELLE AUTO/ BRILLA LA OPEL
KIA SPORTAGE & RIO VOTO 7- C’è una partita di tennis in corso e sulle affollate gradinate una donna riesce abilmente e silenziosamente a sistemarsi al proprio posto…facendo retromarcia. In maniera fluida una bianca Kia Sportage parcheggia in città guidata dal sistema di park-assistant. In un giardino con alte siepi a labirinto un ragazzo si inoltra in uno dei viali, e sbuca poi dalla parte opposta per ritrovarsi, sicuro di sé, al punto di partenza; una Kia Rio rosso fuoco avanza sicura sulla strada guidata dal proprio navigation-sistem. Le sole immagini parlano e riescono a catturare l’attenzione con l’eleganza dei bianco e la dinamicità del rosso fuoco che s’impongono allo sguardo. C’è un’evidente analogia, visivamente ben costruita ed efficace, tra l’utile e performante tecnologia offerta e l’idea di bellezza e di eleganza. NUOVA SKODA FABIA VOTO 6 Su strade urbane un giovane ragazzo guida una bianca Skoda Fabia. Regge uno smartphone su cui è visualizzata una mappa ma con facilità riesce a connetterlo al touchscreen, ancor più grande e comodo, integrato nel cruscotto. Dopodiché una ruota di una Skoda Fabia mostra il sistema di asciugatura freni di sicurezza. Un’auto dinamica per un pubblico giovane a cui viene offerta, al tempo stesso, modernità e sicurezza. Il messaggio è chiaramente trasmesso, anche se la sua comunicazione manca di originalità. Ma una società che ha minor storia, e che parla a clienti giovani, forse non può/vuole usare messaggi troppo elaboratamente costruiti. OPEL CORSA OH! VOTO 9 Su un set cinematografico un’attrice vestita con sfarzosi abiti settecenteschi parla al telefono con l’amica Claudia Schiffer. Questa le elenca i servizi di lusso della propria auto nuova: volante riscaldato e park-assistant con telecamera posteriore. Poi stupore! Oh… mastica basita l’attrice nell’apprendere che questi confortevoli servizi sono sulla nuova Opel Corsa. È bella la qualità dell’immagine, il cui scopo è far risaltare l’idea del lusso, e molto originale ed efficace è la costruzione del messaggio fondato sull’impossibilità di attribuire l’idea del ‘lusso’ alla Opel, storica produttrice d’auto per gli operai tedeschi. Da qui l’incredulità. Questa costruzione è accattivante e anche divertente quando il messaggio viene compreso da chi conosce la storia del marchio. TOYOTA AURIS VOTO 8 Una Toyota Auris avanza su strade urbane e su quelle impervie, di giorno e di notte, accompagnando i diversissimi istanti di vita e le occasioni di viaggio di ragazzi, giovani famiglie, persone anziane e animali. Tanti momenti da vivere in una ‘casa’ comoda e sicura: il messaggio è brevemente trasmesso, ma la sua forza sta nel fascino delle immagini, quasi da road movie, e anche del testo recitato da Frankie hi-nr, rapper dalla voce riconoscibilissima e suggestiva. Abilmente lo spot è costruito proprio sulla suggestività, e grazie ad essa la voce fuoricampo che chiude la pubblicità può dirti, ammiccante, che dopo l’acquisto potresti restituire l’auto ma che, senza dubbio, non vorrai mai farlo.
PERSONAGGI LIBERI DI MENTE, ALTRI NOMI PER IL CATALOGO
Nuove segnalazioni da amici e dal web: tra i viventi, il catalogo accoglie oggi Alberto Arbasino, Stefano Lorenzetto e Claudio Magris. Tra i defunti, Carlo Emilio Gadda. Ecco gli elenchi completi ad oggi. Aldo Busi, Massimo Cacciari, Maurizio Cattelan, Massimo Fini, Fiammetta Iori, Selvaggia Lucarelli, Morgan (forse), Marco Pannella, Papa Francesco, Livia Pomodoro, Riccardo Ruggeri, Vittorio Sgarbi, Luisa Todini, Francesco Totti. Tra i defunti: Dario Bellezza, Vincenzo Cerami, Mario Luzi, Alda Merini, Leonardo Sciascia, Maria Luisa Spaziani e Socrate.
L’ANGOLO ACUTO DEL CORRIERE DELLO SPORT
In prima pagina, da qualche settimana il “mio” Corriere dello Sport (non vi affliggerò ripetendo quanto gli sia affezionato) pubblica una nuova rubrica, di cinque righe: “L’angolo acuto”. Sta trovando, giorno per giorno, una sua identità. Oggi, è strepitoso: “Juventus stratosferica in campionato e in Champions. Ora sappiamo di chi fossero davvero i tre scudetti di Conte: dei giocatori”. Concordo. Avevo anche scritto, se ricordo bene, “Alle cinque della sera” un gossip juventino: i campioni zebrati negli ultimi tre anni si erano stufati di veder esaltare, sempre e comunque, la bravura di Conte, senza riferimento alla squadra. Mi avevano detto che tra di loro circolava un tormentone: se qualcuno realizzava un gol bellissimo, o si esibiva in una prodezza, i compagni congratulandosi dicevano “tutto merito di Conte, vero?”. Perciò, dissento da Arrigo Sacchi, che ieri su Canale5 sosteneva che la squadra di oggi avrebbe il dovere di essere grata a Conte, che la forgiata, giocatore per giocatore, rispetto all’anno precedente (solo settimo posto). A parte il fatto che molti giocatori – alcuni campionissimi – sono cambiati a Conte non devono un bel niente, nella squadra che sta strepitosamente affermandosi in campionato e in Europa si intravede nitidamente l’orgoglio di saper e poter vincere: a prescindere da qualsiasi guida e da qualsiasi allenatore. Vogliamo, o no, accettare l’idea che i giocatori sono più importanti di qualsiasi allenatore?
19.03.15