“Dui capitein, nave in ti scoggi” (Antico proverbio marinaro, genovese)
ATTUALIZZANDO… MA SCHETTINO ERA SOLO O NO?
E’ stata una intelligente amica genovese, Simonetta Prunotto, a farmi tornare in mente quel vecchio proverbio genovese, ricco di saggezza. Valido in mare, ma anche in ogni altra attività: una guida unica è indispensabile, democratica finché si voglia, ma unica. Solo uno deve avere, in sintesi, l’ultima parola. E’ anche prezioso, ovviamente, l’affiatamento con il capo da parte dello staff, disciplina, un comune sentire. (En passant, mi viene in mente il caso della Concordia e del comandante Schettino: quanto mi piacerebbe occuparmi di questo caso, se ne avessi il tempo! Ho la sensazione – tutta da dimostrare – che qualche pasticcio, all’origine, ci fosse. I capitani forse erano due: Schettino rilevò il comando da un altro capitano, l’equipaggio, fedele al primo, non gradì molto l’avvento del secondo, di Schettino non piacquero la sua esibizione di intimità con quella bella figliola di cui tanto si chiacchierò e i suoi modi autoritari – autoritari e decisionisti nelle apparenze, ma solo fino al momento della tragedia).
COMANDA SOLO RENZI, HA SCONVOLTO TUTTO IL SISTEMA. UN PRIMO PARADOSSO…
Ma veniamo al punto, o al nocciolo, e il punto, e il nocciolo, è sempre Renzi. In un Paese di dinosauri, con la sua furbizia e la sua rapidità di interventi e decisioni, ha fatto piazza pulita e ha conquistato potere e comando, in pochissimo tempo. Non era mai successo prima, nella storia della nostra repubblica: che sia giusta e positiva o no, questa presa di potere è discutibile, ma esiste; e con essa bisogna fare i conti. Che Renzi sia destinato a durare, fare le riforme, vincere la sua battaglia, è cosa molto discussa, ma imprevedibile al momento; anche se la politica è capace di inventare qualsiasi cosa, al momento non si vedono alternative. Schettino finì sugli scogli non solo per la sua incapacità, presumo, ma anche perché non fu ben assistito, diciamo aiutato, da nessuno. Chiedersi oggi se Renzi possa fare la fine di Schettino, come molti, ma solo privatamente fanno, non sarebbe solo una domanda insensata e arrogante a priori. Comanda solo lui, ma un equipaggio fedele ce l’ha, un equipaggio di amici e amiche, ma ubbidiente. Sarebbe un’ipotesi stolta, ventilare la domanda che egli possa finire negli scogli, tra un “inchino” e l’altro ai grandi poteri: sarebbe stolto perché tutti siamo interessati a non finire sugli scogli, e Renzi dunque andrebbe aiutato, nelle sue ardite e a volte bizzarre e temerarie navigazioni, a evitare gli scogli che egli stesso, oltre a quelli esistenti, si procura spesso disinvoltamente. Il paradosso è questo: la maggioranza degli italiani non vota, e quelli che votano hanno tolto molti consensi al premier; molti (spesso anche in questo diario) non nascondiamo perplessità e pesanti timori; eppure dobbiamo sostenere Matteo, se vogliamo evitare il naufragio.
E FINO A QUANDO? ECCO UN ALTRO CURIOSO PARADOSSO
Fino a quando? Ecco una bella domanda. Renzi con grande abilità ha sconvolto il vecchio Sistema di poteri in Italia. Ha rottamato il rottamabile, ma soprattutto ha annientato di fatto i vecchi e grandi poteri prima esistenti, diciamo i poteri dei dinosauri. Ha imposto il suo ritmo. Mentre gli altri blaterano a ritmo slow, lui magari non fa, ma si muove a ritmo di rock, annuncia di voler fare, cambiare, incoraggia speranze, agita paure, condanna l’ignavia, presunta o vera che sia, di chi si limita a criticare. Fino a quando? Direi che la risposta sta in un altro paradosso: dobbiamo aiutare Renzi per evitare di finire negli scogli, augurandoci che il premier riesca a fronteggiare l’emergenza; nel frattempo, preparare, e non sarà facile, una più affidabile successione. Intanto, a Renzi mandiamo un affettuoso e interessato consiglio: non dica che il non voto è cosa secondaria; chiunque, da qualsiasi punto di vista politica, sa bene che è un vulcano in eruzione.
LA CADUTA DEL MOVIMENTO 5 STELLE, LA POSSIBILE RINASCITA
Marco Travaglio è andato giù molto duro, oggi sul Fatto, occupandosi della caduta di Beppe Grillo, non solo per quanto riguarda il disastroso ultimo esito elettorale, ma anche e soprattutto per la gestione del potere che i grillini avevano acquisito trionfalmente, appena un anno fa. E se certe cosa è arrivato a dirle Travaglio, massimo sostenitore di Grillo, possiamo aggiungere che la misura è colma e la delusione è enorme, per le speranze che avevamo posto nell’avvento di Beppe sulla scena politica. E’ a tutti evidente il crollo di voti e di consensi, il dilagare di perplessità su tante decisioni prese ai vertici del Movimento, per ultimo le nuove e poco giustificate espulsioni di deputati dissidenti. Il bravo Giorgio Albertazzi ha commentato: “Così pare il Pcus e non mi piace. Ma non dispero”. Sono d’accordo. Se la disfatta è sotto gli occhi di tutti, restano tuttavia buone possibilità che Grillo riprenda un ruolo politico importante. Perché gli italiani che hanno creduto in lui lo hanno abbondato o stanno prendendo le distanze? Le speranze erano due, il mandato era chiaro: disfare e fare. Tutte e due le speranze non si sono realizzate: i grillini non sono riusciti a disfare un bel niente, e men che meno – pur avendone la possibilità, a cominciare dalla nomina del presidente della Repubblica e del premier – sono riusciti a influire, a decider, a fare qualcosa. Delusi, i loro elettori si stanno dissolvendo e i giornalisti più autorevoli, come Travaglio, non nascondono obbiezioni, critiche e contestazioni. Il messaggio è chiaro.
MA GRILLO PUO’ ANCORA DARE UNA SPALLATA
A parer mio, siamo alla vigilia di nuovi sconvolgimenti e assestamenti del quadro politico italiano: come ho scritto sopra, la durata di Renzi è incerta; l’elezione del successore di Napolitano al Colle sarà al centro delle vicende di gennaio; Forza Italia è da rifondare, dovrà scegliere se tenersi Berlusconi o dare lo scettro a un erede (che non si vede); nella scontentezza generale e crescente, Salvini a destra e Landini all’estrema sinistra raccolgono e aggregano tutto ciò che possono, e non è poco. I deputati e i senatori M5S, salvo qualche ribellione di personaggini domati o espulsi, fin’ora hanno dato spallate, contro le muraglie di istituzioni che non piacciono più a nessuno… E tuttavia i frutti, cioè i voti, cioè i benefici derivanti dalle grandi decisioni, se li sono goduti, e se li stanno godendo, altri. In primis, Renzi che naviga come un pesce, o un pirahna nell’acquario delle confusioni e delle contraddizioni altrui. Non so se Grillo abbia ancora energia sufficiente per fare una bella virata e imporsi su ciò che conta. Ma è abbastanza intelligente per capire che, se non vuole perire, è arrivato il momento di smettere di dire no a tutto, di fare accordi, di accettare compromessi vantaggiosi per lui e per tutti gli italiani, insomma dire qualche sì.
UN LIBRO PER IL (MIO) WEEK END, MUCCINO E VANGELISTA
Di solito, prima del week end, vi suggerisco qualche titolo di buoni libri da leggere. Questa settimana, no. Vi trasmetto una mia curiosità. Avevo appena finito di leggere una divertente nota di Aldo Grasso sui ricorrenti litigi, sui social network, dei fratelli Gabriele e Silvio Muccino… Ed ecco che, su una bancarella, ho trovato un libro pubblicato qualche anno fa da Silvio e dalla sua compagna Carla Vangelista. Gabriele rimprovera al fratello, frequentemente, una certa sudditanza nei confronti della signora Vangelista, più anziana di lui (ma l’età non conta, direi, e molti amici mi dicono che Carla è una donna molto interessante e intelligente). Il libro, a fiuto, è una roba d’amore, leggerò per gossip, a tempo perso. Vi dirò se vale la pena che lo cerchiate nei mercati dell’usato.
IL DIO DEL CALCIO NON SI E’ FERMATO AL MUNDIAL. PRANDELLI ESONERATO
Prandelli, ex Ct della Nazionale, è il responsabile della figuraccia che il nostro calcio rimediò in estate nel campionato del mondo in Brasile. Una montagna di errori, una insipienza di profondità colossale. Ma il dio del calcio esiste, non si è fermato in Brasile. Arriva la benedetta notizia che Prandelli, divenuto allenatore del Galatasaray in Turchia, è stato esonerato dopo 142 giorni e una serie catastrofica di sconfitte. I turchi risaliranno presto nella classifica del loro campionato, purtroppo i calciatori azzurri furono eliminati e umiliati. Nel dissestato sistema calcistico italiano, c’è da aspettarsi che qualche gonzo lo richiami ad allenare in patria, lui che non ebbe neanche il coraggio di affrontare in un confronto pubblico le contestazioni dei giornalisti. Questa preoccupazione (che possa tornare a breve in Italia) ci rende meno gustosa la soddisfazione di oggi.
DI CHOC IN CHIC: L’ULTIMO E’ BILL CLINTON (BY ROSSELLA)
Ho già scritto che la parola “chic” mi fa venire l’orticaria; quasi nessuno la usa più, se è usata subito è accolta come una evitabile volgarità. Ma rieccolo, Carlo Rossella: presumendo che la sua rubrica “Alta società” sia il massimo dell’eleganza, continua a infliggere patenti di “schicchismo” a mal capitati e inconsapevoli personaggi del bel mondo che tanto lo attira (se fossero consapevoli, lo querelerebbero per danno d’immagine). L’ultimo è Clinton. Carlito El Drito viene a sapere che l’ex presidente va a Pechino, per il matrimonio della figlia di David Tang. E lui che fa? Una bella slinguata, ci assicura che Clinton è in gran forma e, ovviamente, “molto chic”. Anzi, scrive, “sembra lui lo sposo”. Ma per favore!
28.11.14