“Ora cambia tutto” è il Commento Unico e Unanime che sale da un capo all’altro dello Stivale dopo la vittoria di Renzi alle primarie del Pd. Di certo cambiano il segretario, here il gruppo dirigente, il linguaggio e gli obiettivi del primo partito italiano. Ciò che non cambia è il ceto giornalistico, intellettuale e finanziario italiano, già comodamente assiso sul carro del nuovo vincitore. Basta consultare le rassegne stampa di un anno fa sulle primarie per il candidato premier del centrosinistra e sostituire la parola “Renzi” con la parola “Bersani”, per vedere le stesse firme degli stessi giornali riservare allo stesso smacchiatore di giaguari gli stessi aggettivi roboanti, gli stessi encomi, le stesse leccatine di piedi che oggi dedicano al suo rivale di allora”. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2013)
ATTUALIZZANDO.. MODESTA RIFLESSIONE SUL NEOSEGRETARIO
Marco Travaglio ha ragione, tutti applaudono Renzi, con indecenza, e così probabilmente aumentano le difficoltà per il neosegretario e, si dice, futuro premier. Molto meglio sarebbe, e qui noi ci proviamo, a elaborare un dignitoso consenso e dire, chiaro e tondo, quali siano i problemi prioritari. Ieri Massimo Cacciari, in collegamento con Otto&Mezzo di Lilli Gruber, e a confronto con un’avvocatessa destinata ad occuparsi di giustizia nella nuova segreteria di Renzi, ha provato a esprimersi con questa auspicabile sobrietà. La collaboratrice di Renzi, Alessia Morani, replicava con un certo sussiego e un’evidente considerazione di sé. Non va bene. Oggi, un grande giornale romano accennava all’influenza che il nuovo leader Pd potrà avere sulle nomine delle aziende pubbliche e sulla Rai. Ahi Ahi! Se è presumibile che le fonti siano qualificate, la vecchia politica rispunta fin dal primo giorno. Altro che nomine! Il primo compito di Renzi è quello di preoccuparsi di varare una nuova legge elettorale in tempi brevi; il secondo, cercare di fronteggiare la disoccupazione con un sostegno alla produzione. Questo interessa alla gente. Chi possa essere il manager a capo di Finmeccanica o di Enel ed Eni o della Rai, può essere motivo di preziosa e pelosa attenzione da parte della Casta, non dalla parte di un governo che abbia a cuore, in primis, i bisogni e le esigenze dei cittadini. Cacciari ha anche detto che il disegno di Renzi e i suoi progetti potranno realizzarsi, solo a condizione – indispensabile – che il neosegretario possa trovare una salda intesa con il capo del governo Letta. Ma qui, mi permetto di aggiungere condividendo le opinioni di tanti osservatori, è il nervo scoperto della politica perseguita da Renzi. Per diventare premier, Renzi ha interesse ad arrivare alle elezioni prima possibile; in caso diverso, se sosterrà il governo, la sua popolarità dilagante sarebbe oscurata da quella dell’attuale premier, suo collega e contemporaneamente antagonista.
QUALE SARA’ IL VERO SPESSORE DI RENZI?
Questa, in fondo, è la domanda cruciale sul nuovo capo del Pd e del centrosinistra. La madre di tutte le domande. Renzi è come lo descrive Crozza, con le sue imitazioni sarcastiche, leggero e superficiale, capace solo di coniare slogan parapubblicitari, oppure – una volta al timone – mostrerà di avere gli attributi e una spina dorsale tosta, e idee che non finiranno nel logorio politico tradizionale? Non sono né entusiasta né pessimista. Mi piace la passione innovativa del sindaco fiorentino. Non mi piace la sua diffidenza verso tutti coloro che possono fargli ombra: a cominciare da Giorgio Gori, che ha accantonato, e da Pippo Civati, in situazione di stallo. Un vero capo deve saper guardare alto e utilizzare le migliori risorse disponibili accanto a lui, guai se si circonda di prudenti yes-men.
ALESINA E GIAVAZZI. UN EDITORIALE DI LUNGHEZZA RECORD
Mi ero appena intenerito dal fatto che Angelo Panebianco, più di una volta imputato in questa rubrica per l’incontinenza dei suoi editoriali, oggi è riuscito ad accontentarsi di quanto gli concedeva lo spazio della prima pagina. Ed ecco che un comunicatore, che mi segue con pazienza, mi ricorda che domenica il Corrierone ha battuto ogni record: l’editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi era incredibilmente il più lungo, quanto meno di questo secolo. Mi sono chiesto, spesso, chi sia il più bravo dei due. Una coppia normotipo da opinion markers, e sodali da tempo. Direi che è Alesina il più bravo e preparato, Giavazzi il più efficace mediaticamente. In coppia, ahimè, la miscela è incontenibile. Perché il cardinal De Bortoli vuole tenerli insieme? Separatamente, i due darebbero il meglio di se stessi. In 11mila battute, un’enormità, Alberto & Francesco hanno detto ciò che poteva essere contenibile in tre righe. Hanno elencato il menu delle questioni calde e dei problemi, che tengono il governo Letta su un braciere. Un elenco conosciuto da tutti, tanto vero, quanto fastidioso e saccente ormai. Nell’alluvione di parole, una sola riflessione divertente: “insegniamo ai bambini a non copiare e smettiamo di far loro i compiti, altrimenti diventano evasori fiscali.” Giù con le forbici, Alesina e Giavazzi!
SIMONE BEMPORAD ALLE RELAZIONI ESTERNE DELLE GENERALI
E finalmente, come anticipato, abbiamo un manager per le relazioni esterne alle Generali. Ha 43 anni, si è districato benissimo in un mondo romano come quello di Finmeccanica, prima era all’Enel, ancora prima con Gnudi per la liquidazione dell’IRI. Grande abilità a restar fuori dallo tsunami giudiziario e politico che si è abbattuto su Finmeccanica, defilandosi in tempo a Washington e riuscendo a non far parlare di sé. Oggi sembra l’uomo giusto al posto giusto nell’azienda giusta. Si vedrà.
OPINION MAKERS/TITO BOERI
Digitate http://www.lavoce.info/ , è un bel sito – il deus ex machina è Tito Boeri – di confronti su temi di economia e politica. Meno liberista, diciamo di un Giavazzi, Boeri ha equilibrio e sapienza divulgativa. Fresco di pubblicazione, nel pomeriggio di oggi, un bell’articolo sull’Inps e previdenza: ci sarebbero tutti gli strumenti per informare i cittadini sullo stima precisa delle loro future pensioni, ma non succede. Perché? Cercate il colpevole nei labirinti della burocrazia. Boeri ha 55 anni, ha insegnato alla New York University e ora alla Bocconi, esperienze all’OCSE e FMI e alla Banca Mondiale. Quasi 53mila followers su twitter. Si dice che non abbia un gran rapporto con il fratello (Stefano, che suscitò un certo chiasso per contrasti con il sindaco di Milano Pisapia) e con grande rispetto per il British style nelle affettività familiari, chiediamo venia per il gossip.
10-12-2013
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