Ieri, 22 marzo, Stefano Lorenzetto mi ha dedicato la consueta pagina domenicale, che da tanti anni riserva ai suoi incontri con i “tipi italiani”. Lo considero un lusinghiero omaggio: dimostra che non sono ancora morto, oppure che sono morto e tuttavia merito qualche attenzione; in tutti e due i casi, mi sta bene la scelta di Lorenzetto (che avrei voluto assumere cinquant’anni fa, quando scoprivo i giovani talenti – lo ricorda egli stesso: giustamente rifiutò). Se volete leggere l’intervistona – non ho mai nascosto la mia vanità – potete recuperarla digitando l’altro sito, wwwlamescolanza.com Vorrei aggiungere che, tra i tanti commenti che ci sono giunti, Lorenzetto e io siamo inorgogliti dal messaggio, affettuoso, che ci ha inviato Vittorio Feltri. Com’è noto: pur di non lasciarsi sfuggire un complimento, Vitt si farebbe strappare un’unghia. A meno di non sentirlo sinceramente dentro di sé, senza riserve: cosa che gli succede, anche questo è noto, rarissimamente. E dunque grazie Feltri, grazie amici lettori. (Stefano Lorenzetto: “La levatrice del Giornale inventava i futuri direttori”, Il Giornale, 22 marzo 2015).
FIRS / E ORA RENZI AFFRONTA L’AVVERSARIO PIU’ DURO, IL PD
Chiusa anche la pratica Lupi e con il vento in poppa soffiato da Draghi, Renzi vuole prendere di petto anche il più resistente dei sui avversari: il Pd. Il premier ha creato tre contenitori politici attraverso i quali pensa di poter controllare il partito. Il primo contenitore sarà organizzato dai devoti: Lotti e Boschi. Il secondo è quello che sta mettendo in piedi Delrio, i cosiddetti cattorenziani: lì confluiranno ex popolari come Fioroni, ma anche ex ds come Verini, braccio destro di Veltroni. Infine il contenitore più complicato, quello di sinistra, affidato alla Serracchiani. Riuscirà Renzi ha imbrigliare il Pd? Difficile. Molto difficile. Anche perché, come avevamo anticipato, sta per ridiscendere in campo Enrico Letta. E al Quirinale la cosa non dispiace. (Firs è lo pseudonimo – il nome del cameriere- giardiniere del “Giardino dei ciliegi” – di un personaggio, un qualificato addetto ai lavori, di cui solo Cesare Lanza conosce l’identità. Sporadicamente collabora, con brevi note come questa, a “5 della sera”).
DIRIGENTI A ROTAZIONE CONTRO LA CORRUZIONE. CHE MINCHIATA E’?
Nella nuova legge anticorruzione sembra che sia previsto un obbligo: gli alti dirigenti dei ministeri e delle aziende pubbliche non potranno più poggiare le chiappe sulle loro poltronissime al di là di un tot di anni. Lasciatemi usare, come si dice oggi, un francesismo: che razza di minchiata sarebbe? La mia opinione è del tutto diversa: si tratta, semplicemente, di scegliere persone oneste anziché disoneste (spesso pregiudicate, condannate, con curricula inopportuni). Il problema non è la durata, ma l’integrità, l’affidabilità dei comportamenti. Se uno è onesto (e bravo, efficiente), teniamocelo a vita, sulle poltrone che contano, fino alla pensione! Se uno è disonesto, comunicargli che resterà solo pochi anni a godere di funzioni direttive, significa dirgli in un orecchio: sbrigati ad arraffare, a rubare tutto ciò che puoi, subito o presto, perché il tempo passa veloce e non ce la farai a rubare tutto quello che vorresti, se non dimostrerai di saperci fare, alla svelta.
LAMENTO DISPERATO DI UN GIORNALISTA ALL’ANTICA
Non sarò intrigante come il “Lamento di Portnoy”, ma perbacco anch’io avrò diritto a una ragionevole lagna. Mi considero non solo un gentiluomo, ma anche un giornalista all’antica, ben consapevole che le due identità difficilmente riescano a convivere. Comunque sia, ci provo. Ho un debole, tante volte l’ho scritto qui, per gli opposti: ad esempio, Giuliano Ferrara e Marco Travaglio. E adesso che Giuliano dignitosamente ha fatto un passo indietro, mi piace anche il successore che l’Elefantino ha designato: Claudio Cerasa, che si firma con una ciliegina, così come Ferrara utilizzava la sagoma di un elefantino. Claudio è giovane, ha talento: si farà. Ebbene, sia il neo direttore de “Il Foglio”, sia il neo direttore de “Il Fatto Quotidiano” da un po’ di tempo hanno preso il vezzo di pubblicare i loro articoli senza riuscire a chiuderli in prima pagina. Firmano pisciatine e bisogna sfogliare le pagine interne per vedere come la minzione si concluda. Cosa fastidiosissima. Chi mi segue, sa che trovo aberrante questa abitudine. Una volta gli articoli di fondo si concludevano rigorosamente sempre in prima pagina, a cominciare dall’editorialista principe, Indro Montanelli, uno che aveva maggior rispetto per i lettori, più che una presuntuosa considerazione di se stesso. Ebbene, da tanto tempo tormentavo Ernesto Galli della Loggia, principe anch’egli e forse anche re, ma dei pisciatori, per la sua incontinenza. E adesso, che fare? Posso rinunciare a leggere Travaglio e Cerasa? Farei come quella donna, ipotizzata da un popolare proverbio, che essendo scontenta del marito gli taglierebbe i coglioni. E poi chi sono io (scusate la goffa imitazione di Francesco), per pretendere ascolto da Marco e Claudio? Già inutilmente ho loro rivolto un paio di appelli, senza successo, per chiedere che smettano di pisciare, che non si mettano sullo stesso piano di quello della Loggia – di cui poco me ne cale. Insistere sarebbe poco dignitoso. Che fare? Che Travaglio e Cerasa, e tutti gli altri pisciatori scortesi facciano come vogliano. Il mio lamento, forse, sarà apprezzato solo da qualche mio collega coetaneo: il problema non è la quantità, ma la qualità. Smetto di tormentare tutti (anch’io, quanto ho pisciato, oggi!) e buona fortuna a tutti. E poi dice che i giornali oggi sono in crisi…
SCHERZETTO DEDICATO AL RE DEI PISCIATORI. DELLA LOGGIA IN POCHE RIGHE
Però, non potevo chiudere il tormentone senza uno scherzetto. Ernesto Galli della Loggia venerdì 20 marzo ha inondato la prima pagina del Corriere della Sera, con il suo, abitualmente chilometrico, articolo di fondo. Vorrei salutarlo con una speciale dedica: ho chiesto a una giovanissima giornalista, talentuosa ma appena ai primi passi del mestiere, di sintetizzare l’articolessa in poche righe. Eccole: “ Il messaggio che viene da Tunisi è chiaro: pur nella difficoltà di comprendere sviluppi e intendimenti (vedi lo scoppio della 2° Guerra Mondiale appena sette anni dopo l’elezione di Hitler), e quindi se gli obiettivi degli jihadisti sono o meno destabilizzare e islamizzare l’area araba, minacciare l’Occidente col terrorismo e una guerra aperta, all’Unione Europea tocca sottoporsi ad una prova decisiva. Il Mediterraneo orientale rappresenta la sfida islamista rispetto alla quale l’UE deve finalmente porsi come soggetto politico vero, cioè con una vera politica estera, un vero esercito e veri capi politici, a cui spettano scelte coraggiose (ma dotate anche del necessario consenso). Perché occorre la forza militare per arrestare l’islamismo radicale, occorre convincere noi stessi e gli USA a dire chiaramente all’Arabia Saudita, al Qatar e ad altre monarchie del Golfo: basta all’ambiguità, quella di arricchirsi ad ovest e finanziare i terroristi ad est. Invece va sostenuto l’Islam antijihadista, va difeso dalla paura: è in gioco la libertà. Se siamo “crociati”, la nostra croce è la libertà. Che ne dice, Prof? I chilometri di parole inutili sono discretamente sintetizzati – il concetto è chiaro – nel provino, ben affrontato da Marilisa Belli, così si chiama la nostra collaboratrice. Escludo che della Loggia sia pagato a riga, come si faceva una volta. E dunque? Per l’ultima volta: perché il prof e gli altri incontinenti non riescono ad accontentarsi degli spazi in prima pagina?
DARIA BIGNARDI LASCIA LA 7, INVASIONI BARBARICHE IN CALO. PERO’…
A me Daria piace. In altra parte (nel nostro sito Ildecoder.com) troverete una pungente, tanto motivata quanto perfida, stroncatura, firmata da un bravo giornalista de “Il Giornale”. Di recente, ho espresso qualche cattivo anzi pessimo pensiero sullo scambio di cortesie tra lei e Bruno Vespa: io ti esalto alle “Invasioni barbariche”, tu mi ricambi il favore a “Porta a porta” (il più feroce fu Aldo Grasso, il primo a denunciare il libro, il voto, l’invito di scambio). E tuttavia la Bignardi mi piace: ha quel certo non so che, quanto a fascino femminile, e una innegabile personalità, come conduttrice. Con stupore – il critico del Giornale non le ha risparmiato neanche questo – ho appreso che ha 54 anni: gliene avrei dato meno di quaranta. A farla breve, seriamente: vero che “Le invasioni barbariche” quest’anno, i numeri cantano, hanno perso smalto e dimezzato gli ascolti; vero che gli inviti promozionali sono troppi e anche imbarazzanti. Ma una stagione deludente può capitare a chiunque. Daria ha classe e qualità: non si ammazzano così i purosangue. Basterebbe aggiustare il tiro, troppo salottiero e indulgente, impugnare il bisturi, accorciare i tempi, dare ritmo e restituire un po’ di sana cattiveria. E Daria tornerebbe ad essere una stella. Parola di autore.
*** IL CATALOGO DEI LIBERI DI MENTE, I NECROLOGI E/O TUTTO CIO’ CHE VOLETE. Scrivetemi, se volete, indirizzando a cesare@lamescolanza.com Risponderò a tutti: qui o privatamente. Mi permetto di ricordarvi che terrei molto alle vostre segnalazioni per comporre il mio catalogo dei personaggi, viventi e defunti, definibili “liberi di mente”. E non solo: se volete farmi un regalino, mandatemi il vostro necrologio, su di me: li colleziono in vita per mio diletto, il vostro vantaggio sarà quello di non dover sprecare – eventualmente – tempo e denaro, quando sarà. Se poi pensate che è un’esigenza futile e stupida, vi capirò (intervenite sugli argomenti che preferite, accetto qualsiasi cattiveria, niente insulti né bestemmie però: non ne faccio e non ne voglio).
23.03.15