“Le Veline inventate da Striscia la notizia (o meglio dalla verve immaginifica di Antonio Ricci) non erano altro, pharm in fin dei conti, che divertenti e sexy metafore dei dispacci dell’epoca fascista: come questi ultimi, infatti, le veline del programma televisivo portavano le notizie, consegnandole ai conduttori della trasmissione”. (Carlo Cerioni)
“Le veline, quelle che oggi associamo alle carine e simpatiche ragazze più o meno svestite che hanno contribuito a fare la fortuna delle Tv di Berlusconi, capaci, mutatis mutandis, a loro volta di spostare milioni di voti, sessant’anni fa erano uno degli strumenti con cui il regime fascista irreggimentava l’informazione e pretendeva di manipolare perfino i costumi, le abitudini e i gusti degli italiani”. (Carlo Correr, “l’Avanti! della domenica”)
ATTUALIZZANDO… LA MIGLIOR VELINA DELLA MIA VITA, OREFICE
Sto rileggendo “La Velina” di Vittorio Orefice, Mondadori Editore, 1988. (*Leggete, se volete, qui sotto, parlerò di Palmiro Togliatti). Lo ricorderete tutti, Orefice, quel simpatico signore con il farfallino, anche se non siete appassionati di politica e addetti ai lavori. Per il mondo politico, Vittorio era un mitico personaggio, anticipatore di importanti notizie, maestro elegante nelle indiscrezioni, tanto autorevole da influenzare ministri e governi al punto da cambiare, modificare, correggere alcune leggi. Se vi incuriosisce questo ricordo, vi auguro di riuscire a trovare il suo libro nei meandri di internet, come è stata capace di riuscirvi la gentile Maddalena, mia assistente. Riflettendoci oggi, oltre alle mezze stagioni, non ci sono neanche più le veline di una volta, informate ed incisive come Orefice sapeva proporre nella sua nota; per la verità Vittorio era di classe superiore ad ogni vero o presunto collega. Era un “unicum”. Ho conosciuto la deliziosa figlia Paola, insieme con il suo vispissimo barboncino Erich Fromm (l’autore de “L’arte di amare” e vi assicuro che il cagnetto lo ha letto ed è amorosissimo), e questo nome vi dimostra l’inesauribile estrosità della dinastia Orefice. Con altri amici, Alberto e Maria Pia, abbiamo deplorato l’assenza di una velina quotidiana, degna di tal nome, come strumento essenziale per capire i retroscena politici. Forse perché oggi sono irriferibili e disgustosi, forse neanche Vittorio saprebbe raccontarli con sobrietà? Certo, i tempi sono diversi, e possiamo consolarci con le “veline” inventate da Antonio Ricci, quelle ragazze di straordinaria bellezza che fanno cornice a “Striscia la notizia”.
ANIA / LA PRESIDENZA CAMBIA? DA MINUCCI A…
L’incarico di Aldo Minucci è in scadenza a fine dicembre. Inevitabili boatos e rumors, per la verità con tonalità discrete come esige il mondo delle assicurazioni, sui candidati alla successione: 1. Minucci potrebbe succedere a se stesso. 2. Autorevole candidata è Bianca Farina, dalle strutture interne. 3. Qualcuno pensa a Giampaolo Galli, ex dg di Ania, stimato economista e con una qualità, che non è la più importante ma potrebbe essere decisiva: è in ottimi rapporti con il premier Matteo Renzi. 4. Con grande considerazione è quotato anche, ma forse non interessato, il prof. Leonardo Felician, AD di Genialloyd, un grande e ardito innovatore, nel settore.
ELIA E MESSORI, CHE GAFFE, QUEL NECROLOGIO SBAGLIATO
Certo, il necrologio non è stato compilato né da Michele Mario Elia né da Marcello Messori. Chi è stato il responsabile, mi auguro involontario, del necrologio firmato dall’amministratore delegato e dal Presidente di Ferrovie? Su “Il Corriere della Sera” e “La Repubblica” i due hanno pubblicato un annuncio congiunto per commemorare Maurizio Basile, un manager in passato dirigente dell’azienda, oggi comunque (auguri!) in eccellente salute, vivo e vegeto. Basile, napoletano e scaramantico, ha apprezzato il cordoglio e ha fatto gli scongiuri, con una simpatica telefonata a Elia.
Il defunto è Ernesto Basile, la “improvvisa scomparsa” è stata la sua, e che la terra gli sia lieve. Su “Il Fatto” Daniele Martini ha ironizzato: Elia e Messori sono divisi su tutto ma, a loro insaputa, per il necrologio hanno trovato un?ammirevole unità di sentimenti. Ma all’interno di Ferrovie, la battutaccia è arrivata puntuale: ci deve essere per forza il morto, per fare in modo che i vertici vadano d’accordo?
ALBERGHI E RISTORANTI / HILTON, SHERATON, FERTON… E I CAVALLINI
Un napoletano molto simpatico, Ferdy Ferton, è proprietario di un albergo a Milano, in via San Gregorio. Ha intitolato il suo hotel con il suo cognome, esaltando l’importanza della rima: “Hilton, Sheraton, Ferton”, mi ha detto, “così il nome entra più facilmente nella memoria della gente”. / Nell’occasione vi segnalo anche il ristorante Cavallini di Milano, in via Mauro Macchi: piacevole, eccellente accoglienza, ai tavoli un fenomeno che si chiama Jude, è un nome che evoca la più bella canzone dei Beatles. (* Leggete, se volete, qui sotto). Cibo ottimo. Ma io non sarei io, se non trovassi almeno due osservazioni critiche. Se date confidenza al simpatico Joseph – il proprietario del locale, l’uomo che inventò “Giannino” – può capitare che il ragazzaccio, la sera, vi dica mentre ancora state cenando che ha bisogno del tavolo, per eccesso di affluenza: centinaia, credo che siano 300/400 coperti, sempre occupati. E poi, bisogna dire al cuoco che il riso al salto deve essere sottile come un’ostia o quasi, e non un tortino, sia pur gradevole. Consiglio il Cavallini a coloro che vogliano rifarsi gli occhi, il locale è frequentato da decine di top model e da altre bellissime fanciulle, che definirei missionarie (consapevoli o no) dell’amore.
LIEVI DOMANDE SENZA RISPOSTA… LE SPREMUTE…
… perché debbono essere sempre di arancia, di pompelmo o di limone? Cominciate a chiedere, vi prego, spremute di melograno, preziose per il cuore (sia che si tratti di sentimenti, sia di arterie), oppure di fichi d’india, altrettanto gustose e salutari. Forse l’ottusità dei proprietari dei bar, di fronte alle richieste, si aprirà a qualche innovazione. E poi perché, già altre volte l’ho detto, non c’è menù senza rucola o senza ananas? Se ne avessi la possibilità, li proporrei per legge, con multe salate per i contravventori.
*LETTURE PER IL WEEK END: I BEATLES E PALMIRO TOGLIATTI
Qui sopra vi ho manifestato la mia passione retrò, citando Vittorio Orefice. Non basta, per questo week end vi propongo due bei libroni, il primo è dedicato ai Beatles da Massimo Padalino, con i testi delle canzoni commentati dal 1962 al 1966, editore Arcana, la prima edizione del 2010: se vi piace il quartetto, sono 560 pagine deliziose per voi.
Il secondo libro è quello, famosissimo, di Giorgio Bocca dedicato a Palmiro Togliatti. Editori Laterza, 1973, 753 pagine. Il grande Giorgio nella prefazione ricorda di aver lavorato tre anni per scrivere la biografia del leader comunista, con l’aiuto della brava ricercatrice, la moglie Silvia Giacomoni. Colgo l’occasione per ricordarvi un celebre aneddoto, che certamente ricorderete. Quando Togliatti nel ’48 fu vittima di un attentato, in Italia stava per esplodere un rivoluzione, con incidenti, scontri e assalti alle prefetture. Pajetta, che mi onorava della sua amicizia, impulsivo e focoso come era, telefonò a Togliatti ricoverato in ospedale e, raggiante, gli disse: “Abbiamo presso la prefettura di Milano!…”. E Togliatti, gelido maestro di ironia, gli rispose: “Bravo! E adesso cosa te ne fai?”.
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13.11.2015