“Per farsi perdonare la propria intelligenza, site ogni tanto bisogna saper dire qualche sciocchezza”. (Roberto Gervaso, “La volpe e l’uva”, 1989)
ATTUALIZZANDO… SCIOCCHEZZE / 2. ALESSIO VINCI, GARIMBERTI JR, ALITALIA…
Mi hanno segnalato un interessante tweet di Alessio Vinci, nuovo big della comunicazione in Alitalia, che testualmente vi riferisco così come mi è arrivato: “@lamescolanza non diciamo sciocchezze, please”.
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SCIOCCHEZZE / 3. FENOMENOLOGIA DEL TWEET DI VINCI
E poi direte che sono pignolo! Fatto sta che adoro queste puntualizzazioni. Premetto che Vinci mi è simpatico, fin da quando brillava (ai miei occhi, ed ero tra i pochi) nel suo programma a Canale 5 e lui era bersagliato da critiche di varia caratura. Ma questo suo tweet, considerando che ha assunto un ruolo di comunicatore per conto di una grande azienda, mi spinge ad alcune riflessioni. Eccole.
1. A chi si rivolge Alessio Vinci, piccato da ciò che ha letto? Solo a me?
2. Fatto sta che ho scritto, in occasione della nomina di Federico Garimberti, che è bene essere cauti quando ci si trova di fronte alle nomine di “figli di” importanti personaggi: spesso non sono all’altezza e vengono preferiti ad altri candidati più meritevoli, ma privi di genitori o parenti o amici ragguardevoli. Non mi sono permesso di valutare Garimberti jr. Mi batto, da sempre, per il merito e i meritevoli. Ho scritto – il problema è generale, diffuso, tormentoso – che preferisco essere cauto. È questa sarebbe una sciocchezza?
3. Federico Garimberti, figlio di Paolo (importante giornalista, firma di “La Repubblica”, ex presidente Rai), era la scelta migliore? Lo sapremo vivendo. Al momento, Vinci ci scrive tramite mail: “Le sciocchezze che ho letto, che Garimberti sia un raccomandato, un figlio di.. uno che sia stato scelto per chissà quali amicizie o convenienze altrui. In Alitalia c’era bisogno di una persona con il suo profilo, la sua esperienza giornalistica (20 anni), in Italia e all’estero. Una persona anche con un profilo “istituzionale”, maturata durante il semestre di presidenza del governo presso l’UE (che poi è stato un anno di lavoro). Aggiungo che deve parlare perfettamente l’inglese. E aggiungo magari solo come dettaglio, che deve anche amare l’Alitalia. Andarne fiero. E credere davvero che questa compagnia abbia un futuro. Insomma cercavo uno bravo e l’ho trovato. Stento a capire perché possono non capirlo altri, o farne oggetto di sarcasmo. Tutto qui, Con stima, Alessio Vinci”.
4. Insisto. E non capisco perché Vinci voglia attribuirmi, oltre alle presunte sciocchezze, anche il sarcasmo. No: mi limito ai dati di fatto. Apprendiamo dunque che Federico è “istituzionale”, una persona di gradito profilo, esperienza giornalistica in Italia e all’estero. Quanto all’inglese, però, nel curriculum di Garimberti jr proposto alla presidenza del Consiglio si legge che conosce il francese con livello “intermedio”, nessun accenno all’inglese. Forse l’ha imparato successivamente. Mi incuriosisce infine l’accenno alla passione per l’Alitalia. Passione, fierezza! Sono sentimenti inseriti nel curriculum o sono stati apprezzati durante i colloqui, sono noti pubblicamente, comunque quando sono nati o esplosi (senza sarcasmo)?
5. Il predecessore Clemente Senni, emarginato o esonerato, è considerato “istituzionale”, conosce perfettamente l’inglese, ha un curriculum non inferiore a quello di Federico Garimberti. Non sono qui a sostenerlo o difenderlo, non è affar mio. Solo mi piacerebbe sapere, e lo chiedo al comunicatore Vinci, il motivo del suo accantonamento: forse non nutriva uguale passione, fierezza per l’Alitalia? Forse era “troppo” vicino a Etihad? È una ragionevole curiosità giornalistica. Anche perché “L’esperienza non ci impedisce mai di fare una sciocchezza; ci impedisce soltanto di farla allegramente” (Francis de Croisset).
6. In definitiva: perché è stato assunto Garimberti, da chi e con quale metodo di selezione? Da chi? Da Vinci personalmente, sembra di capire. Mi piacerebbe tuttavia, senza intenzioni polemiche, ricevere risposte precise dal collega Alessio. Infine, un consiglio non richiesto: sia più cauto, prima di attribuire “sciocchezze” agli interlocutori, a mio parere un comunicatore non dovrebbe farlo mai e, se e quando lo fa, dovrebbe esibire un’accurata elaborazione – che non ho intravisto nella mail che mi è giunta.
SCIOCCHEZZE / 4. BAGNAI, LA 7, L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA, GLI INGLESISMI…
Alberto Bagnai è un eccellente economista, divulgatore scientifico nonché clavicembalista italiano, saggista, opinionista de “Il Fatto Quotidiano” e “Il Giornale”. Purtroppo, come succede ad alcuni professori, è sussiegoso e indispettisce appena apre bocca (meraviglioso, invece, quando scrive; al clavicembalo non saprei). Questa mattina a La7, Andrea Pancani lo ha interrotto gentilmente appena il prof ha parlato di “bail in” e gli ha fatto notare che l’Accademia della Crusca, in un documento per me molto apprezzabile, suggerisce di evitare inutili inglesismi e, in questo caso, sarebbe opportuno utilizzare l’espressione “salvataggio interno”. Subito, Bagnai si è visibilmente risentito. Non solo: più avanti, ha insistito sull’inglesismo, addirittura spingendosi a dire che la prestigiosa Accademia gli aveva rotto le scatole. Ma prof! Che maniere sono queste? Mi permetto, da critico ammiratore, che seguire il suggerimento dell’Accademia sarebbe utile per i telespettatori sprovvisti di conoscenza della lingua inglese. E lei ha detto, invece, che se così facessimo, parleremmo ancora in latino. Dunque, secondo lui, dovremmo avere il dovere di parlare inglese e dimenticare l’italiano? No, proprio non ci siamo: l’evoluzione di qualsiasi lingua (anche l’inglese ha il suo slang, l’americano è diverso dalla lingua madre) è continua, fluida, affidata al popolo, inarrestabile. Ma non è questo il caso. Qui si tratta, semplicemente, di difendere la nostra lingua – bellissima – di fronte alle invasioni straniere, inutili; e di esprimersi con chiarezza per tutti, in televisione. Mi sarebbe piaciuto che il conduttore del programma di La 7 Pancani, un bravo professionista, avesse replicato al piccolo scazzo del professore. E, a proposito, il programma si chiama “Coffee break”: non sarebbe più semplice chiamarlo “Pausa caffè”? Viva l’Accademia della Crusca, tutta la vita.
SCIOCCHEZZE / 5. SANREMO, GARKO E DIRITTI CIVILI
Il “Festival di Sanremo” mi interessa, qui, solo per annotare sciocchezze vere e presunte. Come autore ne ho fatti tre, di Festival, due con Paolo Bonolis ed uno con Antonella Clerici, e so bene che per una settimana si vive soprattutto di un infinito sciocchezzaio. Se volete sapere qualcosa di più sul debutto del Festival di ieri sera, digitate a scelta uno dei nostri siti: www.lamescolanza.com, www.ildecoder.com e troverete la recensione, al curaro, di Don & Anto. Qui basterà dire che il meglio è arrivato da Elton John, Virginia Raffaele e Laura Pausini. Il peggio, da Garko. I risultati sono in linea, lievemente inferiori, con quelli del 2015.
A proposito di sciocchezze e di Garko, mi hanno fatto sorridere i ripetuti cenni di Gabriel alla sua cagionevole salute, il malessere del pancino, le pasticchine, la tosse e l’andatura traballante… Alla vigilia, invece, mi aveva molto sconcertato l’ottusità degli spettatori infoiati, alla ricerca di autografi, preoccupati per la salute di Garko, dopo l’esplosione devastante nella casa in cui l’attore risiedeva: solo una volta ho ascoltato una nota di rispetto per il destino dell’anziana madre del padrone di casa, deceduta a causa dell’incidente! Ma Sanremo, per il delirio di chi vi partecipa e di chi vi assiste, è anche questo. Divertente anche la faccia preoccupata di Conti mentre la brava Virginia Raffaele sfiorava, con stile pungente, il caso familiar/bancario della ministra Boschi.
Infine, quanto a sciocchezze, mi è sembrato esagerato tutto lo starnazzare sull’opportunità di discutere, o no, dei diritti civili durante il Festival. Perché no? Forse sono di parte. Nella preparazione dei tre Festival a cui ho partecipato, facevo ciò che potevo per inserire l’attualità sociale nella rassegna canora. Non capivo, non capisco perché nel Festival, dove ormai entra tutto e il contrario di tutto, debbano essere proibiti i temi che appassionano gli italiani ogni giorno (quando non cantano o fischiano canzonette).