“Compagni di gioco: amici bari”. “Maniaco sessuale: spaventapassere”. “Pensionati: razza d’annata”. “Dolce far niente: unire il futile al dilettevole”. “Non c’è più religione: Dio desiste”. (Antonio Romano, “Sedotto e abbottonato. Il gioco della vita in 185 giochi di parole”, Sperling Paperback, 2004)
ATTUALIZZANDO… GIOCHI DI PAROLE, ADORABILI RESTI
Adoro i giochi di parole: con colpevole ritardo, dieci anni dopo la pubblicazione, ho scoperto questo meraviglioso librino di Antonio Romano. Cercatelo, compratelo e divertitevi con le altre 180 manipolazioni di Romano. Il gioco di parole è una metafora della caducità umana: nasce da indiscutibile creatività, sempre spinto dall’intelligenza e dal senso dell’umorismo (per sopravvivere), gode di attimi fuggenti di consenso e serenità. Infine sparisce, al massimo gli adorabili resti sono custoditi in nascondigli della memoria.
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DELLA VALLE? SALVATORE MERLO INTRIGANTE, MA NON CONVINCENTE
Su Il Foglio di oggi c’è un lungo documentatissimo ritratto, ricco di citazioni, di Diego Della Valle, a firma di Salvatore Merlo. Non nego di essermi divertito, anche per il fluido stile barocco dell’autore (se posso permettermi, qualche ripetizione di troppo). Ma il ritratto, alla fine, non mi sembra persuasivo. In sintesi, secondo Merlo, Della Valle è un fuoco di artificio, sempre privo di seguito e di concretezza. Per me non è così. Non ho conosciuto, e tanto meno frequentato, il re delle Tod’s, ma mi sono fatto una mia idea per averlo seguito, lungo le sue esplosive esternazioni. Innanzitutto, c’è fuoco certamente nelle parole di Diego Della Valle, ma artificio non c’è: che si sia d’accordo o meno, la sua spontaneità travolgente, la compulsiva aggressività si toccano con mano. Niente di artificiale né di artificioso né di costruito né di allusivo. Non so se l’ho già scritto, ma per dirla con un francesismo, Diego ha palle di acciaio grandi come la cupola di San Pietro. In Italia un fac-simile non c’è, molti imitatori ci provano, salvo sbiadire e poi incenerirsi un passo avanti e quattro indietro. Diciamolo, attaccare frontalmente Renzi e Marchionne con la fredda violenza, implacabile, utilizzata da Della Valle a “Ballarò” di fronte a Giovanni Floris, significa, a parte i cabasisi, disporre di una spina dorsale formidabile, di una forse pazza temerarietà che mette in luce una personalità fuori dal comune. Nell’Italia cip ciop di oggi, nella nostra società cinguettante e priva di chiarezza, anche se è impossibile, mi permetto di lanciare una bottiglia in mare con questo augurio: uno, dieci, cento, mille Della Valle!
DE PROFUNDIS PER I TALK POLITICI? MA NO
I giornali sono pieni di miserere, di fronte agli ascolti frananti e franati dei programmi incentrati sul dibattito politico. Penso tuttavia che questo tipo di talk mantenga una valenza. Prendiamo come riferimento Urbano Cairo, che non ha esitato a dare a La7 questa identità, da mane a sera. Il talk politico costa poco, chi partecipa lo fa gratis, qualsiasi politicuzzo non chiede il rimborso spese per viaggi, pane e companatico. E questa è già una buona base. Poi, il talk politico permette una vera o finta centralità ad ogni emittente: è una passerella, una messa in scena di quelli che sgovernano, e dovrebbero invece governare, noi malcapitati italianuzzi. Nel caso di Cairo, la centralità è totale, assoluta: si parla solo di politica, a La7. Andando avanti così, dopo l’abolizione del Senato, ci sarà un nuovo ramo parlamentare, oltre a “Porta a Porta” di Bruno Vespa. La7, nel suo complesso. A dispetto degli ascolti calanti o, rispetto a Vespa, meno confortanti.
ANCORA UNA RIFLESSIONE SULLA FLESSIONE DEL TALK POLITICO
E’una riflessione con riferimento a Renzi. La gente è stufa dei talk perché si fanno troppe parole, ripetitive, con chiacchieroni che dicono tutto e il contrario di tutto… Questo vuol dire forse che la gente si stancherà presto anche del premier, indiscutibile signore della chiacchiera, degli annunci e delle promesse? Oppure, al contrario, la “ggente” è stufa delle chiacchiere televisive, perché incongruenti e inconcludenti, e proprio per questo motivo si lega a Renzi, non avendo ancora smascherato la sua futile verbosità? Lo sapremo, solo vivendo.
FRESCHE DI GIORNATA/A L’ESPRESSO SI CAMBIA, FOLLI A REPUBBLICA
Manfellotto lascia la direzione dell’Espresso, il nuovo leader è Luigi Vicinanza, 58 anni, ex capo della redazione di Repubblica a Napoli, a Salerno, del Centro di Pescara e ultimamente direttore editoriale dei 18 giornali locali dell’impero debenedettiano. Altra novità: Stefano Folli, tra i commentatori politici di maggior qualità ed ex direttore del Corriere della Sera, è una nuova firma di Repubblica.
CHI SI RIVEDE! LA CARA OTTUAGENARIA DEMOCRAZIA CRISTIANA
Nel tardo pomeriggio a Roma, oggi, all’istituto Sturzo, in Via delle Coppelle, si raduneranno i generali e colonnelli della vecchia Democrazia Cristiana – per la commemorazione di Bartolo Ciccardini. Rivedrete, se volete, Arnaldo Forlani, Ciriaco De Mita, Gerardo Bianchi, Cirino Pomicino e tanti altri…
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TOTTI MAESTRO DI CALCIO. E RICORDERO’ QUEL TOPO…
La Roma ha giocato una partita magnifica a Manchester contro il City: punita da un rigore dopo quattro minuti, ha recuperato con un gol-capolavoro di Francesco. A 38 anni, si è buttato su un pallone in verticale come un ragazzo di 20. Al di là di questa meraviglia fisica, ha incantato la qualità tecnica: quando Totti si è trovato solo davanti al portiere, anziché sparare come viene viene (come avrebbero fatto i Destro e gli Immobile, ma anche i Balotelli), ha accarezzato il pallone sornionamente e lo ha infilato nell’angolino che voleva. Tanti si meravigliano della lucidità e della freddezza di questo campione. Credo di aver già scritto una volta che, tanti anni fa, nel giardino di un albergo della Costa Smeralda, d’estate, giocai a poker con Totti e altri amici. All’improvviso dal pergolato cadde a terra, a pochi centimetri, un grosso topo. Alcune signore sedute nei tavoli vicini strillarono comprensibilmente spaventate, anche al nostro tavolo ci fu chi sobbalzò… Unico imperturbabile, neanche una smorfia e neanche una parola di commento, fu Totti (e anche nel seguito della partita Giorgio Tosatti e io, che eravamo i più bravi a poker, ammirammo lo straordinario controllo di nervi del nostro intramontabile Francesco).
01.10.14