OGGI VI DICO CHE.. SAPER TACERE, SAPER ASCOLTARE

“Chi sa non parla,  chi parla non sa” (Tao Te Ching, V secolo a. C..).
“Chi parla troppo cerca di nascondere qualcosa. Chi tace in modo coerente è invece convinto di qualcosa” (Sandor Marai, La donna giusta, 2004, Adelphi).
“Se si aspettasse di sapere prima di parlare, non si aprirebbe mai bocca” (Henry Frédéric Amiel, Diario Intimo, 2000, Angelo Longo Editore). “Se dovessero parlare solo di ciò che intendono, gli uomini quasi non parlerebbero” (Arturo Graf).
“Bisogna ascoltare molto e parlare poco per governare bene uno Stato” (Cardinale Richelieu).

ATTUALIZZANDO.. CON DEDICA (NON SOLO) ALLA BOLDRINI
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Gli aforismi pubblicati qui sopra non sono dedicati soltanto e semplicemente alla Signora Laura Boldrini, come vedrete qui sotto. Purtroppo, il nostro è un Paese in cui pochissimi ricoprono incarichi e ruoli di grande responsabilità, avendo competenza dei problemi con cui si misurano. Moltissimi, invece, non hanno alcuna competenza, e questo non è neanche il guaio peggiore. Il guaio peggiore è che parlano e sparlano, per darsi un tono, come si dice volgarmente, per entrare in qualche modo nel grande chiasso italico, politico e mediatico, per riuscire a darsi un’identità, al di là della capacità – raramente – di trovare progetti concreti e soluzione ai problemi.

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA CAMERA

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Gentile Presidente, Carissima Laura Boldrini,

mi rivolgo a Lei, mi permetta, con questo approccio confidenziale ed affettuoso, perché non riesco a darmi pace per un grave errore di valutazione, che forse ho commesso quando Lei fu designata a presiedere ai lavori della Camera.
Contro il parere di tanti amici e di competenti analisti del mondo politico, salutai la Sua investitura con un’euforia senza se e senza ma, senza filtri e senza riflessioni preventive. Mi entusiasmava il fatto che alla terza carica dello Stato fosse eletta una donna con un curriculum apparentemente trasparante e interessante, un volto nuovo, estraneo agli accordi sottobanco, alle manovre e agli inciuci della vecchia politica politicante. Questo mi bastava.
Oggi, i motivi di perplessità, di fronte alla Sua evidente vocazione ad apparire, sulla base di schemi e di stile politically correct, sono diventati via via numerosi e, mi consenta, a volte anche fastidiosi.
Con il forte e inquietante sospetto che Lei sia estranea alla realtà aspra e crudele del nostro Paese, e affezionata soprattutto, nobilmente, ai Suoi valori, (che peraltro condivido inlinea di principio), e però, purtroppo, incautamente predisposta ad aumentare i nostri guai con esternazioni inopportune, vorrei proporre a Lei e a chi segue le Sue vicende un episodio specifico e significativo: il Suo diktat ostile al cosiddetto “gioco d’azzardo”, espresso ancora venerdì scorso, attraverso un tweet.
Proibire il gioco? Ho l’impressione che Lei non abbia coscienza di quanto afferma.
Cos’è, infatti, il gioco d’azzardo? E perché di dovrebbe proibirlo?
A parte la difesa di un valore per me assoluto, e cioè la libertà, e di conseguenza il netto rifiuto di ogni forma di proibizionismo, mi permetta di sottoporLe elementi semplici di ragionamento.
Il gioco d’azzardo è un’industria, che produce entrate fiscali sicure per lo Stato (nell’ultimo anno, 8miliardi) e centinaia di migliaia di posti d lavoro, a parte i benefici indotti. Prima domanda: Le sembra questo il momento giusto, adatto e opportuno, per tagliare posti di lavoro, ed entrate fiscali per le nostre povere casse?
Lei mi risponderà, secondo la vocazione al politically correct, che prima di ogni altra riflessione deve prevalere l’aspetto etico, morale. E’ giusto, giustissimo. E condivido pienamente.
E tuttavia il problema è un altro, e mi permetto di sottoporglierLo con la seconda domanda: è a conoscenza Lei, Presidente della Camera, che ogni divieto verso il cosiddetto gioco d’azzardo, strutturato legalmente, altro risultato non consegue, salvo quello di lasciare uno spazio infinito al gioco abusivo, dominato e gestito dalle peggiori mafie e camorre esistenti nel nostro paese? Certo Lei, come tutti noi, sostenitori della legalità del gioco non vorrà essere neanche in minima misura
responsabile e compartecipe di un immenso, e pericolosissimo, “regalo” all’industria criminale!
Chieda ai suoi collaboratori di verificare quando dove e come i proibizionismi imposti su principi autoritari, sia pure con la passione e il cuore, ma anche estranei alla ragione, abbiano dato frutti positivi ad una società di qualsiasi epoca e di qualsiasi connotato politico. Non si tratta solo di gioco. Quanto al gioco, chieda ai suoi collaboratori di verificare quanto sia diminuita l’influenza della criminalità nel settore del gioco, dal momento (circa una decina d’anni fa) in cui, in Italia, si è perseguita una crescente e convincente regolamentazione, imitata oggi in molti paesi europei.
Spero di non aver urtato i Suoi sentimenti di principio, ai quali mi associo, ma di averLe dato qualche elemento di riflessione per poter indirizzare la Camera verso la più corretta e intelligente legiferazione.

Con un cordiale saluto,

Cesare Lanza

07 -10- 13

 

cesare@lamescolanza.com